Lillo Mattina è tornato alla Casa del Padre
Sindaco di Campofranco, uomo politico intelligente e lungimirante, si è dedicato al suo paese per oltre 50 anni
L’amico Lillo Mattina, assistito amorevolmente dalla moglie
signora Giuseppina Falletta e dai famigliari, ci ha lasciato il 12
marzo 2013, dalla sua abitazione di Corso Umberto di Campofranco.
Tracciamo un ricordo del suo impegno profuso in ogni campo per la crescita della comunità di Campofranco.
Calogero Mattina nasce a Campofranco il 30 agosto 1934 da Paolo e Felicia Scozzaro, ultimo di sei figli.
Di famiglia religiosa, riceve un’educazione tradizionale ispirata da saldi principi morali e democratici.
Frequenta le scuole elementari durante il periodo fascista, ma
dimostrando una precoce capacità di critica e di
discriminazione, diserta le manifestazioni collettive di regime,
peraltro obbligatorie, non senza conseguenze.
Dopo la guerra frequenta le scuole medie a Casteltermini dove si
trasferisce durante l’anno scolastico per completare gli studi.
In seguito dovrà abitare anche a Caltanissetta per frequentare
l’Istituto Magistrale e conseguire l’Abilitazione
Magistrale (oggi Licenza liceale Psico-pedagogica) nel 1953.
Dopo alcuni anni, durante i quali insegna da incaricato presso la
scuola popolare, il doposcuola e le colonie diocesane, nel 1955
è vincitore di Concorso Magistrale. Dall’ottobre del 1956
riceverà l’incarico straordinario di insegnate nella
Scuola Elementare di Acquaviva Platani.
Dall’anno successivo, però, sarà definitivamente
nominato titolare di cattedra presso la Scuola Elementare di
Campofranco dove rimarrà per tutta la carriera conclusasi nel
‘92, biennio ‘67-‘69 a parte, quando insegnerà
temporaneamente a Sutera, scuole appartenenti alla stessa Direzione
didattica.
La passione civile e sociale coltivata da studente e ispirata da Sturzo
e De Gasperi, lo avvicina alla vita politica già durante la
permanenza a Caltanissetta dove frequenta i circoli cattolici e
laddove, dopo il diploma, frequenta a Roma i corsi di politica tenuti
dalla Democrazia Cristiana apprendendo da docenti quali Rumor,
Fanfani, Moro, etc...
Il profitto conseguito gli frutterà la designazione per
ricoprire ruoli interni alla struttura nazionale del Partito e una
borsa di studio per il conseguimento di una laurea. Così
destinato ad una agevole carriera romana almeno di funzionario di
partito, tuttavia compie il più grande dei sacrifici a causa del
fortissimo legame con la sua famiglia, la sua gente e la sua terra e
perciò declina l’invito rinunciando
all’importantissimo trampolino di lancio, per dedicarsi alla
comunità locale del proprio Comune, dove già dal
‘55 al ’58 ricopre la carica di segretario
dell’E.C.A. (ente comunale di assistenza), diventando giovane
consigliere comunale d’opposizione nei primissimi anni ‘60.
La comunità è bisognosa di lavoro e sviluppo, tanti sono
ancora quelli sotto la soglia di povertà e il suo impegno, oltre
che come educatore, si esplica nel senso dell’idea degasperiana
della politica intesa come servizio disinteressato al cittadino e
soprattutto al bisognoso con spirito di carità cristiana sia
nella vita pubblica come nel privato. Cattolico convinto e praticante,
comunque conserva e soprattutto pratica il concetto della
laicità della politica e della sua indipendenza dal clero. Di
questo periodo sono le lotte sindacali anche come dirigente CISL,
a fianco dei lavoratori della miniera Cozzo Disi per il riconoscimento
delle devastanti malattie professionali cui soffrivano a causa dello
zolfo, o degli agricoltori o quelle ancora più esaltanti per
ottenere le giuste rivendicazioni dei Campofranchesi dalla
Montecatini, che alla fine per il suo stabilimento, dovrà
assumere in paese circa il 50% della forza lavoro. Vicepresidente del
Consorzio del Fiume Salito è decisivo nel risanamento dello
stesso, ripianandone il deficit e lasciando l’incarico con
l’Ente in attivo.
