Don Vincenzo Antinoro è tornato alla Casa del Padre
Il ricordo di…un Padre Arciprete
Un sacerdote da non dimenticare!
Un personale “goodbye” al nostro padre Antinoro!
Grazie, Padre Antinoro!


Don Vincenzo Antinoro è tornato alla Casa del Padre

Per 34 anni è stato arciprete parroco a Campofranco, dal 1969 al 2003. Dinamico e instancabile
Il 29 gennaio, alle ore 0,30, padre Vincenzo Antinoro, dalla sua abitazione di via Di Bartolo n. 23, in Mussomeli, tornava alla Casa del Padre. Era stato per 34 anni arcicprete parroco di Campofranco dal 1969 al 2003. L’ultimo saluto della comunità di Campofranco e della comunità di Mussomeli gli è stato dato durante i funerali che sono stati celebrati nel pomeriggio del giorno dopo nella affollatissima Chiesa Madre
di Mussomeli.
Di seguito lo ricordiamo tracciando la sua biografia e con alcune testimonianze.


Cenni biografici di don Vincenzo Antinoro
Don Vincenzo Antinoro nasce a Mussomeli il 21 gennaio 1927, da Vincenzo e da Giuseppa Genco. E’ l’ultimo di nove figli. Da bambino frequenta la scuola elementare statale “San Domenico” di Mussomeli.
I suoi educatori parrocchiali sono don Francesco Canalella e il parroco don Salvatore Migliore. Questi lo aiuterà ad entrare nel seminario vescovile di Caltanissetta e lo seguirà con la massima diligenza. Ha poco più di tredici anni e sente nel suo cuore che è chiamato alla vocazione sacerdotale. Nel settembre del 1940 entra in seminario. Il 3 dicembre nella chiesa di Sant’Agata, indosserà per la prima volta l’abito talare. In seminario frequenta il corso di studi che lo porteranno al sacerdozio: il Ginnasio, il Liceo Classico, gli anni della Teologia.
Durante gli studi trova il tempo per collaborare con il periodico del seminario “Vieni e Seguimi”.
Il 29 Giugno 1952, a 25 anni, è ordinato sacerdote dal vescovo della Diocesi mons. Giovanni Iacono alla presenza dei familiari e di un gruppo di parenti e amici, giunti da Mussomeli. Nel pomeriggio fa ingresso solenne in Mussomeli tra due ali di folla festanti che applaudono e gridano gioiosamente “Viva il novello sacerdote” le mura delle case sono piene di frasi inneggianti al sacerdozio cattolico, tra le tante primeggia “Tu es sacerdos in aeternum” (Tu sei sacerdote in eterno). Il 14 Luglio 1952, dopo appena quindici giorni dall’ordinazione sacerdotale, “non avevo disfatto completamente tutte le valige” ricorda ancora padre Antinoro, gli è assegnato l’incarico di vice parroco della parrocchia Madrice di Santa Caterina Villarmosa, dov’è arciprete parroco don Giuseppe Carvotta.
Qui, il giovane sacerdote don Antinoro “rimbocca le maniche” e comincia a svolgere attivamente e instancabilmente la sua attività pastorale. “Non c’è tempo da perdere”, dirà . Riorganizza la catechesi parrocchiale e l’Azione Cattolica, soprattutto il settore giovani. Ha una felice idea che realizza immediatamente: quella di organizzare la divulgazione del catechismo “a domicilio” e in tutte le famiglie del paese.
Seguendo le tradizioni locali, che vedono la gente del luogo riunirsi attorno alle icone mariane custodite nelle edicole costruite nei prospetti delle case (“li figureddi”), si occupa ogni giorno della diffusione del pensiero mariano con la collaborazione dell’A. C. e delle Suore Orsoline
