Sessant’anni
1961- 2021
Ricordiamo
brevemente il nostro lungo cammino con voi con ostacoli e gratificazioni
La
Voce di Campofranco non nasce per caso, nasce perché voluto tenacemente padre
Nazareno Falletta, un sacerdote che credeva profondamente nei doveri del suo
ministero. Era l’estate del 1961 e la continua emigrazione di giovani, adulti e
di intere famiglie verso la Germania, la Francia, la Svizzera, il Belgio e la
Gran Bretagna, lasciava un vuoto nella comunità paesana; allontanava centinaia
di umili lavoratori, in cerca di un avvenire sicuro, dagli affetti familiari,
dalle loro tradizioni e dalla loro cultura.
Proprio
in quelle settimane di sessant’anni fa maturò nei locali della chiesa di S.
Rita e del Circolo Acli (Associazione Cristiana Lavoratori Italiani) l’idea di
colmare questa drammatica lontananza con la costruzione di un ponte ideale per
mantenere vivo il legame affettivo tra gli emigrati e il proprio paese.
Si
decise di dar vita a «La Voce di Campofranco», ad un mezzo di comunicazione
visibile per far rivivere mensilmente la vita della comunità locale tra le
famiglie degli emigrati.
Padre
Nazareno aveva già avuto esperienza di giornali, soprattutto da seminarista,
come collaboratore delle pubblicazioni della diocesi. Ma anche l’avere seguito
le prime pubblicazioni dal 1936 al 1939 de “La Voce Amica”, “foglietto
religioso della Parrocchia di Campofranco” e poi del “Bollettino religioso”,
nel solo anno 1948, tutte in formato A4, promosse dal parroco del tempo Mons.
Giuseppe Randazzo, hanno avuto in padre Nazareno terreno fertile per far
maturare la nascita di una pubblicazione di più ampio respiro, non
espressamente ed esclusivamente di “vita religiosa”, ma anche di “vita
sociale”.
Un
incoraggiamento a Don Nazareno venne dall’insegnante Francesco D’Anna (1931-1999)
che in quel periodo era responsabile del Patronato delle Acli. La sua
collaborazione continuò sino a pochi mesi prima della sua prematura e
inaspettata morte.
Il
nuovo periodico, naturalmente, non poteva che nascere sotto la protezione di Santa
Rita, il cui culto in quel periodo cominciava a diffondersi in maniera straordinaria,
varcando i confini di Campofranco favorito dall’attività incessante e
coinvolgente dello zelante sacerdote primo titolare della rettoria della
restaurata Chiesa di Santa Rita.
Così
«La Voce di Campofranco», ponte ideale, collegamento concreto, uscì per la
prima volta nel settembre del 1961 registrando un’accoglienza estremamente
favorevole da parte di chiunque.
Nello
stesso periodo, 13 agosto, veniva costruito invece un “muro” che, contro la
volontà popolare ed ogni logica democratica, separava uomini della stessa nazione
e della stessa città: il muro di Berlino. La forza della libertà e della
democrazia lo hanno abbattuto nell’89, dopo vent’otto anni.
Dagli
indirizzi scritti per otto anni a mano, uno per uno da padre Nazareno, si è
passati dal numero di novembre 1969 agli indirizzi composti con la macchina da
scrivere Olivetti 32 o 44 e poi, dal 1974 agli indirizzi punzonati su etichette
di zinco che attraverso una macchina semiautomatica stampavano l’indirizzo sul
giornale (vedi foto a sinistra).
Questo tipo di stampa era generalmente usato da tante aziende e case editrici
nella spedizione della loro corrispondenza.
Dal
mese di gennaio 1998 finalmente si passa alle etichette autoadesive stampate e
incollate prima della consegna del giornale alle Poste. Dal numero di maggio
2002, su imposizione delle Poste Italiane il giornale inizia ad essere
confezionato in buste di cèllofan, con maggiore carico di spese per acquisto
della cellofanatrice (vedi foto a destra)
e delle bobine di plastica. Nello stesso periodo sono triplicate le tariffe di
abbonamento postale.
La
Voce di Campofranco riesce a superare tra tante difficoltà l’inaspettato
maggiore carico di spesa, rinunciando alla pubblicazione di qualche numero
durante l’anno.
Il
nostro «ponte» ha resistito per sessant’anni, perché animato dagli ideali di
solidarietà cristiana ed umana.
Sessant’anni
di storia viva delle nostre comunità in 522 numeri e oltre 5.000 pagine.
Costituisce
un motivo di orgoglio poiché sono pochi i giornali che resistono per tanti anni,
nella nostra provincia non se ne contano.
Tutto
ciò è stato possibile grazie al sostegno che Voi lettori manifestate attraverso
i vostri contributi di idee e in denaro, fonte principale di finanziamento del
giornale, e grazie al servizio continuo, volontario e gratuito di tutti i
nostri Collaboratori.
In
un’epoca in cui è raro trovare chi compia un lavoro o una qualsiasi attività
senza remunerazione riesce difficile credere che i nostri Collaboratori
lavorino gratuitamente. Ma per tutti noi è stato ed è così!
In
tutti questi anni abbiamo dato «spazio» a tutti, dichiarando sempre e
pubblicamente la nostra disponibilità ad accogliere ogni forma di
collaborazione (scritti, fotografie, opinioni, ecc.) su qualsiasi argomento o
questione e da parte di chiunque: parrocchie, amministrazioni comunali,
associazioni, circoli, enti pubblici e privati, professionisti e semplici
cittadini.
Il
prossimo numero, che molto probabilmente chiuderà la vita del giornale in
formato cartaceo, sarà dedicato interamente alle pagine più belle e
significative pubblicate in questi anni.
Ringraziamo
di cuore tutti i lettori che ci hanno sostenuto e incoraggiato.
Vincenzo
Nicastro
e
i Collaboratori
Foto di gruppo dei Collaboratori de
La Voce di Campofranco in occasione dell’incontro tenutosi nella Chiesa di Santa
Rita, nella mattinata del 31 dicembre 2021. Da sinistra: Giovanni
Chiparo, Vincenzo Ingrascì, Salvatore Diprima, Calogero Cirlincione, Mario
Tona, Vincenzo Nicastro con il suo nipotino Vincenzo, Flavio Michelangelo
Nicastro, Don Salvatore Falzone, Giuseppe Nicastro, il parroco Don Luciano
Calabrese, Antonino Diprima, Giuseppe Favata, Carmelina Sanfilippo, Maria
Carolina Sciarratta.