Amatevi come io vi ho amato

"Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato".E poi ancora: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici".
Il comandamento di Gesù è "amare come Lui ci ha amati"; questa è la misura dell'amore. Non un amore umano e carnale che ha sempre un interesse nascosto allorquando si esprime. Per esempio l'amore fra amici, fra due sposi, fra gli appartenenti allo stesso nucleo familiare o di parenti.
Fra questi amori, quando uno dei due partner si allontana, delude oppure offende, l'amore che era fondato sul contraccambio, finisce, perché era un amore interessato un amore che richiedeva il ricambio come condizione per durare. Invece, l'amore che è il frutto dell'unione con Cristo è un amore senza riserve, senza attesa di ricambio, addirittura capace di amare anche quando l'altro non ricambia, anzi è nostro nemico; questo è l'amore con cui ama Gesù, egli, ci ha amato mentre ancora eravamo peccatori ed è morto per il nostro peccato e per la nostra salvezza. Un amore che parte dalla stessa essenza di Gesù, dallo stesso amore di Dio; il Padre e il Figlio sono in una perfetta comunione, il Padre ama il Figlio, ed il Figlio ricambia con la stessa intensità, con lo stesso ardore, l'amore del Padre. Esiste una perfetta comunione tra il Padre, il Figlio e i discepoli che sono oggetto del loro amore.
"Come il Padre ha amato me così anch'io ho amato voi", dice Gesù rivolto ai discepoli, " rimanete nel mio amore". Un principio dei vasi comunicanti, l'amore del Padre ci raggiunge attraverso la Croce del Figlio.
Quale la nostra risposta a quest'amore? Saremo capaci di ricambiare l'amore che Gesù e il Padre per mezzo suo ci dona? Certamente noi possiamo ricambiare quest'amore! Anche se le nostre capacità non sono tante, ci viene in aiuto lo Spirito Santo di Dio che è l'amore del Padre e del Figlio e che ci è stato donato per la prima volta nel Battesimo, che ci è stato ridonato in una maniera più consapevole nella Cresima, e che ci viene donato in modo particolare e abbondante continuamente nell'Eucaristia nella Riconciliazione.
Cristo ci ama anche se peccatori, poiché egli detesta il peccato ma è morto, in un atto supremo d'amore, per i peccatori. Dirà: "sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza".
"Non c'è un amore più grande di questo dare la vita per i propri amici". Noi siamo suoi amici non per nostro merito, ma perché, egli, ha voluto comunicare a noi quanto il Padre gli ha detto; noi siamo suoi amici se facciamo ciò che lui ci comanda.
Cosa ci comanda Gesù? "Che vi amiate gli uni gli altri". Per farci comprendere meglio Gesù ci comunica quello che lui fa e perché lo fa. Sulla parola di Gesù possiamo essere certi d'essere suoi amici e non servi, lui ci dice: "Non vi chiamo più servi, ma amici, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone, vi ho chiamato amici perché vi ho fatto conoscere tutto ciò che ho udito dal Padre mio".
Gesù ci ha fatto entrare nel mistero d'amore che passa in questa comunicazione Padre-Figlio. Il Padre parla, il Figlio ascolta e ubbidisce alla Parola ascoltata. Nella perfetta ubbidienza del Figlio, nell'amore profondo e generativo del Padre sta la comunione di Dio. Allo stesso modo noi siamo chiamati all'ascolto della Parola e all'ubbidienza.
La nostra amicizia con Gesù non è frutto di scelta umana, noi non abbiamo fatto niente per meritarcela, per pura Grazia noi siamo gli amici di Dio.
Gesù ci ha scelti e ci ha raccontato l'amore del Padre, lui ci ha parlato del Padre dicendoci che ci ama, così come siamo, con tutti i nostri problemi, con tutti i nostri difetti; il suo amore previene ogni possibile nostra risposta di conversione, lui manda sempre messaggi d'amore talmente forti da vincere le nostre resistenze. Allora se la nostra risposta è positiva produrremo dei frutti, che sono i frutti di Dio. Ci ameremo l'un l'altro, senza guardare il colore, la razza o la religione, senza guardare, perché ogni uomo è nostro fratello. Sarà non un amore passeggero che passa con il passare delle stagioni, ma un frutto a prova di tempo.
Diac. Vincenzo Esposito