Per volontà del vescovo mons. Giovanni Iacono è assistente spirituale delle Orsoline, svolge le istruzioni settimanali; cura l’adorazione settimanale in una piccola cappella; espone la parola di Dio durante il ritiro mensile. Poi, considerata la concreta e diffusa presenza della congregazione delle Orsoline in paese, promuove l’acquisto di 2.500 mq. di terreno per farvi sorgere la Casa di Sant’Angela. E’ il dicembre del 1956. La parrocchia con il nuovo impulso portato da don Antinoro diventa una fucina di attività pastorale. E i frutti non tardano a maturare. La gente, i fedeli della comunità partecipano alla vita religiosa con rinnovato fervore. Con il nuovo anno arriva anche una nuova sede e nuove responsabilità.
Il 20 gennaio 1957 la solenne immissione nel possesso canonico nella più piccola e più povera realtà religiosa di Sommatino: la Parrocchia di Sant’Antonio Abate.
Don Antinoro, questa volta, “rimbocca nuovamente le maniche” da neo parroco e si mette subito al lavoro. “Non c’è tempo da perdere”, dirà ancora: E senza indugiare comincia con il riorganizzare tutti i settori dell’Azione Cattolica parrocchiale e il gruppo dei catechisti.
Dà nuovo vigore al calendario liturgico e alle manifestazioni ad esso collegate. E si preoccupa maggiormente dell’assistenza spirituale a domicilio per gli ammalati non in grado di camminare. Presta particolare attenzione alla catechesi ai fanciulli e agli adolescenti. Organizza la missione parrocchiale della “Pro Civitate Cristiana”.
Anche qui attiva il catechismo “a domicilio”. La sua parrocchia per ben 5 anni consecutivi conquista il 1° premio regionale nelle gare catechistiche.
Dà inizio alla costruzione della casa parrocchiale fornita da vari servizi e costituita da piano seminterrato, pianoterra, salone e sacrestia, 1° piano, 2° piano e con un’ampia terrazza.
Ma un’altra fatica lo aspetta e lo metterà a dura prova.
Il vescovo mons. Francesco Monaco il 20 giugno del 1969 lo nomina arciprete parroco della parrocchia Madrice di Campofranco e il 5 ottobre don Vincenzo Antinoro prende ufficialmente il possesso canonico. Don Antinoro ha 42 anni. La Parrocchia Madrice, dopo la morte dell’anziano arciprete mons. Giuseppe Randazzo (Campofranco, 21.1.1889 - 14.8.1968), avvenuta il 14 agosto 1968, rimane senza parroco sino al 5 ottobre 1969, ed è affidata per l’ordinaria amministrazione a don Nazareno Falletta.
Per la terza volta, “rimbocca le maniche” e senza perdere tempo prezioso avvia la sua azione pastorale. Chi non ricorda una delle sue emblematiche espressioni ricorrenti “Allistiemmuni, nun mi faciti perdiri tiempu?” E nella nuova realtà parrocchiale, che conta 5.000 abitanti, padre Antinoro non perde mai tempo inutilmente, svolge ogni attività con grande passione, amore e gioia ininterrottamente per 34 anni.
Qui, dà nuova linfa alle ricorrenze liturgiche; le celebrazioni eucaristiche sono più partecipate e i fedeli cantano e pregano, pregano e cantano; l’Azione Cattolica parrocchiale prende nuovo vigore; si organizzano i gruppi di catechisti; sono attivati i corsi biennali per la preparazione alla Prima Comunione e alla Cresima; nel marzo del 1974 si svolge la Missione Cittadina predicata da cinque missionari Redentoristi di Palermo. Il tema ricorrente è “Sorgi e Rinnovati Campofranco”. Nel corso della sua attività parrocchiale sono effettuate tre visite Pastorali del Vescovo; sono ordinati quattro sacerdoti: Faustino Buccoleri di Montedoro, vocazionista; Matteo Scozzaro di Campofranco, vocazionista; Francesco Falletta di Campofranco, vocazionista; Fra Salvatore Lo Curcio di Campofranco, Francescano. Divengono suore: Elisabetta Modica e Maria Di Carlo.
E’ ordinato diacono il sig. Vincenzo Esposito Pillitteri; è conferito l’accolitato al signor Antonino Giambrone e sono nominati ministri straordinari dell’Eucaristia i signori: suor Angelica Maria, Alfonsina Adamo, Matteo Baldone, Francesco Di Giovanni di Anselmo, Giovanna Favata, Giuseppe Giuliano, Aurelia Lo Curcio, Maria Modica, Maria Riggi. La Parrocchia con padre Antinoro riceve un impulso particolare e diventa il cuore della comunità locale, manifestando un fervore sempre crescente.
