Suor Chiara Elisabetta Modica

  

In ricordo di Giuseppe Modica

Laudato sii, mi’ Signore, per sora morte corporale

da cui null’homo vivente può scappare.

Beati quelli che troverà nelle sanctissime tue voluntate.

 

Spesso ci si chiede come è possibile lodare il Signore per la morte. E come, addirittura, si può chiamarla “sorella”?

Solo con una mente visitata e illuminata dalla luce della fede si può divenire cantori (alla stregua di Francesco d’Assisi) di sorella morte.  Solo se si è capito o cercato di capire fino in fondo il Mistero Pasquale (che poi è il mistero dell’uomo!), si può affrontare dignitosamente questo argomento, o meglio questo evento così spinoso e doloroso insieme per l’uomo di sempre che tende, per natura sua, a rimuoverlo e fuggirlo. Spesso davanti al mistero della morte l’enigma diventa davvero sommo; nonostante la certezza sostanziata dalla speranza nella vita eterna, il cristiano sovente vacilla. Dobbiamo quindi costantemente ricordare a noi stessi che al di là delle apparenze noi tutti non siamo esseri di carne che fanno un’esperienza spirituale, ma esseri spirituali che fanno un’esperienza incarnata. Dunque siamo nati e non moriremo più. La Croce, come ci ricorda don Tonino Bello, non è che una “collocazione provvisoria”. Di più: ogni sofferenza, la “passio hominis”, unita alla sofferenza di Gesù, la “Passio Christi”, riceve in dono un valore redentivo immenso, per cui chi soffre in Cristo si sente da Lui sostenuto, consolato, fortificato …

Sono questi ed altri i pensieri e i sentimenti che mi hanno animata e aiutata ad elaborare il lutto per la dipartita del mio amatissimo papà.

Dopo tre anni di estenuante e dolorosa malattia, il 27 giugno scorso, con una serenità che ha stupito tutti e stringendo fortemente tra le mani il crocifisso (mentre una preghiera incessante da parte dei presenti saliva a Dio), mio padre ha accolto Gesù che veniva a prenderlo: “Vieni, servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo Signore”.

Quando un cristiano, con le sue sofferenze, partecipa alle sofferenze di Cristo, rivive in qualche modo la Passione redentiva e non può quindi non partecipare alla gloria riservata agli eletti, come ci ricorda San Paolo: “se soffriamo con Lui, con Lui anche regneremo”. Il Mistero Pasquale incarnato e vissuto ha reso mio papà somigliante al Cristo patiens. La vita di grazia, alimentata dalla frequente Eucaristia, lo ha preparato piano piano, quasi misteriosamente e silenziosamente, alla fiducia e all’abbandono nelle mani del Signore. A un carissimo giovane amico consacrato, venuto a trovarlo pochi giorni prima della morte, con quella semplicità che lo ha sempre caratterizzato, confidava: “Io dico sempre a Gesù: sia fatta la tua volontà”, ed era senza dubbio sincero. “Beati quelli che troverà nelle sanctissime Sue voluntate…”

Il valore di una persona si può stimare solo alla fine: da come affronta la propria morte, da come vi entra. Mio padre, nella sua piccolezza, davanti a questo evento si è rivelato grande! Ma anche nel vivere quotidiano si è dimostrato sempre sposo fedele, padre premuroso, lavoratore indefesso, nonno affettuosissimo. Ancorato ai sani principi dell’onestà e correttezza, riusciva a stabilire schietti rapporti di amicizia con tutti. Generoso con chi era nel bisogno; allegro, sempre di buonumore, tranne quando la sua fedele “utilitaria” (l’Apetta!!!), accusava qualche guasto!...

Spinta dalla sua bella testimonianza, durante i funerali, ho voluto sottolineare con forza che quello era il giorno più importante della vicenda terrena di mio padre. Era la sua Pasqua! Il suo passaggio da questo mondo al Padre; e, pur nel dolore, bisognava essere nella gioia. Infatti, a conferma di ciò, dopo pochi giorni dalla sua morte, papà è apparso in sogno a Gioele, il nipotino più piccolo, dicendogli: “Non rattristatevi”. Mi piace pensare che mio padre si sia servito del più piccolo della casa per farci giungere questo messaggio di gioia e consolazione. Voglio ricordare un altro piccolo particolare: quando è stato composto per l’ultimo viaggio, ho voluto porre all’occhiello della sua giacca un fiore, come si fa per il giorno delle nozze, proprio per esprimere l’importanza e la solennità di quel giorno. Adesso è con lo Sposo per sempre, e per sempre canterà la Sua misericordia. Grazie papà per il tuo esempio luminosissimo! Ringrazio, unitamente alla mia famiglia, quanti hanno partecipato al nostro dolore per il distacco, con amicizia sincera, con un servizio delicatissimo di consolazione e conforto. Il Signore ricompensi tutti e ci conceda di camminare nella fede fino a giungere a contemplare il Suo volto.

 

(Nella foto il sig. Giuseppe Modica)