Nel settembre del 1962 sposa Giuseppina Falletta. Dal matrimonio nascono Paolo (’63) e Onofrio Calogero (’66).
L’impegno in politica si fa più stringente quando diventa
componente del Comitato provinciale DC, di cui nei primi anni ’70
è anche Vicesegretario provinciale e segretario della locale
sezione del partito, carica dalla quale si dimetterà una volta
eletto Sindaco dopo le elezioni del 1966.
E’ eletto sindaco di Campofranco dal luglio 1966 fino al mese di gennaio 1970.
Il periodo della sindacatura segna una discontinuità rispetto
alle giunte social-comuniste che già avevano retto il Comune dal
1960 e le successive dello stesso colore che si insedieranno dopo di
lui, mentre inoltre sarà praticamente l’ultimo guidato da
un democristiano. In questo periodo è viva la necessità
di modernizzazione così si arredano gli spazi pubblici, si
migliora la viabilità cittadina, le fognature e le altre
infrastrutture, si promuovono interventi di edilizia popolare in cui
forse egli ha ruolo già prima nell’agevolare la
costruzione di diversi alloggi che poi da Sindaco conclude e assegna
agli aventi diritto.
Ridà l’impulso decisivo nelle procedure per la costruzione
della nuova Scuola Media, ma anche del nuovo campo sportivo quando
anche in veste di Presidente del Club Calcio Campofranco, acquista
assieme ai soci del direttivo il terreno di contrada Pezza Grande, lo
cede al patrimonio del Comune per farne il nuovo stadio e si impegna a
procurare il finanziamento dell’opera. Di questo periodo anche la
degna collocazione dell’anello bronzeo della Fontana della
Rinascita. Da avvio ad un piano per il riordino del Cimitero comunale,
oltre ad altri atti urbanistici e di revisione del Programma di
Fabbricazione. Ha l’idea originale dell’inclusione di
Campofranco nell’ASI di Agrigento – provincia diversa, ma
limitrofa e più omologa da un punto di vista territoriale,
socioeconomico ed infrastrutturale – e il suo forte intervento
politico è decisivo quando essa viene osteggiata dai comuni
agrigentini. Tuttavia dialoga con i sindaci dei comuni del Vallone per
l’approntamento di piani di sviluppo comprensoriali che tengano
in debito conto anche i centri più piccoli e svantaggiati,
interessando i deputati regionali e nazionali di riferimento. Dimostra
di precorrere particolarmente i tempi quando intenta vertenza alla
Montecatini contro l’inquinamento del fiume Platani da parte di
quest’ultima, intimandole la realizzazione di misure di bonifica,
ma anche in occasione di provvedimenti riguardo alla difesa del suolo,
con l’approntamento di vaste aree di rimboschimento in zone
franose, manifestando tratti indiscutibili di Sindaco ecologista
già in tempi non sospetti, forse poi abbandonati da altri
amministratori. In questo contesto, contro lo sfruttamento
indiscriminato del territorio, limita le aree di espansione di edilizia
pubblica e privata al vero fabbisogno necessario, senza cedere a
pressioni indebite e ricattatorie nonché ad interessi di dubbia
natura e provenienza concentrati sulle plusvalenze delle aree
fabbricabili.
Personalismi eccessivi e particolarismi laceranti provocano però
insanabili fratture interne alla Giunta che portano alla dimissione di
alcuni assessori e alla conseguente interruzione traumatica e
definitiva già nel 1970 di un’esperienza amministrativa
riconosciuta storicamente come positiva e al successivo insediamento
ininterrotto di giunte civiche, ma di evidente matrice
social-comunista, che si perpetueranno fino agli anni ’90,
nonostante la successiva ricomposizione dei dissidi interni alla DC che
però non avrà mai più la forza elettorale per
prevalere.