Si accennano alcune realtà presenti nella parrocchia: il Grest estivo per i bambini e i ragazzi; il Gruppo del Rinnovamento nello Spirito, che raccoglie in preghiera un buon numero di fedeli due volte a settimana; il Gruppo di preghiera di San Pio di Pietrelcina, guidato dall’ins. Alfonsa Gugliotta che si è fatta promotrice di un monumento allo stesso santo, su progetto tecnico del figlio ing. Danilo Di Gesù; l’Apostolato della Preghiera, che con molti aderenti cura la devozione al Sacro Cuore ogni primo venerdì di mese; l’Oratorio Parrocchiale “Don Bosco”, guidato dal collaboratore P. Salvatore Randazzo, ora divenuto Associazione senza fini di lucro; il “Banco Alimentare” per offrire un sostegno alle famiglie più bisognose; la Corale parrocchiale S. Cecilia, diretta inizialmente dal maestro Francesco Baldone e poi dal maestro Rosario Pera, presidente Matteo Baldone. Padre Antinoro è sempre in prima linea per la promozione spirituale, morale, umana, culturale e sociale della comunità e cura sempre e nei minimi particolari la partecipazione a tutte le iniziative promosse dalla Diocesi di Caltanissetta.
Accanto all’attività prettamente pastorale e spirituale rivolge la sua attenzione al restauro di un buon numero di opere d’arte conservate nelle chiese del paese. Le stesse chiese sono interessate a lavori di consolidamento e in parte di restauro.
Chiesa S. Rita
Sono rifatti i prospetti della Chiesa e dei locali pastorali, con fondi lasciati ad hoc dal Sac. P. Nazareno Falletta.
Chiesa S. Francesco
Sono effettuati lavori di sottomurazione in cemento armato e micropali; pavimentazione in marmo con preparativo in rete elettrosaldata.
Chiesa Madre
Anche qui lavori di sottomurazione con fortificazione di tutte le fondamenta con muro in cemento armato e micropalificazione; pavimentazione in marmo e preparazione in rete elettrosaldata; rifacimento interno ed esterno della cupola e degli affreschi che dominano le due arcate laterali; rifacimento ex novo del salone parrocchiale di Piazza Crispi.
La Chiesa Itria
E’ la chiesa più antica del paese che ha accompagnato la storia del paese sin dalla fondazione, nel 1573. Qui, sono restaurati totalmente l’esterno e l’interno. E’ rifatta la nuova pavimentazione in piastrelle simili alle originali, fatte collocare nel 1836 da Antonio Lucchesi Palli, principe di Campofranco. Anche il salone accanto, antico luogo per gli incontri dei giovani del paese, è completamente rifatto. I lavori sono seguiti dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali di Caltanissetta.
Oggi la chiesa dell’Itria è tornata al suo antico splendore, è riaperta al culto ed ogni domenica mattina vi si celebra la santa messa. Ed il salone annesso ospita, dal 28 giugno del 2002, il Museo di Storia Locale, inaugurato dal vescovo mons. Alfredo Garsìa e visitato sino ad oggi da oltre cinquemila persone.
L’elenco delle attività e delle opere che, in questa piccola comunità così viva e nello stesso tempo così complessa, portano l’impronta dell’arciprete parroco don Vincenzo Antinoro, non è affatto completo. Padre Antinoro, durante i 34 anni esatti di attività sacerdotale e parrocchiale trascorsi a Campofranco, ha fatto, ne siamo certi, tante altre opere buone che rimarranno nel segreto del suo cuore e nel segreto del cuore di ogni parrocchiano che ne ha tratto benefici spirituali, morali e materiali.
Grazie, Padre Antinoro.

