Maggio 2012

La festa di Santa Rita, arricchita dalla presenza del reliquiario

 

Anche quest’anno dopo l’intensa preparazione con i quindici giovedì iniziati a febbraio, si è celebrata nella nostra Campofranco,  la tradizionale festa di Santa Rita che è stata caratterizzata anche da momenti forti di fede e di devozione con la presenza di tre giorni di un Reliquiario contenente frammenti del corpo della Santa.

La festa, come sempre è stata preceduta da un triduo di preghiera e di meditazione iniziato sabato 19 maggio.

Domenica 20, è stata ripresentata per le vie del quartiere la fiaccolata con la rappresentazione vivente dei vari momenti della vita della Santa realizzata dal gruppo giovani della Parrocchia.

Lunedì 21, vigilia della festa, dopo il canto dei Vespri, si è celebrato un evento importante e cioè l’inaugurazione e la benedizione dell’antica e prima statua di Santa Rita che fu realizzata da Don Pio Sorce, originario di Mussomeli, che agli inizi del Novecento fu l’iniziatore del culto alla Santa degli impossibili nella nostra Comunità, facendo costruire inizialmente un piccolo oratorio.

Tutto questo con la gioia di tutti, ma soprattutto di tante persone anziane che la ricordavano e che grazie all’interessamento dell’infaticabile Viceparroco Don Bernardo Briganti, che ha impegnato diversi fedeli, ha fatto sì che questo complesso statuario composto da Santa Rita in ginocchio dinnanzi al Crocifisso e da un angelo che le porge una corona di spine, riprendesse il suo antico splendore.

Le statue comprendono testa, mani e piedi; mentre la struttura interna del corpo è impagliata e rivestita con veri abiti.  Furono completamente smontate per sostituirle con quella attuale che arrivò a Campofranco il 12 settembre del 1947, commissionata da Don Nazareno Falletta con la collaborazione degli operai della Montecatini, fatta scolpire da Giuseppe Runghaldier di Ortisei (BZ) e che è posta sull’altare maggiore.

Subito dopo, in Piazza Santa Rita, con grande partecipazione di ragazzi che prima avevano sfilato con le biciclette per le vie cittadine, si sono ripresi dopo tanti anni i tradizionali giochi di piazza come la rottura dei “baccareddi”, che consiste nel rompere ad occhi bendati delle anfore ripiene di caramelle, monete e altri simpatici premi.

Martedì 22 maggio, giorno della festa, nella mattinata sono state celebrate diverse Sante Messe con la benedizione delle rose; a mezzogiorno, dopo Supplica sono state distribuite le rose di pane; nel pomeriggio invece, sfidando anche l’instabilità delle condizioni del tempo, si è svolta regolarmente la processione del simulacro della Santa che dalla sua abituale chiesa accompagnata dalle note della Banda cittadina “Michele Saia” è stata portata al vicino Villaggio Faina.

Dopo la consueta visita alle fabbriche, la Santa è rientrata in Villaggio per attraversare le sue vie e far ritorno in paese, dove giunti ad accoglierla nella sua chiesa sono stati gli straordinari fuochi d’artificio; mentre la benedizione delle macchine e uno spettacolo musicale con danze dell’Associazione Love Dance e canti realizzati da talenti paesani, hanno concluso questo giorno di festa.

Santa Rita fra noi

La festa, come dicevo, quest’anno si è prolungata per altri tre giorni dandone un tocco direi unico, poiché per la prima volta un prezioso Reliquiario contenente frammenti del corpo di Santa Rita ha visitato la nostra Campofranco, facendosi lei stessa “pellegrina d’amore”  verso tanti ammalati, giovani e devoti che vedono in lei una dolce e dolente figura amica in questo pellegrinaggio verso la gioia vera.

Una visita accolta con tanta devozione ed entusiasmo,  ma soprattutto  sono stati tre giorni di particolare grazia, poiché la presenza di una Reliquia di un Santo è un segno della benedizione paterna di Dio che manifesta la sua potenza e Misericordia nella testimonianza dei suoi Santi.

Questa particolare Reliquia è stata donata alcuni anni fa dalla Madre Badessa del Monastero Agostiniano di Cascia alla Comunità della Chiesa Madre di San Giovanni La Punta (CT) che ne è “custode” e che tributa verso Santa Rita una particolare devozione; successivamente con l’offerta di oro da parte dei fedeli è stato realizzato un significativo Reliquiario.

