Il più grande ”pacco” solare mai realizzato!

La Moncada Solar Equipment doveva eliminare la disoccupazione a Campofranco. E tutti ce l’avevano fatto credere!

“In riferimento ad un articolo pubblicato, nei primi di ottobre, sul sito Agrigento web, dove si parla dell'avvio del più grande parco fotovoltaico mai realizzato in Sud Africa, si rendono necessarie alcune precisazioni.

Complimenti alla Ditta Moncada per il raggiungimento di tale obiettivo. Peccato che ci si sia dimenticati di citare dove e da chi sono stati costruiti i pannelli, ma sopratutto che ne è stato di quei lavoratori. Nell'articolo si accenna a pannelli costruiti in Italia, ed è vero, i pannelli sono stati costruiti interamente in Italia e precisamente presso lo stabilimento di Campofranco della Moncada Solar Equipment, il problema è che consegnati i pannelli al sito in Sud Africa, lo stabilimento è stato chiuso.

Nel settembre di un anno fa la Moncada Solar annunciava ai propri dipendenti la richiesta di cassa integrazione ordinaria a scopo "preventivo", in attesa di ricevere i finanziamenti per la realizzazione del secondo di quattro parchi. Il 20 dicembre 2013 il geom. Salvatore Moncada convoca tutti i dipendenti per comunicare la decisione dell'azienda di rinunciare alla realizzazione del secondo parco in Sud Africa e che la produzione di pannelli fotovoltaici in silicio amorfo non sarebbe più ripresa. Un mese dopo l'azienda fa richiesta di concordato preventivo per evitare un probabile avvio di procedura fallimentare a causa dell'elevato debito contratto con i fornitori. Sempre nello stesso periodo viene comunicato ai dipendenti l'impossibilità di anticipare le mensilità della cassa integrazione.

Ad oggi ci troviamo con 50 padri di famiglia licenziati, posti in mobilità. Ma non contenti di ciò, per creare ancora ulteriori disagi alle famiglie dei poveri ex lavoratori, la Moncada Solar Equipment, ha deciso di utilizzare il periodo di preavviso previsto per legge, come periodo lavorativo, (cosa sacrosanta chiaramente), salvo tralasciare il fatto che in quello stabilimento non c'è nulla da lavorare, tutti gli impianti sono spenti, anche i condizionatori sono spenti e i poveri impiegati sono costretti a rimanere in uffici che somigliano più a delle sale per la sauna, che uffici idonei a svolgere attività lavorative.

Oltre all'aspetto climatico, si ravvisano situazioni di estremo pericolo (che saranno fatte presenti alle autorità competenti), quali: porte di uscita d'emergenza completamente bloccate, anche con pesanti travi di legno e fascette; estintori con revisioni scadute da tempo; presenza di animali morti (topi e uccelli ) in diversi ambienti; mancanza dei dispositivi di protezione individuali. Fa sicuramente piacere sapere che possiamo realizzare opere importanti in giro per il mondo, ma è giusto e corretto avere la giusta attenzione per quanti rendono queste opere possibili, non è bello essere spremuti come limoni e poi essere buttati nella immondizia così com'è successo a queste 50 persone."

Eduardo Sessa

(Segretario provinciale FIM-CISL di AG-CL-EN)