La manifestazione è cresciuta e si è consolidata negli anni, è stata inserita nel patrimonio "immateriale" della nostra regione ed a partire dal 2012, nel calendario annuale regionale delle manifestazioni di grande richiamo turistico, programma POR/FESR 2007-2013. Questo traguardo è il coronamento di una lunga attività, ossigeno in anni in cui i finanziamenti tendono drasticamente a zero, ma anche responsabilità, poichè sottoposta alla verifica di parecchi requisiti, comunque dimostrabili dalla organizzazione in quanto la manifestazione è reale, solida. I visitatori ci sono, arrivano in un periodo di bassa stagione e che comunque oltrepassa l'evento stretto del Natale e Capodanno, c'è una rete di partenariato attiva e funzionante. Kamicos, Comune, G.O.D., la Soter, la banda Musicale “G. Diliberto” e le parrocchie sono sinergiche; viene valorizzazzato un quartiere, arabo, che ha più di mille anni, le sue vie intorno alla madrice (ex moschea), i dammusi di gesso.
Il presepe viaggia insieme ad una ristretta compagnia provinciale di eventi calendarizzati dalla Regione, tre dei quali dislocati a Caltanissetta (settimana santa, borsa scambio minerale, un festival) ed un quarto a Mussomeli (celebrazioni castellane).
E' un tuffo a 360 gradi nel nostro passato che fa rivivere colori, suoni, sapori e odori del passato, al confine tra storia natura e religione, i saraceni e le grotte, le case ad un piano, la stalla e "u cufilaru": sullo sfondo di una montagna che si spera al più presto raggiungibile senza sforzi con l'ascensore, così da offrire un pacchetto turistico che copra l'intera giornata. In queste case si insediano per dieci giorni calzolai e ricamatrici, tessitrici e venditori, ricchi burgisi ed umili contadini, conzapiatti o pastori che ti offrono il formaggio e la ricotta, ed altri pronti a darti un bicchiere di vino, il pane con l'olio o i ceci, frittelle e minestra. E si passa col piatto in mano a chiacchierare col barbiere, che ti cura anche le emorroidi, qualcuno che ripara le sedie, canalari e canestrari, il cantastorie, i cantori di Natale e quelli folcloristici, tra il belare delle pecore e lo starnazzare delle oche. Affiorano ricordi personali o quelli del nonno, c'è un posto per tutti, anche per i bambini che vogliono giocare o provare gli esercizi alla scuola di una volta.
La Kamicos ogni anno si sforza di offrire qualche novità, costituita questa volta dalla pirrera, una casa che ospita i binari e qualche carrello di una miniera cittadina dismessa, i vecchi giochi dei ragazzi, la postazione di "u spizziali" ai tempi, e coi prodotti, del chinino e dei rimedi con le erbe.
L'organizzazione è complessa e richiede una lunga preparazione. Si mette in moto due mesi prima. Il Direttivo, composto da Nicolò Grizzanti, Calogero Collura, Valentina Difranco, Maria Salamone e Salvatore Valenza, deve rimettere su la capanna, altre postazioni all'aperto, riparare danni provocati dall'incuria del tempo, ripulire le case, pensare alla sicurezza ed ai servizi igienici, l'alimentazione degli animali, la pubblicità nelle sue varie forme e tempi. Azioni che devono essere ripetute anche durante la manifestazione, insieme alla logistica di rifornimento dei materiali e consumi alimentari. E poi ci sono i sacrifici dei figuranti, volontari che si prestano anche la vigilia ed il giorno di Natale. La presenza del Comune è essenziale.
Comunque funziona e si è accumulato un patrimonio di credibilità e pubblicitario che ci si augura spendibile anche in altri periodi dell'anno e nella economia.