Aspetti psicologici dell’Autore di Lettere anonime
A Campofranco c’è chi non avendo nulla da fare “si diverte” a scrivere
lettere anonime, che non vengono inviate direttamente al soggetto
interessato ma a suoi conoscenti o
amici. Qualche volta direttamente al soggetto.
Quasi certamente il fenomeno interessa tanti altri comuni e comunità.
Il ricevere lettere anonime, qualunque sia il soggetto di cui si scrive,
provoca fastidio e disagio a chiunque.
Abbiamo fatto una ricerca sul web e abbiamo trovato qualcosa che ci
fornisce una specie di profilo di colui che scrive in anonimato. Eccolo.
"Alla fine con qualche fatica riuscì a decifrare /o scritto. Era un
anonimo, uomo a quanto sembrava di grande autorità." (Ippolito Nievo, 277)
"So ch’egli comincia ad aver timore della mia prossima risposta, e
a quest’effetto mi fa scrivere dei biglietti anonimi." (I. Barretti, 236)
Il termine anonimo deriva dal greco "anonimos" composto
da "an" privativo ed "onoma", che significa
nome.
Equivale a senza nome, anonimo, sconosciuto, innominato, che non si fa
conoscere, inglorioso, oscuro, ignobile, che non si nomina, da non nominarsi,
indicibile.
Ed ancora, il termine, esprimendo ciò che non ha il nome" definisce
anche l’assenza di identità.
II famoso tragediografo greco Euripide ha definito le Erinni come
"coloro che non si nominano, da non nominarsi.
Le Erinni, infatti, sono le dee della vendetta, del rimorso e della
punizione.
II nome significa "le irate" ed appaiono come persecutrici
implacabili dei colpevoli dei delitti contro la consanguineità e l’ordine
gerarchico familiare, ma, soprattutto, esse vendicano le offese rivolte contro
le madri, anche quando tale vendetta contrasta con la legge.
L’analogia tra "colui che non si nomina" e le Erinni appare calzante.
Infatti, colui che scrive lettere anonime è spinto da una furia accecante,
da un’aggressività incontrollata che si rivolge verso il nominato, che è colui
di cui si parla nella lettera.
L’anonimo ha bisogno di punire, di vendicarsi, di generare rimorso.
Come le Erinni, egli si muove per perseguitare il povero Oreste reo di matricidio
e, quest’ultimo, preso da folle furore si strapperà un dito con un morso. Colui
che scrive lettere anonime è spinto dall’ira.
Colui che, a sua volta, viene accusato è coscientemente o inconsciamente
colpevole.
Infatti, generalmente, lo scrivente ha subito un torto dall’accusato oppure
e stato respinto, oppure calpestato.
L’accusato, in qualche modo, ha stimolato l’aggressività dello
scrivente, ha quindi provocato, offeso.
Cosa accade, quindi, quando scrivente ed accusato entrano in relazione attraverso
uno scritto anonimo?
Lo scrivente sembra dire "ora dico quello che sei o quello che hai
fatto, ma non ti posso dire chi sono".
L’accusato pensa "chi sarà mai per odiarmi cosi?"
In genere l’anonimo è una persona molto vicina all’accusato, egli tenta
di destabilizzarlo, e, purtroppo, dice sempre una mezza verità che non si sente
di dimostrare. E, siccome non la vuole dimostrare, preferisce stare
nascosto e godere dell’effetto che avrà sugli altri.
In questo caso è possibile parlare di azione esibizionistica, poiché lo
scritto ed il suo contenuto rappresentano il "mostrarsi - celato" dello
scrivente.
La lettera anonima, oltre all’accusatore ed all’accusato, spesso
coinvolge un terzo elemento: il ricevente.
II ricevente è, di solito, colui che detiene il potere e che risulta in
grado di punire l’accusato. Dietro questo tipo di scritti tende di solito a
nascondersi l’invidioso, colui che è mosso da rivalità fraterna, colui che odia
ed invidia.
Si tratta in questo caso di persone vicine all’interessato, talvolta di
persone che ritengono a torto o a ragione di aver subito torti da questo, che
indicano il colpevole e chiamano a testimone l’intestatario dello scritto per
spingerlo in un vicolo cieco che non lascia altre alternative: o si è dalla
parte dell’anonimo ed attraverso la propria autorità gli si da credibilità, o
si è contro ed allora si entra a far parte direttamente del gioco fino al
protagonismo.
La lettera anonima è il sogno dello scrivente che viene reso noto al
ricevente per distruggere e punire l’accusato.
Inoltre, dietro la lettera anonima, si possono celare le pulsioni
sessuali.
E’ una sorta di perversione di un istinto che si manifesta attraverso
l’odio ed il rancore. "lo ti ho amato, tu mi hai rifiutato ed ora ti
distruggerò".
Quando non risponde a strategie criminali di controinformazione e non
rientra in piani mafiosi di intossicazione informativa, quando è una semplice
espressione individuale, la lettera anonima è l’arma di un impotente, l’occhio
di un voyeurista, è l’esternazione di un introverso, l’affermazione di un frustrato,
l’esplosione di un’ira repressa, la vendetta di un ossessionato.
La personalità dell’anonimo differisce in modo radicale dalla
personalità che firma le sue denuncie; l’elemento forte di differenza è rappresentato
dalla paura, mancanza di coraggio, che è fortissima nella prima ed assente
nella seconda.
Esistono tuttavia altre importanti differenze.
II denunciante è megalomane e comunque sente la sua personalità in modo
superiore, l’anonimo è pusillanime e soffre di stati d’inferiorità, chi si
firma è responsabile nella vita, chi non si firma e irresponsabile, il denunciante
è attivo, estroverso, mobile, l’anonimo è passivo, introverso, sedentario.
Infine si può
concludere ricordando che l’anonimo è in realtà un mezzo attraverso il quale si
esprimono le convinzioni più recondite dei gruppi sociali, quelle "voci
del vicolo" che non hanno origine, che non hanno autore, ma che esprimono
in sé stesse ed in modo confuso e distorto verità profonde colte indirettamente
ed inconsciamente da una sensibilità popolare che si rappresenta senza freni e
che assume la forma persecutoria e colpevolizzante delle Erinni, ovvero della
cattiva coscienza di una verità impalpabile, indimostrabile, ma simbolicamente
incisiva.
Simonetta Costanzo