Sutera, la conservazione dei dipinti murali del Santuario di…
Il Santuario di San Marco rappresenta un unicum nell’ambito della cultura artistica della provincia nissena. Il sito sorge nella suggestiva campagna della cittadina di Sutera, nota come zona San Marco. L’insediamento cenobitico probabilmente ha riusato antiche tombe arcaiche a camera, creando una singolare architettura religiosa rupestre decorata da dipinti realizzati ad affresco in stile definito bizantino. In realtà oggi si conserva solo una piccola parte dello stanziamento originario, protetto da una copertura e da un vestibolo con una cancellata di recente costruzione che ha senza dubbio tutelato il Bene riducendo i rischi di esposizione agli agenti esterni.
A seguito del “vincolo” apposto dalla Soprintendenza ai Beni Culturali, molti estimatori e studiosi si sono misurati con problemi di datazione dei dipinti murali, sulle interpretazioni iconografiche e ancora sulle ricerche documentarie e di tradizione. Questa crescente attenzione ha condotto il proprietario del Bene e l’associazione GOD Sutera, alla ricerca di fondi privati, nonché alla stipula della convenzione con l’Università di Palermo per realizzare uno studio accurato, un intervento di restauro e programmarne la manutenzione ordinaria e straordinaria.
Le motivazioni alla base di un così importante progetto di restauro sono da ricercarsi, oltre che nella valorizzazione e nella restituzione alla pubblica fruizione di un Patrimonio storico e artistico di inestimabile valore, soprattutto nella necessità, ormai non più procrastinabile, di assicurarne la conservazione resa drammaticamente precaria a causa di diversi fattori che potrebbero condurre alla perdita parziale o, nella peggiore delle ipotesi, totale del Bene.
Purtuttavia il manufatto mostra delle morfologie di degrado quali stillicidi, percolamenti, dilavamenti delle acque piovane che hanno creato, lungo le lesioni, estesi depositi concrezionati di natura calcidica che a giudicare dalle dimensioni e dalle caratteristiche formali sono di antica formazione. I problemi di conservazione che affliggono i dipinti murali rupestri sono prevalentemente connessi sia alla loro intrinseca natura, sia alla loro specifica condizione regolata da delicati equilibri fisici, chimici e ambientali. Per questo si è ritenuto di progettare un intervento di restauro conservativo, subordinato ad una metodica consolidata dall’esperienza, adottando tecniche e materiali assolutamente testati e, in ogni caso, mirati a non alterare le condizioni chimico-fisiche e ambientali che nel tempo si sono determinate.
Il primo passo per la programmazione conservativa è quindi l’indagine ambientale indirizzata all’osservazione delle condizioni climatiche, nonché all’individuazione dei percorsi delle acque reflue che hanno prodotto fenomeni di infiltrazione. In un secondo momento si studieranno spessori, densità, lesioni e fratture presenti nel supporto lapideo per mezzo della termocamera e seguiranno tutte le indagini non invasive di tipo fotografico, quali ad esempio macro e microfotografia a luce visibile diffusa, con incidenza radente e fluorescenza ultravioletta. In fine saranno analizzate le malte originarie per definirne componenti e quantità e attraverso analisi spettroscopiche non-invasive, sarà effettuato il riconoscimento dei colori utilizzati. Tutti i dati rilevati, inseriti in apposite mappature grafiche, saranno di supporto per delineare l’intervento e verranno reiterati durante il restauro per confermarne la validità. Inoltre tutti i dati tecnici ricavati dalle indagini saranno un indispensabile supporto per circoscrivere, confutare e corroborare l’ambito culturale di produzione.
L’intervento di restauro preliminarmente si occuperà del consolidamento dei vari strati costitutivi il dipinto murale, ossia i distacchi tra il supporto, l’intonachino e la pellicola pittorica.
Successivamente si procederà con la rimozione del materiale soprammesso sulla superficie dipinta come ad esempio il deposito pulverulento, le concrezioni carbonatiche e le colonie di licheni che coprono e occultano ampie aree della rappresentazione.
In seguito alla pulitura superficiale saranno valutate le interferenze visive create dalle lacune degli strati pittorici e sarà messo a punto un intervento minimale di stuccatura volta anche ad assicurare e fissare i bordi dell’intonaco interrotto.
Seppure l’intervento sia prettamente conservativo saranno anche valutate quelle operazioni di presentazione estetica, pertanto le integrazioni pittoriche saranno limitate e discrete per non alterare in nessun modo l’originalità dell’opera d’arte.
È oltremodo auspicabile che finalmente si realizzi la sinergica collaborazione di molteplici forze presenti sul territorio, quali Enti Pubblici e Privati, per attivare risorse umane, tecniche ed economiche, indirizzate in campagne di Manutenzione ordinaria e straordinaria. Il prezioso quanto fragile e raro patrimonio rappresentato dalle nostre preziose Chiese Rupestri va tutelato ed è nostro precipuo dovere istituzionale e morale, consegnarle nel migliore dei modi al tempo futuro.
Dott. Belinda Gambra
Tratto da La Voce di Campofranco, numero 516 Link