Vincenzo Nicastro

Il ricordo di…un Padre Arciprete

Scrivo questa mia testimonianza, all’indomani della Celebrazione delle esequie dell’amatissimo Padre Vincenzo Antinoro, celebrati nel pomeriggio di venerdì 30 gennaio 2009, nella Chiesa Madre di Mussomeli, presieduta dal nostro Vescovo Mons. Mario Russotto e la scrivo nel giorno in cui la Chiesa ci fa celebrare la memoria liturgica di un grande santo sacerdote: San Giovanni Bosco.
Direi, che sebbene in maniera e in tempi diversi, il poter meditare lo zelo apostolico e l’amore alla Santa Chiesa di Dio di Don Bosco, mi aiutano tanto a scrivere queste righe che vogliono testimoniare ed esprimere con tutta la stima e l’affetto filiale la figura di Don Vincenzo Antinoro, mio Pastore, padre e guida in tanti anni della mia crescita o meglio in tutti gli anni della mia adolescenza ad oggi, in cui sono stato a suo fianco come fedelissimo e tanto amato suo collaboratore. Ho scelto questo titolo, proprio perché in queste due parole che hanno risuonato dalla bocca di tanti parrocchiani nel salutarlo, sta tutta la sua missione e il suo essere.
Era l’ottobre del 1996 e frequentavo la prima media. Avevo come mio insegnante di religione un altro mio amico sacerdote: Don Salvatore Pignatone, attuale parroco della Chiesa Madre di Milena. Era venuto a Campofranco da circa un anno come vice parroco, lui si è distinto sempre per la sua devozione alla Vergine Santissima e l’amore ai giovani, allorché si prodigò per la formazione del gruppo G.A.M. (Gioventù Ardente Mariana) a cui facevano parte sia i giovani che i ragazzi della scuola media.
Frequentavo con tanto entusiasmo quei momenti d’incontro e di cenacoli di preghiera sotto lo sguardo materno di Maria.
Allorchè un pomeriggio, andando in Parrocchia e vedendo Padre Antinoro da solo, sistemare i fiori e le tovaglie, mi soffermai e gli chiesi se potevo aiutarlo; con il suo sorriso lieve ma pieno di amore e di convinzione mi disse di si. Da quel pomeriggio iniziai ad andarci spesso, lo aiutavo in particolare nei momenti forti dell’anno come il Natale, le Quarantore, la Pasqua e nelle feste solenni.
Pian piano si accorse che sistemavo tutto con il suo stile e come piaceva a lui. Era ormai anziano e avvertiva il peso degli anni che non gli permettevano di muoversi come prima, ma il conoscere me ed il mio modo di fare lo incoraggiò e a chiunque incontrava esprimeva la sua gioia nel come il Signore nella sua anzianità lo aveva provveduto. Ricordo quando mi insegnò a suonare le campane (a quei tempi erano ancora con le corde), ero bassino e per suonarle salivo sui primi gradini dell’ingresso del campanile, ricordo anche quando per accendere le candele dell’altare maggiore salivo su una sedia.
Da quel momento, Padre Antinoro, mi prese a cuore, e man mano che crescevo vedeva in me un qualcuno con cui confidare le sue preoccupazioni e le sue gioie.
Padre Antinoro è stato parroco nella nostra Parrocchia dal 5 ottobre 1969 al 12 ottobre 2003, per ben 34 anni e per questo per noi campofranchesi lui è stato Padre ed Arciprete.
Si, è stato Padre per molte generazioni di campofranchesi, conosceva ormai tutti e tutto. Bastava che ci guardava negli occhi e capiva le nostre difficoltà. Aveva sempre un parola da darci nelle occasioni sia felici che tristi della nostra vita, anche se a volte ci sembrava rigoroso, proprio perché, come ha ben espresso il nostro Vescovo nell’omelia delle esequie, sentiva su di lui la responsabilità della paternità spirituale.
È stato anche Arciprete, degno e instancabile pastore, capace di creare una Comunità compatta, certo i problemi e le difficoltà non mancavano, ma lui con la sua saggezza e cura trovava ogni rimedio possibile affinchè la nostra Parrocchia sia sempre una Famiglia unita e distinta.
È stato un Sacerdote concreto e mai falso, capace di essere di tutti e spendersi per tutti senza distinzioni di appartenenze a movimenti ecclesiali o sociali.
Grande il suo amore per i ragazzi e i giovani, sempre disponibile e generoso alle attività dei giovani e dell’oratorio specie nel 2002 con l’allora viceparroco Don Salvatore Randazzo dove si organizzavano con maggiore frequenza varie attività ricreative e spirituali.
