Ilde Gabriella Salati è tornata alla Casa del Padre
Nella città di Bologna, che conserva nella Basilica di
San Petronio una preziosa reliquia di Santa Rosalia, offerta dal
Vicerè di Sicilia Beccadelli Bologna alla città di
origine della propria famiglia, domenica 26 marzo, alle ore 0:11
terminava la propria vita terrena la N. D. Ilde Gabriella Salati
– Ferrari Roda, vedova del N. H. Dottor Francesco Paolo Lucchese
Provenzano.
Nata il 27 maggio 1925, figlia primogenita del conte Amedeo Alessandro,
di prosapia Parmense, aveva compiuto gli studi classici senza
tralasciare quelli del Conservatorio (con specializzazione in
pianoforte).
Orfana di padre nel 1936, nel 1938 raggiungeva con la mamma la famiglia materna poiché era di antica origine bolognese.
Fu in questa città universitaria che conobbe casualmente il
futuro amato consorte, che proveniva invece dalla vicina Firenze, ma
nativo di Alcamo (TP). Questi dopo aver compiuto gli studi classici,
esercitava l’arte medica in chirurgia, impegnato anche nel
“pronto intervento sui feriti” a seguito dei bombardamenti
aerei.
Terminato il periodo bellico, con lui si sposò il 22 dicembre
1945 recandosi l’anno seguente in Sicilia per conoscere i suoceri
ed i nuovi parenti. Subito apprezzò questa magnifica isola,
rimanendo “abbagliata” dalla potente bellezza dei siti
archeologici di Segesta, Selinunte e Agrigento.
In tempi molto difficili per le popolazioni italiane ed in modo
particolare per quelle dell’isola, colse ed apprezzò quel
rispetto atavico dell’ambiente, che forse per la stessa grande
povertà del periodo, caratterizzava le amministrazioni locali.
Nello stesso tempo, per il forte carattere e desiderio di giustizia
sociale, basato su sentiti e sinceri principi cristiani, comprese le
tristi istanze della maggioranza della popolazione. Propugnò
quindi al nord, nel suo entourage di colti e intellettuali, un anelito
di moderna giustizia e di necessaria indipendenza del ruolo della
donna. Valori da costruire anche su una evidente disponibilità
economica, base preponderante per più “felici”
future generazioni.
Fu mamma felice con la nascita del figlio Vincenzo Amedeo, nel 1947, e
con quella del figlio Daniele Giuseppe, nel 1949. Scoprì, nei
suoi viaggi annuali in Sicilia, panorami, litorali, zone archeologiche,
piccoli e grandi centri urbani contenitori di innumerevoli tesori, ma
col tempo vide, rammaricandosene, che la modernità postbellica
mal recepita aveva portato negatività cementizie e
“voraci” amministrazioni. Ciò nonostante, non
rinunciò ai suoi soggiorni nell’isola, se non dopo la
dolorosa perdita dell’adorato consorte Francesco Paolo (Alcamo
1914 – Bologna 2000), poiché egli era stato sempre il suo
solo autentico, comprensivo e fidato interlocutore.
Insieme a lui pensò di offrire “in comodato”
materiale storico/artistico al nascente Museo di Storia Locale di
Campofranco, di cui il professor Vincenzo Nicastro è stato
ideatore e fautore ed è il direttore garante. In qualche modo,
insieme vollero intervenire positivamente in quel centro abitato della
Sicilia che fu feudo dei Campo e poi dei Lucchese/i Palli che nelle
loro passate amministrazioni non videro il paese e le terre circostanti
come potenziale “città ideale”, ma come luogo di
semplice sfruttamento agrario.
Donna Iride Gabriella, memore delle emozioni d’infinita bellezza
dei siti, dei colori, dei profumi e delle atmosfere create da luci e
cieli incomparabili, fino al termine dei suoi ultimi giorni
ricordò ed evocò nostalgicamente la propria casa
dell’antico luogo del porto segestano di Scopello (TP) e quella
terrazza che dominava tutto l’ampio e bellissimo golfo.
Di grande nobiltà d’animo e sempre generosa, con desideri
espressi oralmente, ha pregato i propri figli Vincenzo, cittadino
onorario di Campofranco dal 27.10.2009, e Daniele di continuare nelle
opere culturali e nelle donazioni verso la nostra comunità di
Campofranco.
Flavio Nicastro