Significativo, perché a fare da cornice alla Reliquia vi sono simbolicamente rappresentate le virtù del cristiano e della Santa: intanto il piede, così per come avviene in tanti vasi sacri è circondato da teste di angeli; la parte centrale racchiusa in un vetro di protezione poggia su tre colonnine che raffigurano le tre virtù teologali vissute da Santa Rita e cioè la fede con la Croce, la speranza con l’ancòra e la carità con una mamma che allatta un bambino; all’interno del vetro si trovano invece i simboli propri della Santa e cioè le rose, le api e due fichi; mentre nella parte superiore a chiudere il Reliquiario vi è una piccola riproduzione del simulacro di Santa Rita venerato in San Giovanni La Punta.

Nella mattinata di mercoledì 23 maggio, il nostro Arciprete Don Alessandro Rovello ha voluto personalmente andare a prendere il Reliquiario per poi nel pomeriggio fare l’ingresso solenne in paese. Tantissimi fedeli hanno affollato l’omonima chiesa per la Santa Messa e anche dopo fino alle 22.30, in tanti hanno voluto nel silenzio rendere omaggio a questa grande Santa e chiedere la sua intercessione.

Impegnativi anche gli altri due giorni caratterizzati soprattutto nella visita agli ammalati e alle persone anziane per un momento di preghiera guidato dal Don Alessandro e dal Diacono Vincenzo Esposito Pellitteri.

Particolare è stata l’accoglienza alla scuola elementare e materna Don Bosco, alla scuola materna San Domenico, alla scuola media e all’istituto professionale, un incontro se pur breve ma intenso, per vivere con i nostri bambini, ragazzi e giovani un tempo di preghiera e di conoscenza sulla fanciullezza e giovinezza di Santa Rita.

Giovedì 24, si sono avvicendate due celebrazioni: la Santa Messa con l’unzione degli infermi e alle 21.00 una Veglia di preghiera animata dai giovani.

L’ultimo giorno, venerdì 25 maggio, alle 11.00, il Reliquiario ha visitato il Municipio alla presenza del nuovo Sindaco Dott. Salvatore D’Anna, degli impiegati comunali e delle Autorità Militari.

A concludere questi tre giorni intensi è stata la Santa Messa presieduta da Don Orazio Greco, Arciprete di San Giovanni La Punta che con piacere ha voluto incontrare la nostra realtà “ritiana”. Nell’omelia infatti, prendendo spunto dalla Parola di Dio della liturgia del 22 maggio ha evidenziato il rapporto di Santa Rita con la Parola che l’ha resa forte in tutti gli stati della sua vita e riflettendo anche sulla vera e sincera devozione ai Santi.

Una processione, ha poi accompagnato il Reliquiario fino all’ingresso del paese per la benedizione finale e la consegna a Don Orazio, per far ritorno nella Comunità che lo custodisce.

Un particolare ringraziamento va ai nostri sacerdoti Don Alessandro Rovello e Don Bernardo Briganti che hanno permesso questi eventi di comunione e di grazia; e in quanto membro del Comitato dei festeggiamenti vorrei elencare quanti hanno fatto sì che questa festa riuscisse nel migliore dei modi, innanzitutto i giovani: Calogero Cannella, Antonino Costanzo, Nazareno Falletta, Giuseppe Favata, Attilio Giambrone, Vincenzo Schifanella  e i collaboratori: Carlo Baldone, Alessio Caltabellotta, Fam. Di Carlo-Restivo, Andrea Lamattina, Ersilia Lipari, Maria Lo Curcio, Giuseppina Modica, Angelo Mulè, Rosalia Palumbo, Calogero Restivo, Ermelinda Restivo, Lillina Schillaci, Mimma Vitellaro, i devoti del Villaggio Faina, il Direttore de “La Voce di Campofranco”, prof. Vincenzo Nicastro, ma anche tutta la Comunità e gli sponsor che nonostante la situazione economica  in cui ci troviamo, con il loro generoso contributo hanno permesso la realizzazione di tutti i momenti religiosi e ricreativi.

