Sutera, memorie private e ricorrenze pubbliche
10 ottobre 1965 - inaugurazione monumento ai caduti
Per una coincidenza del tutto casuale la commemorazione dei defunti e
gli onori ai caduti in guerra si susseguono a novembre con intervallo
di soli due giorni: fiori, preghiere, cerimonie e il bisogno di un
luogo fisico della memoria.
A questo bisogno di ricordare i caduti in guerra e consolare il dolore
dei familiari, dei mutilati e dei reduci, diede una risposta fortissima
la tomba del milite ignoto a Roma, le cui emozioni si ripercossero in
una serie di iniziative per erigere sacrari e monumenti non solo nei
luoghi di battaglia, ma anche più vicini alla comunità cittadina. Così
fece anche Sutera, prima con la lapide in piazza Sant’Agata, poi col
monumento in piazza della Repubblica.
- 1927, la lapide di Piazza Sant’Agata
L’iniziativa fu presa dal podestà Marco Vaccaro, di professione notaio,
che nominò un comitato cittadino con l’incaricato di raccogliere fondi
per erigere una lapide in piazza Sant’Agata, da collocare nella
facciata del Municipio, là dove oggi vediamo il monumentale balcone di
pietra. Era il 12 marzo 1927.
Della commissione faceva parte Paolino Mantione di Marco, decorato con
medaglia d’argento al valor militare, ma anche il maestro Pietro
Scaduto (foto sopra, a sinistra), che si fece poi promotore nel 1965
del monumento ai caduti di piazza della Repubblica. Oggi vediamo la
lapide collocata sulla torre campanaria di Sant’Agata, sotto
l’orologio, spostata negli anni Trenta in occasione della
ristrutturazione del palazzo municipale.
Dagli appunti di don Pietro, già allora fiduciario della Associazione
Nazionale Mutilati Invalidi di guerra, sappiamo che la raccolta iniziò
il 12 maggio nei vari quartieri e proseguì nei giorni successivi,
annotando accanto al contributo individuale dei tanti benestanti anche
quello di un povero che poté offrire soltanto cinque lire. Altri
offrirono grano, che fu venduto; mentre in America Serafina Messina
raccolse 560 lire ed altre 564 il ragioniere Pasquale Scaduto. Il
commendatore Francesco Mormino, fratello di Pietro caduto nei primi
mesi di guerra, anticipò al Comitato mille lire per dare subito inizio
ai lavori. Da carte di archivio risulta che l’opera fu commissionata
allo scultore Francesco Sorgi di Palermo, probabile autore del disegno
in carta lucida (o forse soltanto esecutore di un disegno elaborato a
Sutera) che poneva al centro come linea divisoria di un elenco caduti
in doppia colonna il simbolo del fascio. Lo scultore ricevette a saldo
2.300 lire, che si presume essere l'intero importo dell'opera avendo la
sottoscrizione popolare fruttato complessivamente 2346,20 lire.
Il resto venne speso il giorno dell’inaugurazione solenne del sei
novembre 1927 col deporre ai piedi della lapide una corona ed un mazzo
di fiori bianchi, con l'intervento della banda (“vino alla musica”!) e
di canti accompagnati da un harmonium, lettere e cartine d'oro per uso
non specificato.
- 10 ottobre 1965, un monumento anche per i caduti della II Guerra Mondiale.
In realtà, all’indomani dell’ultima guerra la massima aspirazione era
solo quella di aggiungere una lampada ai piedi della lapide di
Sant’Agata. Ma erano tempi di miseria e non fu possibile realizzare
neanche quella. Nel frattempo, nel 1952 diventava presidente della
associazione caduti mutilati ed orfani di guerra il maestro Pietro
Scaduto, il filo conduttore che unirà la prima alla seconda
costruzione.
