San Calogero 2015: la festa del popolo di
Dio
Per raccontare
bene una storia, si dice, occorre rispondere alle domande: chi, cosa, dove,
quando, come, perché. Nel fare un resoconto della bella festa di San Calogero
che si è svolta a Campofranco durante lo scorso mese di Luglio, ho avuto subito delle difficoltà a rispondere
alla prima domanda: chi era il protagonista di questo evento? Certo la festa è
dedicata a san Calogero, eremita, taumaturgo, patrono della comunità di
Campofranco… ma già da tempo ho l’impressione che il nostro santo non sia il
solo protagonista di una esperienza, di una bella storia che la comunità vive
ogni anno. Partecipando alle celebrazioni, venendo in pellegrinaggio, camminando
con il santo, il credente devotamente chiede l’intercessione di san Calogero e
lo ringrazia per la sua mediazione; innalza quindi al Padre Onnipotente la sua
preghiera nella certezza che un figlio speciale come il santo sosterrà la sua
richiesta. Il devoto di san Calogero rinnova un antico patto di alleanza
affidandosi al Dio della vita testimoniato dal santo. Sono dunque convinto che
Calogero sia un specie di ponte. Un ponte tra Dio Padre e il suo popolo.
Alla domanda
su “chi” sia il protagonista della festa di san Calogero, mi sento quindi di
rispondere affermando che si tratta della festa di tutti: è la festa di un
Padre che ama e accoglie i suoi figli; è la festa di un grande santo che invita
alla santità; è la festa di un popolo che non dimenticando le proprie radici,
si proietta in avanti e in alto tra le braccia del Signore.
“Cosa” è
dunque la festa? Non è solo un evento,
un tempo, un periodo gioioso e giocoso che interrompe la routine di un paese
dell’entroterra siciliano. La festa è un segno e un simbolo. È segno di
qualcosa che c’è e preparazione di qualcosa che ci sarà; è manifestazione di
identità che si incontrano e camminano insieme; è testimonianza di una comunità
ecclesiale, peccatrice ma anche santa, che vive nella storia aperta all’eterno.
E per questo il tempo della festa diventa simbolo, cioè collegamento reale tra
il passato e il futuro, la terra e il cielo, l’uomo e Dio.
Dunque alla domanda su “dove” si sia realizzata la
festa penso almeno a quattro “luoghi”: il nostro santuario, la strada, il
cuore, il cielo. Il santuario era ed è il luogo “fisico” più evidente. È una
struttura, una “casa”, antica e bella - su cui dirò qualcosa alla fine
dell’articolo – ma che si rinnova sempre non solo perché viene arricchita da
decorazioni, luci e opere d’arte, ma perché in essa entrano le “pietre vive”,
le persone che - pur numerose - trovano sempre un posto, un angolo per pregare
e rinnovare la propria fede.
Dal santuario
si esce rinnovati e la strada diventa lo spazio dove continuare a vivere
l’esperienza cristiana, testimoniando con le parole e le opere l’incontro
gioioso con Dio attraverso i santi. E il cuore si riempie di cielo e il cielo
si riempie di cuori. Il cuore di Dio, colmo di gioia nel vedere tanti figli
raccolti nella sua casa, il cuore di San Calogero splendente della Luce
dell’Altissimo, il cuore degli uomini… dove emozioni, ricordi, propositi e
impegni si riversano trasformando, dal di dentro, ogni momento, ogni scelta e
ogni azione.
La festa
dunque ha un suo spazio piccolo ma che si apre all’eternità ed ha anche un suo
tempo, il suo “quando”. Ha un inizio e in qualche modo anche una sua fine. Come
nel noto episodio della trasfigurazione, c’è un tempo in cui salire la
montagna, un tempo in cui contemplare e vivere la festa di Dio, in una
preghiera che si fa ascolto della Scrittura e dialogo, ma poi bisogna scendere,
tornare tra la gente. Ciò che avviene dopo san Calogero, però, così come dopo
ogni esperienza autenticamente cristiana è che “tornando giù” quell’incontro,
quell’esperienza di luce e di pace non si può e non si deve dimenticare.
Concretamente,
si dice che non si può essere devoti del santo solo una o due volte all’anno.
Si è “fedeli” e devoti per sempre, perché Dio e i santi sono fedeli per sempre.
Possono modificarsi le forme della devozione e le modalità espressive, ma il
legame rinnovato è sempre più forte.
Per raccontare
“come” si è svolta la festa dobbiamo fare una piccola cronistoria. Per tutto il
mese di luglio si è celebrata la messa serale al santuario preceduta dalla
coroncina tradizionale.
Lunedì 20
luglio abbiamo vissuto la Giornata degli
ammalati con la Santa Messa presieduta da don G. Anzalone, assistente diocesano
dell’Unitalsi in cui si è proceduto all’amministrazione
del sacramento dell’unzione degli infermi.
Il martedì 21 luglio,
Giornata della vita, c’è stato un momento di incontro e festa con i
bambini e le donne in gravidanza con la celebrazione presieduta da p. Bernardo
Briganti.
