Storia della Chiesa Locale
Padre Gioachino La Lomia: un predicatore speciale a Campofranco

Il padre cappuccino Gioacchino La Lomia visse dal 1831 al 1905. Dopo avere svolto una missione in Brasile, fece ritorno in Sicilia e a partire dal 1880 si dedicò alle missioni popolari. Riuscì a fondare il convento della Madonna della Rocca nel suo paese natale, a Canicattì, non lontano da Agrigento.
Era considerato un uomo di Dio e un singolare fascino circondò la sua figura. Egli veniva invitato come predicatore in vari paesi della Sicilia centromeridionale. Anche se è vissuto nell’Ottocento, p. Gioacchino seguiva un modello settecentesco di predicazione.
Nella primavera del 1899 venne invitato a predicare, prima a Montedoro e poi a Campofranco. L’archivio parrocchiale di Campofranco, ordinato in modo scientifico, conserva due lettere del frate cappuccino. Esse rivelano aspetti della missione del predicatore.
Nella prima, che qui sotto si riporta per intero, si nota una certa etica professionale. Il frate chiedeva che se era messo a predicare, non fosse messo pure a confessare. Egli si preoccupava che la sua predicazione, talvolta minacciosa, non apparisse come diretta a qualcuno che prima si era confessato da lui. La seconda lettera contiene una rapida precisazione sul programma della santa missione. Si presume che le due lettere siano state inviate a don Vito Modica, ex frate cappuccino che in seguito alla soppressione degli ordini religiosi si era inserito nelle file del clero di Caltanissetta ed era divenuto parroco a Campofranco.
Canicattì, lì 1 Aprile 1899
Carissimo mio confratello,
Con piacere ho ammonito la sua [lettera], a me tanto cara, sento quanto mi dice, e con piacere verrò, non per starvi un mese ma per starci 10 o più giorni per dare una muta di esercizi che verterà più che quaresimale o mese di Maria, potrò venire per i[l] 24 di aprile, mi creda che il profitto che si ha con la santa missione non si ha col quaresimale. Nella missione di Pietraperzia si sono confessate persone di 40 di trenta anni, e donne di 20 e 15 anni, e lo stesso dico della missione di Montedoro per cui avevano passato 40.30.20.15 quaresime, e questi [fedeli] non si erano confessati e nella s. missione si sono confessate.
Io predico e sono con l’aiuto di Dio i[n]stancabile, Iddio mi dà tanta forza che giungo a predicare 3.4 e 5 volte al giorno, ma non posso confessare perché confessando mi turbo, mi riempio di scrupoli e mi rendo incapace di poter predicare.
Stia sicuro che tutti si confesseranno. Nel paese sono 3 confessori, ne chiamerà un altro da Sutera e saranno 4 confessori, e sono sufficienti perché molti uomini e donne hanno adempiuto il precetto pascale. Le replico che non posso confessare per i miei scrupoli, com[e] V[ostra] P[aternità] ben sa, altrimenti mi renderò insufficiente a poter predicare, mi lascia predicare che si farà moltissimo profitto, con l’aiuto del nostro Gesù.
Io verrò con un frate laico, mi preparerà una casetta ancor terra[na] per starvi con il frate laico, scriva al vescovo che le manderà un prete di Sutera, e saranno 4 confessori che in 10 o più giorni si potranno confessare molti e la missione riuscirà fruttuosa colla benedizione di Dio. Non altro che chiedendole la benedizione e ossequiando la famiglia Schillace con Gaetanino bon giorno mi dico
fra Gioachino cappuccino

La lettera si conserva nell’Archivio storico della chiesa Madrice di Campofranco, Storia, b. Memorie locali e comunicazioni istituzionali, fasc. Lettere di P. La Lomia.
Enzo Spoto, diacono