Seme di senape
Esercitare il comando o governare con carisma?


Nei vangeli si legge che Gesù aveva autorità presso il popolo e il popolo riconosceva che l’autorità morale di Gesù era superiore a quella dei maggiorenti giudei.
Il maestro di Nazareth non teneva una leadership autoritaria e populista; non assecondava gli interessi del popolo, né blandiva le folle per assicurarsi il consenso. Non s’imponeva ai discepoli con false promesse e posti di potere.
L’attuale vita politica italiana
si svolge in un favorevole clima di ritorno al fascismo; l’autoritarismo e il populismo del capo del governo, anzi del presidente del consiglio risalta ancor più quando prende sotto gamba giustizia e legalità. C’è pure chi si fa comperare per interesse, chi svende dignità e corpo, chi baratta fede e coscienza politica.
Ci può essere chi abbia spiccata attitudine di governo e chi sappia comandare per temperamento innato; autoritario diviene però colui che non delega mai, è collaborato solo per veder eseguiti i propri ordini, disprezza gli avversari ed esercita un controllo maniacale su tutto.
L’autorevolezza di cui godeva Gesù si fondava sulla condotta morale e la dottrina, sulla libertà da servilismi, al punto che si rivolgevano a lui perché non aveva riguardi per nessuno.
Di fronte a Pilato il maestro di Nazareth non ha timori reverenziali; nel vangelo di Giovanni è scritto che il suo potere divino «non viene da qui», per riprendere un’antica traduzione, cioè, «da questo mondo»; il carisma e l’autorità di cui gode Gesù «viene da lì», da un'altra dimensione della vita che sfugge al procuratore romano.
Il regno di Dio non si combatte con strategie militari, con la violenza delle armi, con la diplomazia dell’imperium; di fronte al tribunale giudaico e romano l’autorità di Gesù si rivela di un altro ordine di grandezza, morale e trascendente.
La politica condotta da despoti della terra ha trasformato «l’arte dello Stato» in solo spettacolo e l’esercizio del potere in autocrazia per l’industria delle immagini.
Abominevole spettacolo, dall’uno come dall’altro fronte degli schieramenti politici, può definirsi lo scempio della nazione perpetrato da uomini corrotti. Ogni appuntamento con le elezioni rivela il senso della coscienza civile. Si scenda pure nelle piazze, comincino rivolte di massa, divampi una rivoluzione come quella dei Paesi del Maghreb africano, se si smantella via dall’Italia la Repubblica.
In Isaia 66,24 si intravede che i redenti escono a vedere i dannati; si deplora l’abominio universale. Nella versione greca della Bibbia «spettacolo» è il termine per tradurre l’ebraico «abominio». Nella traduzione latina san Girolamo tiene un’espressione che ben s’addice a commentare il quadro politico dei mesi scorsi: «et erunt usque ad satietatem visionis omni carni» che indica come l’eccesso di corruzione sia stomachevole spettacolo per tutti.
La Chiesa cattolica fa abbastanza per denunciare un simile stato di cose in cui rovina il popolo italiano? E la Santa Sede, si tiene fuori? Dove sono i politici cattolici? Avremo nuovi padri della patria? Tutta la Scrittura c’insegna che il potere politico e lo Stato esigono con giusto diritto il tributo da parte dei cittadini; ma nessuna autorità può ergersi come una divinità. No, ad adorare falsi idoli.
Nelle ultime settimane la voce del presidente della Repubblica s’è levata più volte con umile dignità per deplorare il fanatismo ideologico e politico di certi telepredicatori C’è un valore assoluto da difendere: nessuno può accentrare nel capo di governo i poteri che nella reciproca garanzia mantengono salde le colonne di una democrazia liberale e parlamentare.
Tutto il cristianesimo politico sta in una frase di san Paolo; si trova nella Lettera ai Romani: «chi esercita un’autorità la svolga con diligenza» (12,8). E diligenza nella traduzione latina si dice studium. La diligenza illuminata e soccorrevole è alla base di tutto; il bene comune, o se vogliamo la carità cristiana, ispira l’impegno politico, fa progredire il senso civico, tutela la giustizia sociale e la dignità umana, favorisce il diritto delle famiglie.
La carità divina, Dio stesso come grazia per gli uomini, è alla base di ogni virtù e carisma, anche dell’autorità apostolica petrina; ben lo diceva Leone Magno (Discorso 4,2), quando già nell’Oriente bizantino si radicava il cesaropapismo; ancor più da una teocrazia monarchica era ben lungi Gregorio Magno, negli anni in cui il prestigio e l’autorità papale crescevano.
Sì, ci può essere anche nel campo politico laico chi abbia carisma di governo; un simile carisma, esercitando una leadership partecipativa, l’aveva ad es. quel Giovanni Paolo II, ora beato, che pur guardava con una certa simpatia alla monarchia polacca in età moderna.

Salvatore Falzone sac.


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