Il 22 luglio,
si è ricordato il 3° anniversario dell’erezione del Santuario. Durante la Santa
Messa è stata consegnata alla comunità
una nuova Reliquia di san Calogero donata dalla Congregazione dei santi: un
frammento d’osso che è stato posto in un apposito reliquiario. La festa è
proseguita giovedì 23 luglio con la Giornata della famiglia. La Santa Messa è
stata presieduta da padre Mario Audino con
il rinnovo delle promesse matrimoniali delle coppie presenti e in particolare
di coloro che celebrano 25° e il 50° anniversario di matrimonio durante l’anno.
Venerdì 24
luglio si è celebrata la Giornata delle
aggregazioni laicali e dei devoti portatori di San Calogero. Nel pomeriggio c’è
stato lo sparo di mortaretti e rullo di tamburi per le vie cittadine, l’entrata
del Complesso Bandistico “Michele Saia” di Campofranco e la Santa Messa
presieduta da don Giuseppe D’Anna, delegato diocesano per le confraternite. Al
termine si è realizzata una fiaccolata per alcune vie “periferiche” del paese.
Sabato 25
luglio, vigilia della festa di San
Calogero, il Complesso Bandistico ha suonato per le vie cittadine; la Santa
Messa con i Vespri Solenni è stata
seguita da un concerto sinfonico in piazza san Francesco.
Domenica 26
luglio, giorno della festa: apertura del
santuario alle 4.30, sparo di alborate e rullo di tamburi per le vie
cittadine; accoglienza dei pellegrini
provenienti dai paesi limitrofi; le S. Messe – molto partecipate - sono state,
secondo tradizione, alle ore 05.00, alle 06.00, alle 07.00, alle 08.00, alle
09.00 e alle 10.00 in Santuario (l’ultima con la presenza delle autorità civili
e militari dei comuni del Vallone); alle 11.00 la Processione del simulacro di San Calogero fino alla Chiesa Madre; alle
ore 12.40 la Santa Messa. Il giorno della festa è stato allietato anche
dalla presenza non solo del Complesso Bandistico “Michele Saia” di Campofranco,
ma anche del Complesso Bandistico “Carmelo Lo Re” di Casteltermini e dai
tamburinari di Agrigento. In serata c’è stata la Santa Messa in Chiesa Madre e la solenne processione del simulacro di San Calogero di
ritorno al Santuario. A concluso il tutto la
Sagra dei Pupi di pane (organizzata dalla Pro Loco) e il grandioso
spettacolo di fuochi d’artificio.
Lunedi’ 27
luglio Giornata Eucaristica e di ringraziamento: alle ore 18.00 esposizione del
Santissimo Sacramento e adorazione comunitaria; Santa Messa e in serata, lo
spettacolo musicale concluso dal bellissimo concerto di Danilo Sacco, voce storica dei Nomadi.
Tutta
l’organizzazione è stata curata dal comitato presieduto dal parroco, formato da
Giuseppe Giambrone, Massimo Malta e Vincenzo Giovino a cui si è affiancato Toni
Pera che ha contribuito per i fuochi d’artificio. Con il prezioso contributo del Comune di
Campofranco, dell’ARS, dei numerosi sponsors e di tanti devoti si sono potuti
raccogliere i fondi sia per questa bellissima festa sia per restaurare i bagni
del santuario e per fare delle azioni di carità nei confronti di alcune
famiglie bisognose della parrocchia.
Proprio questa
esperienza di solidarietà e di intervento per la risistemazione di una parte
della chiesa ha fatto nascere l’iniziativa in seno al consiglio affari
economici della parrocchia sostenuto e appoggiato da tanti amici del santuario
di coinvolgere ulteriormente i devoti, paesani e emigrati, campofranchesi e di
altri paesi, per iniziare gradualmente il restauro del santuario, rovinato dal
tempo, ma soprattutto da un incendio sviluppatosi molti anni fa che ha
deturpato la cappella del santo , tanto che gli antichi affreschi sono stati
sostituiti da alcune mattonelle.
La proposta è
quella di fare una grande raccolta sul conto corrente aperto presso la banca
G.Toniolo, codice IBAN: IT68B089528331000000301307 intestato alla Parrocchia
San Giovanni Evangelista, Piazza Crispi s/n, 93010 Campofranco, mettendo nella
causale del bonifico “per il restauro
del santuario”.
È uno sforzo
comune, perché la nostra festa non
finisca, anzi si possa vivere sempre meglio nella comunione, con Dio Padre, i
fratelli e San Calogero, ponte e modello di santità e di gioia.
Questo impegno
viene portato avanti perché la bella storia che Dio ha scritto per e con il
popolo di Campofranco possa essere trasmessa alle generazioni future rinnovando
la fede, la carità e la speranza di un domani sereno in compagnia dei santi
nella casa del Padre.
Don Alessandro Rovello
(Foto Lorenzo Schillaci-valloneweb.tv)