Campofranco era sempre presente in tutte le manifestazioni diocesane di famiglie, di Azione Cattolica, di giovani. Tanta la predilezione nella sua vita sacerdotale per i poveri e le famiglie in difficoltà, assistiti da lui con la sua distinta disponibilità e generosità.
Anche l’incontro frequente con gli ammalati, furono per lui uno dei punti centrali della sua missione, specie con la puntuale confessione e Santa Comunione nei primi venerdì.
Un’altra caratteristica che lo distinse fu la dedizione alla liturgia e all’animazione del canto nelle celebrazioni, voleva che tutti pregassero e cantassero.
Era un Sacerdote secondo il Cuore di Cristo, Buon Pastore. Quando per qualche giorno non vedeva arrivare i suoi collaboratori o catechisti, chi per problemi di salute o altri problemi, si preoccupava e non perdeva tempo per andarli a cercare come quel pastore del Vangelo che lascia le novantanove pecore per andare a cercare quella smarrita, proprio perché ogni pecorella del suo gregge era per lui amata in maniera unica.
Tre furono le grandi devozioni che hai inculcato nelle anime di noi campofranchesi: Gesù Eucarestia particolarmente con le Sante Quarantore, rinnovandole e rendendole più partecipate; lui amava esporre solennemente Gesù Eucarestia sui nostri altari attorniato da una moltitudine di fiori delicati e di candele, che chiunque entrava in chiesa sembrava di gustare il paradiso.
Altra devozione fu quella alla Vergine Maria. Ricordo la sua trepidazione nelle due “Peregrinatio Mariae” avvenuti nei suoi anni di parrocato: quella del novembre 1996 della copia della Madonna dei Miracoli di Mussomeli con la missione dei giovani G.A.M., in questa occasione era felicissimo perché quel simulacro della Madonna appena completato iniziò il suo peregrinare proprio a Campofranco e l’altra quella del novembre 2002 del Reliquiario della Madonna delle Lacrime di Siracusa. Anche quest’ultima con il movimentarsi di una intera comunità.
Ricordo quando andai in un incontro di preghiera a Siracusa nel mese di ottobre del 2002, mi accorsi che nella Cripta del Santuario erano esposte tante fotografie delle visite del Reliquiario in tante Comunità siciliane e di varie parti d’Italia. L’indomani glielo raccontai e li chiesi se potevamo riuscire a farlo anche per Campofranco, non se lo fece ripetere più di una volta, purché si parlava di Maria era sempre disposto a tutto. Scrisse una lettera al Rettore del Santuario di Siracusa, accompagnata dall’approvazione e dalla firma dell’allora Vescovo Mons. Alfredo Maria Garsia. Ottenne, dopo una settimana la conferma che il Reliquiario della Madonna delle Lacrime, venisse a Campofranco per tre giorni nel mese di novembre dello stesso anno: dal 20 al 22 novembre.
È indescrivibile la sua felicità e la sua mobilità perché la Madre Celeste e specialmente il segno del suo amore per noi, “le lacrime”, trovasse una Comunità piena d’amore e di filiale devozione per lei.
Altra devozione fu quella a San Giovanni Bosco, amico e protettore dei giovani e se oggi nella nostra Comunità lo si celebra con così tanto fervore si deve a lui. Ho ancora impresso nella mente e nelle orecchie quando noi alunni al termine della Messa del 31 gennaio o anche in altri momenti dell’anno scolastico cantavamo con gran giubilo l’inno a Don Bosco, lui ci dirigeva ma a volte perdeva la pazienza perché noi andavamo più veloci di lui.
Sono proprio tanti i ricordi belli, ma anche quelli meno belli, specie quando negli ultimi anni avvertiva i primi malesseri, che resteranno impressi nel cuore e nella mente di quelli che come me gli siamo stati vicino.
L’unica cosa che rimarrà tra lui e i campofranchesi è l’amore, capace di non cancellare e di mantenerci sempre uniti. E adesso, più e meglio di prima, in quanto vicino a Gesù, siamo sicuri che veglierà e pregherà per questa Comunità tanto bisognosa di pastori come lui, capaci di essere vegliardi e docili con il suo gregge. Dopo il rientro nella sua Mussomeli, ogni volta che veniva invitato per qualche Celebrazione, con le lacrime agli occhi diceva sempre: <>.
Adesso anche noi come lui con tanta commozione e dal profondo del cuore gli diciamo: <>.