Il dono della spina: segno di sofferenza e di speranza

Così come ogni anno nel presentare la festa di Santa Rita agli affezionati lettori di questo mensile, vorrei proporre anche una semplice riflessione su un aspetto della vita della Santa di Cascia prendendolo da un simbolo che la caratterizzò per tanti anni della sua vita: la spina, segno di sofferenza, ma anche di speranza della nuova vita in Cristo.

Il dono della spina, si colloca in un preciso momento della sua vita, quasi a sigillare il suo amore con Cristo Crocifisso. Dopo una gioventù vissuta tra le insicurezze e le angosce della vita matrimoniale, il dolore per la morte del marito e dei figli,  Rita per le misteriose vie di Dio dopo essere tante volte rifiutata, è ammessa nel Monastero Agostiniano di Cascia con stupore della Badessa  e delle Consorelle.

Ormai consacrata per sempre al Signore nella vita monastica, la sera del Venerdì Santo del 1432 dopo la predicazione sulla Passione di Gesù, da parte di Fra Giacomo della Marca, Rita sentì nel cuore il desiderio di chiedere dinnanzi al Crocifisso di partecipare ai suoi dolori e fu quello il momento fissato dal suo Signore affinchè la sua creatura potesse realizzare la più espressiva e reale somiglianza con lui: ed ecco una spina si stacca dalla sua corona per segnare per quindici anni la fronte di Rita.

Sempre sostenuta dalla fede in tutte le vicende della sua vita, attraversa questo momento con incrollabile fortezza,  anche se a dominare, come Cristo sulla Croce, sono la sofferenza, la solitudine, l’emarginazione,  segnando in sé il salvifico passaggio di Cristo, che porta alla vita piena.

La vocazione di Rita, come d’altronde anche di ogni cristiano è quella di dare attualità al mistero di amore dell’unico nostro Salvatore Gesù, “Completando nella sua carne quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col 1, 24).

Con il dono della stigmata, Rita diviene l'immagine del “servo sofferente” attraversando anche lei la sua “ora”; particolare  è l'immagine riportata sulla prima cassa chiamata “Solenne”,  risalente al 1447 che custodì per diversi anni il suo corpo, dove la Santa, con la mano destra mostra la spina a tutti i pellegrini che passano davanti la cella, quasi ad indicare la sua carta d’identità e la sua spiritualità.

Oggi, lo sappiamo tutti, è difficile pensare e parlare di sofferenza, specialmente del dolore innocente.  Con tanta facilità diventiamo critici di Dio perché vediamo nel dolore una sua ingiustizia e consideriamo i sofferenti come povere e inutili creature, ma la fede ci conferma che Lui, anche nel dolore, vince la scommessa portando speranza e gioia e  nella morte in Croce del suo Figlio Gesù ci dimostra la sua vicinanza rivelandoci il suo Amore e il suo potere, tanto diversi dalla logica umana.

Come si può essere allora, nel mondo di oggi, segno credibile della nostra fede in Gesù che muore e risorge per noi?  Innanzitutto Egli ci insegna che l'amore,  prima di essere un comandamento è evento vissuto, è partecipazione alla sofferenza del fratello, è vita offerta agli altri: "Amatevi come io ho amato voi".

San Paolo, ci esorta a gloriarci nel Signore, mentre Sant’Agostino, a cui Santa Rita si ispirò per la sua vita di consacrata, aggiunge di gloriarci: "In Cristo Crocifisso: in colui che ha fatto dell'umiltà, la maestà; della debolezza, la potenza; della morte, la vita".

Concludo,  pensando in questo momento ai tanti sofferenti nel corpo e nello spirito, a quanti soffrono per la perdita di una persona cara, a quanti sono disagiati a causa di calamità naturali, ma anche a noi stessi che tante volte, come Santa Rita ci troviamo a sperimentare la via dolorosa della spina,  perché sostenuti dalle rassicuranti parole di Gesù che ci promette la sua presenza in ogni momento della nostra vita, ma anche dall’esempio ammirevole di Santa Rita, donna vera come noi, sostenuta dalla roccia della fede, dall’ancòra della speranza e dall’amore al suo “Sposo” Crocifisso, possiamo ottenere di riconoscere la “spina” della nostra vita come un dono e di viverla come testimonianza,  per gustare un giorno, il dolce sapore del frutto della vita nuova in Cristo Gesù.

Giuseppe Favata

(Foto di Salvatore Falletta)