Il saluto del nuovo arciprete parroco don Luciano Calabrese a tutta la comunità

«Non per me, ma per i misteri di Cristo che porto». Si tratta di un’espressione di un’antica orazione di esorcismo, nella quale mi sono imbattuto durante gli studi della Liturgia a Roma. Non per me, ma per i misteri di Cristo che porto!
Eccellenza reverendissima,
sono qui, stasera, non per me ma per rispondere di nuovo di “Sì” al Signore che fa di me, indegno, un suo ministro, un vaso che porta il suo Mistero, la sua Presenza, attraverso l’annunzio della Parola, la Celebrazione dei Sacramenti e la guida della Comunità.
Questa sera vengo inserito in una storia che affonda le radici già nel 1500 e che si protende verso l’Eternità. In questi secoli, «uno ha piantato, un altro ha irrigato, ma è Dio che fa crescere. Ora né chi pianta, né chi irriga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere. Non c’è differenza tra chi pianta e chi irriga, ma ciascuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio» (1Cor 3,6-9), il Campofranco di Dio! Grazie, Eccellenza, di avermi donato l’impagabile onore di introdurmi fra i collaboratori di Dio. Vorrei ricordare alcuni nomi, quelli più recenti: p. Alessandro Rovello, p. Enzo Genova, p. Vincenzo Antinoro, Mons. Randazzo, p. Ferlisi e p. Nazzareno…
Vorrei, altresì, esprimere i miei sentimenti di gratitudine a tutti i presenti: Mons. Giuseppe La Placa, Vicario generale, con il quale abbiamo condiviso l’abitazione presso la Casa del Clero a Caltanissetta; Mons. Calogero Di Vincenzo, ultimo parroco del quale ho frequentato le lezioni di vita e di missionarietà parrocchiale durante i due anni trascorsi; p. Domenico Lipani, il parroco che ha guidato i miei primi passi di ministero in parrocchia a Sommatino. Assieme a loro ringrazio i carissimi fedeli provenienti dalle rispettive comunità.
Ringrazio tutti gli altri confratelli presenti, in particolare il carissimo p. Maurizio Nicastro - Dio lo ricompensi - e il diacono Vincenzo; monsieur l’Abbè Guillom Millot, della Normandia, officiale presso la Segreteria di Stato Vaticana, il Vicario foraneo p. Achille Lo Manto, p. Cataldo Amico, p. Bernardo Briganti. Grazie ai nostri compaesani sacerdoti p. Vincenzo Giovino, col quale sono stato ordinato prete 7 anni orsono, e p. Massimo Guarino. Grazie alle Suore Domenicane del S. Cuore per la loro presenza orante.
Grazie alle gentilissime autorità presenti: i Signori Sindaci di Campofranco e di Marianopoli, con le rappresentanze delle loro Giunte; il Comandante di Stazione della Caserma dei Carabinieri di Campofranco, il Maresciallo Cesare Imbrici.
Grazie a tutti i miei compaesani presenti, guidati da p. Bernardo. Grazie a tutti quelli che si sono impegnati a vario titolo a preparare l’accoglienza del nuovo parroco.
Grazie a tutti voi, qui presenti, e ai nostri cari ammalati che sono a casa. Mi affido alla vostra preghiera e tutti vi pongo nel cuore, così che ogni mia supplica a Dio non vi tralasci mai. Chiedo l’intercessione della Beata Vergine Maria, di San Giovanni Evangelista e di San Calogero, nostri patroni.
Il mio pensiero va anche ai membri della Comunità degli Evangelici. Prego il Pastore supremo di aiutarmi ad essere strumento di unificazione nell’unico Corpo di Cristo che è la Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica.
Il grande Vescovo san Macario, usando la metafora del campo, scriveva un’omelia che, a conclusione di questo mio ringraziamento, voglio applicare al nostro Campofranco: «Guai al campo privo del contadino che lo lavori… guai all’anima priva di Cristo, l’unico che possa coltivarla diligentemente perché produca i buoni frutti dello Spirito… Guai a quell’anima che non avrà Cristo in sé».
Possa essere sacramento del divino agricoltore, Gesù Cristo, nel Campo-franco di Dio. Amen.

Lo staff dei Collaboratori de La Voce di Campofranco augura a don Luciano Calabrese un’attività pastorale proficua e incessante per il bene di tutta la comunità.
 
Nella foto, da sinistra: don Luciano Calabrese, il vescovo mons. Mario Russotto, don Maurizio Nicastro