Giuseppe Favata

Un sacerdote da non dimenticare!

E’ forse desiderio di ognuno incontrare lungo la strada della propria esistenza qualcuno che, come una lucerna rischiara con un semplice gesto, una parola o un sorriso il nostro cammino.
Non è facile selezionare qualche ricordo particolare nella vita intensa di Padre Antinoro, interamente trascorsa e dedicata alla Comunità di Campofranco nella sua ultratrentennale attività pastorale. Ho sempre considerato Padre Antinoro il mio “padre spirituale” per essermi stato vicino in tanti momenti della mia vita. Non è stato difficile porsi sulle orme di chi sa come e dove andare. Non è stato difficile per le varie generazioni lasciarsi benevolmente “plagiare” dalla figura costruttrice di questo Parroco zelante ed infaticabile. Nessuno di noi suoi figli può e vuole dimenticare! Seminava per raccogliere, raccoglieva per seminare. Uomo all’altezza dei tempi, dalla voce penetrante, ebbe per i giovani ed i bambini sempre un’attenzione speciale, non trascurando mai nessuno.
Nessuno meglio di noi può testimoniare che egli fu il Parroco di tutti, l’educatore tenace della gioventù, il consigliere di tante famiglie, l’infaticabile servo di Dio. Amò con tutto se stesso la nostra Comunità, desideroso che questa sua famiglia si distinguesse per il fervore cristiano.
Il suo posto era quello di stare in mezzo alla gente, la porta della sacrestia era sempre aperta per dare un consiglio,un parere o anche per offrire un piccolo aiuto economico a chi si trovava in difficoltà, a prezzo talora di riceverne ingratitudine o persino un insulto. L’amore per gli ammalati e gli anziani lo portava a visitarli spesso e a comunicarli. Nei ricordi che si rievocano con nostalgia tra amici, c’è sempre qualche riferimento o aneddoto specifico su Padre Antinoro, e ci si ride insieme, legandoci ancora una volta a lui come sempre.
Si rievocano alcune parole che soleva dire nelle omelie, si ripensa a quella voce tuonante che scuoteva, incitava:” Qui è la voce della parrocchia….”!, si ricordano le gite all’Acqua-park di Sommatino, ricordo la proverbiale insofferenza alla calura estiva e a tutto il corollario di battute e citazioni. Non dimenticherò mai le belle esperienze dei campi-scuola nel lontano 1976, i Grest, le scampagnate, le marce della pace, i ritiri spirituali per i giovani dell’Azione Cattolica e per i catechisti.
Fu per me un aiuto insostituibile nel discernimento delle esperienze, una guida sicura e fedele per alcune tappe fondamentali della mia crescita di adolescente, giovane e non solo spirituale, ma anche umana. Lo ringrazio di cuore per tutto quello che mi ha trasmesso, per avermi sostenuta sempre e ad ogni costo nelle piccole difficoltà, nelle sconfitte e nelle delusioni della vita. La fermezza della mia fede non mi impedisce tuttavia di sentire l’amarezza di questo distacco. Certamente, come ogni creatura umana, anche lui ebbe i suoi limiti e non mancava di riconoscerlo. Non faceva nulla per nasconderli e non ne aveva altri, oltre quelli che si vedevano, tanto che ogni parrocchiano saprebbe elencarli uno ad uno. Ma come ogni uomo conobbe le ansie, le sconfitte e le delusioni in una Comunità a volte difficile e vivace. Sono certa che la sua presenza e la sua opera sono un tassello portante, senza il quale questa Comunità non avrebbe né il volto, né la vitalità, né la consistenza che ha al presente. Sono sicura che Padre Antinoro ha tanto amato Campofranco fino alla fine e non ha mai metabolizzato il suo incauto trasferimento dopo ben 34 anni di totale donazione.
Ha amato i suoi parrocchiani come un padre ama i propri figli.

