Salute

Intervista all’oncologa Rosalia Nicastro

su prevenzione, terapia personalizzata, dialogo con il paziente ed altro

 

Lei ha partecipato, a fine novembre, al Congresso nazionale “Grandangolo, un anno di oncologia”, svoltosi a Genova. Qual è stata la novità più importante?

Il futuro dell’Oncologia consisterà nel creare cure sempre più individualizzate.

Ogni tumore ha la sua storia e il compito dell’oncologo è di stabilire una corretta strategia terapeutica che oggi più che mai deve essere personalizzata, in quanto la cura non è più scelta solo in base alla sede del tumore, ma anche in relazione alle sue caratteristiche molecolari che possono essere diverse da paziente a paziente. Ogni cura, quindi, va individuata tenendo conto del singolo paziente. Non ci sono cure standardizzate.

È bene sottolineare che il tumore (o neoplasia) è una malattia molto complessa ed è certo che oggi rispetto al passato vi è una maggiore conoscenza dei meccanismi molecolari che causano la crescita delle neoplasie.

 
Dottoressa, quanto è importante la prevenzione in Oncologia?

La prevenzione in Oncologia, direi che è il cardine della lotta al tumore, in quanto la diagnosi precoce salva la vita e in molti casi ognuno di noi può fare la sua parte per prevenire il tumore. Le nuove tecniche diagnostiche, oggi consentono di poter individuare lesioni millimetriche, in fase iniziale, ad esempio la risonanza magnetica mammaria (RMN), ciò si traduce in una probabilità di guarigione maggiore.

Inoltre la ricerca si è spinta a scoprire metodiche che ci permettono di conoscere meglio il nostro DNA. Un esempio è dato dal fatto che il tumore rilascia nel sangue piccoli frammenti di DNA, quindi con un semplice esame del sangue saremo in grado di individuare la neoplasia in fase iniziale. Tale metodica, che rappresenta una grande rivoluzione, è in sperimentazione sul tumore polmonare, che tra tutti è quello che ha il più alto tasso di mortalità.

 
Oltre alla diagnosi precoce, quale altra forma di prevenzione è necessario seguire?

È bene ricordare assieme con la prevenzione basata sull’anticipazione diagnostica, l’utilità della prevenzione primaria, che consiste nell’eliminare o ridurre l’esposizione a fattori di rischio che possono essere causa di tumori ad esempio il fumo, il consumo eccessivo di alcolici, l’eccessiva esposizione al sole, l’obesità, la sedentarietà, per citare soltanto i principali.

È importante, infine, non sottovalutare alcuni sintomi come, ad esempio, un’insolita perdita di sangue, il cambiamento di un neo, una tosse o una raucedine persistenti o un’inspiegabile perdita di peso. In questi casi bisogna subito informare il proprio medico curante.

 
Dopo la sua esperienza maturata al Policlinico Universitario “Careggi” di Firenze e gli ultimi sette anni al Buccheri La Ferla-Fatebenefratelli di Palermo, a che punto siamo con la guarigione dalla malattia, il prolungamento della vita e il miglioramento della sua qualità nell’ammalato oncologico?

Nel corso degli ultimi decenni i progressi fatti nell’ambito della prevenzione, della diagnosi e delle terapie hanno portato ad un aumento delle guarigioni e della sopravvivenza, ciò ha permesso di trasformare il tumore da una malattia invariabilmente a prognosi infausta ad una malattia potenzialmente guaribile e sempre più spesso curabile

Gli sforzi della ricerca sono stati volti, quando non è possibile arrivare alla guarigione, a tentare di rendere tale malattia cronica e quindi suscettibile di trattamenti oncologici specifici.

Per alcuni tumori si è assistito ad un netto calo dell’ indice di mortalità, basti pensare al tumore del seno, del colon-retto, della cervice uterina, di alcune forme di leucemia e dei linfomi.

Fanno, invece, eccezioni alcuni tipi di tumore più aggressivi, come quello cerebrale, quello del fegato, del pancreas e il melanoma, per il quale però di recente sono stati scoperti nuovi farmaci che fanno ben sperare, soprattutto per i malati con una neoplasia già in fase avanzata.

 
Secondo Lei, è importante colloquiare con il paziente?

La relazione medico-paziente, a mio avviso, è fondamentale e si basa essenzialmente sulla fiducia reciproca e sulla stima. Sul rapporto medico-paziente sono stati scritti fiumi di libri e realizzati diversi studi da quando si è scoperto che, oltre a prescrivere farmaci ed esami, il medico con il suo modo di interagire con gli ammalati, svolge un ruolo importantissimo ai fini della guarigione.

Un tempo si riteneva che un buon medico dovesse fare solo una corretta diagnosi e prescrivere la terapia, oggi diventa utile per il medico conoscere gli strumenti per una buona comunicazione perché insegna ad interagire con i pazienti, cogliere i loro bisogni e sviluppare così il rapporto di fiducia.

Quindi bisogna mettere al centro del lavoro dei medici non soltanto la malattia ma il paziente come persona. (10.12.2014)

Mario Tona

 
Rosalia Nicastro. Ha conseguito la Laurea in Medicina e Chirurgia a Palermo e la Specializzazione in Oncologia Medica al Policlinico Universitario Careggi di Firenze con il massimo dei voti e la lode. È stata Consulente Oncologa incaricata dal Centro per lo Studio e la Prevenzione Oncologica di Firenze nel 2006-2007, svolgendo attività clinica in ospedali della città. Dal 2007 presta l’attività professionale nell’Ospedale Buccheri La Ferla - Fatebenefratelli di Palermo, affiancando il primario Nicola Borsellino. Relatrice in corsi ed incontri di formazione e di aggiornamento per il personale medico e infermieristico. Per visite e consulenze, riceve anche a Campofranco, suo paese d’origine.