In ogni caso quell’esperienza di Primo Cittadino per la dirittura
morale, spirito di servizio e competenza dimostrate gli vale un
prestigio personale “bipartisan” vivo ancora oggi e che si
consolida con le successive esperienze politiche e sociali. Da allora
egli rimane un punto di riferimento costante per i bisogni di molti
cittadini.
Di conseguenza dopo le successive elezioni, conducendo il gruppo di
opposizione, non lascia il Consiglio Comunale, ma vi rimane sempre
rieletto fino ai primi anni ’90 quando si ritira definitivamente.
L’azione d’opposizione ai provvedimenti di queste
amministrazioni ritenuti errati o ingiusti è molto pressante e
spesso assume toni aspri, come ad esempio nella circostanza
dell’approvazione del primo Piano Regolatore Generale negli anni
’70, o in occasioni relative alla realizzazione di opere
pubbliche di dubbia utilità e molta spesa che purtroppo gravano
ancora sui bilanci comunali attuali. Tuttavia il suo comportamento
rimane sempre e comunque nei limiti della lealtà e del rispetto
dell’avversario e quando si tratta di unire le forze per il bene
comune, come all’indomani delle elezioni comunali del 1987
nonostante la durissima campagna elettorale, quando la situazione
economica ed occupazionale va deteriorandosi soprattutto a causa
dell’incombente chiusura dell’Italkali ex Montecatini ed ex
ISPEA e di quella già avvenuta delle miniere, non manca di
assumersi le proprie responsabilità mettendosi al servizio della
popolazione intera, senza mai nemmeno abbandonare
l’attività sindacale quale segretario locale della CISL,
osteggiando e contrastando, la chiusura dello stabilimento,
proponendone e sollecitandone invano la riconversione, ben consapevole
del danno irreparabile per la comunità e
dell’impoverimento che adesso sperimentiamo conseguentemente alla
definitiva serrata.
Continua inoltre ad esplicare l’impegno politico sotto diverse
altre forme, per esempio da componente del Comitato di Gestione della
USL 15 di Mussomeli dal 1982 fino al ’86.
Nello stesso sindacato ricopre poi anche l’incarico di componente
nella direzione provinciale della CISL-SINASCEL ed infine quando gli
verrà assegnato il prestigioso ruolo di Segretario Regionale
CISL-FNP dal 1997 al 2000. A questa attività si affianca e
continua ininterrotto anche l’impegno sociale con la fondazione
nel ’96 della Cooperativa Sociale “Rinascita” con la
finalità, tra l’altro,di salvaguardare il lavoro agli
Assistenti per gli Anziani ed agli Handicappati campofranchesi, durante
il funzionamento del servizio attivato dal Comune.
Quale presidente del Club Calcio, dal ’68 al ’75, lancia
subito il giovane e promettente calciatore concittadino Angelo Terrana,
che dal vivaio nostrano cede direttamente al Torino. Conquista la
promozione in prima categoria, ma deve abbandonare il campionato per
l’insufficienza del vecchio campo sportivo non più
omologabile. Finito il nuovo stadio comunale guida ancora la
Società dal ’76 al ’77.
Si impegna anche per la cultura e la sua divulgazione nel proprio
paese. Sul finire degli anni ’60 è socio fondatore della
Pro-Loco, di cui sarà a lungo vicepresidente e presidente,
contribuendo per circa un ventennio, condividendone i meriti con
l’ins. Giuseppe Testa, all’ideazione e realizzazione di
numerosissime iniziative culturali quali mostre temporanee, memorabili
estemporanee di pittura, eventi letterari e musicali, che portano a
Campofranco personalità artistiche di rilievo quali Pippo
Madè o Nino Pedone nella pittura, Eliodoro Sollima o la numerosa
Orchestra Sinfonica Siciliana al completo nella musica, etc...
Di rilevanza nazionale iniziative come il Premio Nazionale di Poesia
“Funtana di li Rosi” che annovera tra la giuria
personalità accademiche quali, Santi Correnti, Giusto Monaco,
Rosetta Scaglione Guccione, Antonino De Rosalia, etc…. e che
negli anni conquista una giusta risonanza e considerazione nel mondo
letterario con la partecipazione di poeti da tutta Italia.