Nel 1958 arrivarono le prime, insperate provvidenze dell’on. Alessi,
allora assessore siciliano agli enti locali, che in due riprese
concesse contributi a favore dei reduci o dispersi in guerra, dai soci
destinati alle onoranze per i caduti. Nel 1964 matura l’idea di
rivolgersi direttamente ai cittadini con una colletta che coinvolgesse
sia i residenti che gli emigrati, per la erezione di un monumento
comune ai morti di entrambe le guerre. Il progetto fu redatto
gratuitamente dal geom. Michele Carruba: una stele a forma piramidale,
con fregio e stella di bronzo, rivestita di marmi pregiati e protetta
da una ringhiera di ferro lavorato, con una spesa complessiva che
doveva aggirarsi intorno al milione di lire. Collette furono fatte a
Palermo, Pavia, Milano, in Germania, Inghilterra, Francia, negli U.S.A.
Contributi arrivarono dal Ministero della Difesa, dal Comune di Sutera,
prefettura, soci dell’associazione famiglie caduti di Caltanissetta e
di Sutera, dall’assemblea regionale siciliana.
Il monumento costò complessivamente 1.406.193 lire e fu inaugurato il
10 ottobre 1965. La corona e il fregio di bronzo, collocati sul marmo
che riporta i nomi dei caduti, furono acquistati e collocati
successivamente, nel mese di giugno 1966.
La scelta del luogo non fu semplice. Nel 1958 si pensava di collocare
una seconda lapide accanto alla prima, in piazza Sant’Agata. L’idea di
un monumento comune ai caduti di entrambe le guerre maturò
successivamente, riflettendo su una vicenda che riguardava il restauro
delle cappelle interne alla chiesa del Rabato. Nel 1947 Rita Scaduto,
sorella di Pietro, si era rivolta agli emigrati americani e con la loro
colletta aveva restaurato sia la cappella del SS.mo Sacramento che
tutte le altre. Pertanto don Pietro nell’aprile del 1964 abbozza le
prime lettere che saranno ciclostilate dal parroco di Sant’Agata, don
Mariano Diprima e che riprodurranno anche un disegno della stele che si
pensa di erigere (foto sopra, a destra)
Nel frattempo si sviluppa la discussione su dove collocarla. Fu
proposta innanzi tutto la piazza del Carmine, che tuttavia “fu scartata
perché si sarebbe ridotta la disponibilità per le feste e per le scuole
allora molto popolate. Fu scartato il Cozzo di Santo Rocco perché
occorrevano molte spese per la sua sistemazione. Un bel giorno spuntò,
a mia insaputa, la decisione del Comune che aveva scelto Piazza del
Popolo. Ne rimasi molto male.
Da più parti mi veniva segnalato Piazza della Repubblica, ma c’era il
problema di spostare l’abbeveratoio. Il Comune aveva deciso di farlo a
forma di rettangolo al lato della piazza e proprio dietro dove in
seguito fu collocata la stele.
Per rendere libera la piazza e dare al Comune un locale dove trasferire
l’abbeveratoio, offrìi gratuitamente la terra di proprietà di mia
moglie.
Alle ore 14 del giorno 12 del mese di agosto 1965 io ebbi l’alto onore
di dare i primi colpi di piccone per l’inizio dello scavo delle
fondazioni. Il 14 io e Michele Carruba ed il cav. Giuseppe Alongi
abbiamo buttato le prime palate di cemento …”(dagli appunti di don
Pietro Scaduto). Vi lavorarono Carruba Giuseppe fu Benedetto, Mariano
Padalino, Calogero Ingrascì e Carmelo Diliberto. La ringhiera, di 484
chili a cui si aggiunsero i 70 chili delle quattro aste laterali, fu
sagomata da Salvatore Maniscalco. I lavori in muratura furono ultimati
nel primo pomeriggio del 17 settembre. Seguirono la collocazione dei
marmi da parte di Maida di Mussomeli e della ringhiera; il primo
ottobre, la corona di bronzo.
La data di inaugurazione fu stabilita per il 10 ottobre, a cui si
aggiunse la benedizione della bandiera della sezione da parte
dell’arciprete Scibetta (foto sopra, al centro). Il palco per i
discorsi delle autorità, in primis il sindaco Mormino, fu allestito
davanti all’antico serbatoio dell’acqua, oggi bar Hydros.
Fonte: gli album di foto e ricordi del maestro Pietro Scaduto, oggi al museo.
Mario Tona