Maria Teresa Castellana

Un personale “goodbye” al nostro padre Antinoro!

Martedì, 27 gennaio. Sono in pizzeria con degli amici e sto avendo una discussione molto animata, squilla il telefono ad uno di loro, risponde, sul suo viso si dipinge una espressione preoccupata: sgrana gli occhi e corruga la fronte. Ciò nonostante non mi allarmo: avevo già assistito alla stessa scena un paio d’ore prima e mi ero ovviamente turbata ma… alla fine della chiamata … si trattava semplicemente della richiesta di un appuntamento! Era la persona all’altro capo del telefono che faceva quest’effetto al mio amico!!! Continuiamo a chiacchierare e a sgranocchiare patatine. Ma… chiuso il cellulare, riecheggia nelle nostre orecchie una frase lapidaria: “Padre Antinoro è in agonia!”. Immediatamente cala un pesante silenzio più eloquente di mille parole e i miei occhi si inumidiscono di lacrime.
“Signore, io non conosco ancora ciò che significa perdere il padre, e ti ringrazio per questo, ma… quello che provo ha questo sapore: sento uno strappo, una lacerazione dentro, una parte di me che se ne va!”. Qualcuno rompe il silenzio lanciando la proposta di andare a Mussomeli al suo capezzale per pregare, gli altri sono pronti a partire… io no, non me la sento! Morirà due giorni dopo.
Sì, padre Antinoro è stato questo per me, un padre: conosceva la mia debolezza, conosceva la mia forza, conosceva i mie problemi e le mie paure, conosceva la mia fede. Anzi, è lui che ha fortemente contribuito a maturarla. Mi ha guidata, consigliata, aiutata nelle scelte, confortata nel dolore, incoraggiata sempre. Mi telefonava preoccupato se non mi vedeva per qualche giorno, mi veniva a trovare se non stavo bene e mai con le mani vuote e, se non poteva raggiungermi, mi chiamava per assicurarmi la sua vicinanza. Potevo in ogni momento contare su di lui e mi resta il peso che in un paio di occasioni lui non abbia potuto contare su di me.
Mi capiva padre Antinoro, impulsivo e sanguigno come me, e pronto a riconoscere gli sbagli e a chiedere scusa, come me. Ma… la sua comprensione non gli impediva certo di istruirmi e di educarmi nella fede e nella vita, di correggermi anche con veemenza, come un padre, appunto, … forse d’altri tempi! Sono sicura che tanti campofranchesi si ritrovano in questo rapporto filiale col nostro “arciprete” e lo dimostra la forte commozione che ha coinvolto tutti noi al suo funerale, quando abbiamo cercato di toccare il feretro che, accompagnato da un lungo e caloroso applauso, percorreva la navata della chiesa portato a spalla dagli altri sacerdoti.
Goodbye, padre Antinoro!
Ci hai amato tutti per trentaquattro lunghi anni e ci hai portato nel cuore quando te ne sei andato: adesso che sei con Dio, chiedi luce e benedizione per tutti perché, ne siamo certi, continuerai a proteggerci e a vegliare su di noi che siamo stati la tua famiglia!

Concetta Scifo

Grazie, Padre Antinoro!

Sei tornato al Padre che tu,
tanto hai amato.
In terra, con severità e amore
i tuoi fedeli alla retta via hai guidato.

Ci sei stato vicino
nelle gioie e nei dolori
e con la tua parola severa e paterna
hai richiamato a Dio i trasgressori.

Resteranno tanti ricordi
a farci compagnia,
i tuoi insegnamenti
e l’amore verso Dio e la Vergine Maria.

Con te la chiesa
sembrava un paradiso,
piena di luce, delicati fiori
e il tuo felice sorriso.

Resterai, o padre,
sempre nei nostri cuori.
Or, che sei vicino al Buon Gesù,
non ci dimenticare, continua tu a guidarci lassù.

Sii, tu sempre la nostra guida spirituale.

I fedeli di Campofranco


Ritorna alla Home Page