Nonostante i tanti impegni pubblici la sua attività principale
resta quella di insegnante ed educatore di tante generazioni, lavoro
che svolge con passione e dedizione. Da docente sindacalista non manca
mai di impegnarsi per la difesa e il miglioramento della scuola
pubblica. Nell’ambito scolastico dal 1974 al ’76 è
delegato del Direttore Didattico, mentre con l’istituzione del
Decreti Delegati è subito eletto nel Collegio dei Docenti e dal
’78 diviene componente del Distretto Scolastico n. 8 di Mussomeli
di cui è anche Presidente dall’80 all’81.
È anche nominato Commissario nel Concorso Magistrale regionale
del 1996 esperienza che condivide con il collega insegnante Salvatore
Nicastro.
Come docente ed educatore, molti ex alunni lo ricordano come un maestro di vita.
Con l’avvento della cd. “seconda repubblica”
l’impegno politico è più limitato, anche per la
corrispondente più gravosa responsabilità nel Sindacato.
Da ex democristiano di “sinistra”, si avvicina al Partito
Popolare e, successivamente allo scioglimento, ad alcuni esponenti
della Margherita, sostenendo poi da simpatizzante le liste de
L’Ulivo cui questa confluisce, ma scegliendo di non ricoprire
più cariche dirigenziali.
Viene esortato a ricandidarsi a Sindaco in una lista civica nelle
elezioni del 2002, ma osteggiato dagli avversari di sempre, è
ostacolato da un’altra lista di centrosinistra, a tutto beneficio
del centrodestra tradizionale, che altrimenti sarebbe stato perdente.
A conferma della coerenza e della tensione ideale che sempre animano il
suo agire, nonostante le delusioni, rimane però lo stesso in
prima linea quando si tratta di battaglie importanti a beneficio di
tutti, come quella per contrastare la costruzione sul nostro territorio
di uno di quei termovalorizzatori voluti dal governo Cuffaro, per
fortuna mai più realizzato, e mai chiaramente osteggiato nemmeno
dall’amministrazione comunale del tempo con cui andò in
aspro conflitto, dato che secondo il suo pensiero, concorde a quello di
illustri studiosi, avrebbe portato un altro ben più grave danno
sanitario, economico e sociale alla comunità e a tutto il
Vallone.
Fa parte, quale dirigente e sostenitore, del Gruppo di volontariato
donatori di sangue della “FRATRES“ e nella qualità
di vice presidente ha aderito all’Associazione Archeoclub.
Negli ultimi anni si è dedica soprattutto ai nipotini con cui ha
trascorso tutto il tempo possibile e ai fratelli celibi più
anziani e infermi. Ma nonostante i figli e i nipoti vivano lontano e
potrebbe definitivamente raggiungerli, non abbandona mai Campofranco e
la sua vita civica, di cui ne patisce per il declino che sembra
ineluttabile anche a causa della mancanza di prospettive future per i
giovani. È, tuttavia, consapevole di aver fatto con
onestà e spirito di sacrificio a favore della sua
comunità tutto ciò che fosse nelle sue possibilità
personali, tuttavia di quelle “esclusivamente personali”
dato che raramente gli furono concessi in patria i più adeguati
strumenti dalla sovranità popolare, nonostante si fosse
più volte proposto e gli si riconoscano da destra a sinistra
indubbie capacità di uomo politico e qualità di
amministratore retto e trasparente.
Rimane fino alla fine attentissimo ed acuto osservatore della politica
nazionale e certamente di quella locale, custode di esperienze che
spesso diventano consigli una volta richiestigli da chi ha ancora a
cuore il bene della comunità ed a cui mai ha negato di
elargirne.
I funerali, con grande partecipazione di parenti ed amici, si svolti
nella chiesa Madre di Campofranco nel pomeriggio del giorno 13.
(v.n.)