Campofranco: prima giornata parrocchiale
Una bella esperienza di fraternità

La data, domenica 18 aprile, è stata scelta accuratamente tra i mille impegni della parrocchia cui padre Alessandro Rovello deve far fronte, in pratica da solo, da quando presta il suo servizio di novello arciprete nella nostra comunità, nello sforzo di conciliare l'attività pastorale ereditata, l'insegnamento e lo studio, con ammirevole spirito di sacrificio.
Superate tutte le manifestazioni
religiose del folklore devozionale locale legate alla Santa Pasqua, celebrata la Resurrezione, la festa della Divina Misericordia, con la lunga maratona fatta di preghiera, riflessioni e manifestazioni esterne, meticolosamente organizzata dai giovani, la domenica seguente era certo il giorno più adatto… e poi… sarà già primavera, …sarà bellissimo trascorrere la giornata nel nostro "Castel Gandolfo", …all'aperto…e, invece, puntualmente, …è piovuto!!!
Dopo l'iniziale disappunto, però, le condizioni meteorologiche avverse si sono alla fine rivelate un'opportunità per stare più vicini, per scoraggiare, se mai ce ne fosse stato bisogno, coloro che avessero avuto la tentazione di isolarsi in gruppetti e poi… gli animi erano così sereni, così ben disposti che … il sole era dentro di noi e splendeva, nonostante la pioggia!
La giornata, pensata, fortemente voluta e organizzata con cura da padre Alessandro, è stata un'assoluta novità per Campofranco e si è rivelata un successo.
La vigilia
L'atmosfera giusta si era già creata la sera precedente, sabato 17, col dramma sacro "Quello che abbiamo visto e udito", messo in scena dai giovani e dai giovanissimi della parrocchia, ancora una volta ben diretti dal regista Pino Giambrone, il quale riesce sempre a tirar fuori il meglio dai nostri ragazzi (vedi foto)
Ne è l'autore il nostro stesso parroco, padre Alessandro Rovello appunto, il quale, come ha detto in qualche occasione, lo aveva scritto alcuni anni fa e abbandonato in un cassetto.
In questi cinque mesi in cui è vissuto ed ha operato nel nostro paese, ha avuto modo di apprezzare il talento artistico dei nostri giovani ed ha deciso di dar vita al dramma, rivelatosi un'efficace occasione per introdurci al clima di meditazione e di preghiera dell'indomani.
Con una serie di quadri, il testo racconta il fascino che Gesù esercita sugli uomini e sulle donne del suo tempo, e fa emergere gli interrogativi, i turbamenti, i dubbi, le emozioni, le speranze che si fanno spazio nei pensieri e nel cuore di coloro che lo incontrano. I dialoghi che si intrecciano tra alcuni discepoli ed apostoli partono dalle poche battute riportate nei Vangeli e sono costruiti attraverso la rilettura delle diverse figure alla luce della Rivelazione e dell' A.T. : penso, per esempio, alle parole che l'autore mette in bocca a Giuda il quale, animato dall'ansia di liberare il popolo dai Romani, oppone grandi resistenze all'idea che il Maestro realizzi le profezie di Isaia, chiaramente intese da lui come una sconfitta. Non è il personaggio Gesù, quindi, il protagonista del dramma quanto, piuttosto, la graduale trasformazione che Lui, con la forza della Sua Parola d'amore e coi segni, opera nel sentire degli uomini e delle donne a Lui vicini durante la sua vita pubblica: le incertezze iniziali, le paure e gli sbandamenti nei momenti drammatici della Passione, ed infine, la luce, la pace, la gioia incontenibile che li pervade dopo l'evento sorprendente ed umanamente incredibile della Resurrezione. Il percorso psicologico compiuto dai vari personaggi diventa, a mio parere, metafora del processo di apertura alla Grazia e di adesione consapevole alla chiamata di Dio che deve caratterizzare il cristiano autentico.
La fiducia che padre Alessandro ha riposto nei giovani è stata pienamente ripagata.
Il compito non era certo facile: infatti, è la prima volta che si misurano con un copione serio ed impegnativo da recitare ed interpretare senza far ricorso, come in passato, al linguaggio del canto e della danza o all'ironia, che forse sentono a loro più congeniali, ma le attese non sono state deluse. Hanno dimostrato impegno e responsabilità nel conciliare lo studio e le prove e, sebbene non abbiano avuto tempi lunghissimi per la preparazione, sono stati credibili e bravi, hanno dimostrato sicurezza, hanno saputo calarsi nei ruoli ed hanno emozionato il numeroso pubblico presente, ad iniziare dal parroco. Quando ha preso la parola, infatti, era commosso ed entusiasta e, con la simpatia e la spontaneità che lo contraddistinguono, ha rafforzato le parole di apprezzamento battendo i piedi più volte sulla predella del palcoscenico, e, forse per scaricare un po' di tensione, ha riso e ci ha fatto ridere raccontando qualche episodio divertente accaduto durante le prove.
Sulla scena volutamente spoglia, composta di pannelli neri e talvolta di qualche semplice arredo, che dava risalto ai bei costumi coloratissimi e creati con poca spesa e grande estro, si sono succeduti in ordine di apparizione: Valentina Di Carlo, la Maddalena; Calogero Scozzaro e Loris Santo Stornaiuolo, rispettivamente Dimaco e Tito, i due ladroni che sono stati crocifissi con Gesù; Vincenzo Giovino junior, Giovanni il Battista; Giuseppe Di Giovanni, Gesù; Giovanni Stornaiuolo, Giuda Iscariota; Domenico Chiparo e Vincenzo Di Carlo, i due apostoli Andrea e Simone lo Zelota; Carla Lamattina, Maria la madre di Gesù; Giuseppe Giuliano, Pietro; Marta Termini ed Elisa Di Leo, i due discepoli di Emmaus al femminile, per mancanza di attori maschi (!) (del resto, come dice scherzosamente p. Alessandro, perché non pensare che uno dei due fosse una donna dal momento che i Vangeli riportano solo un nome, quello di Cleopa ?); Federica Randazzo, Noemi Buscemi, Silvia Mazzara, Letizia Randazzo, Beatrice Nicastro, il popolo. Vincenzo Lo Curcio, Elisabetta Termini e Carola Modica sono stati i "tecnici" addetti alle luci e al suono; infatti, un'efficace scelta di brani musicali ha fatto da colonna sonora alla rappresentazione. Domenica
All'incirca 120 persone di tutte le età appartenenti ai diversi gruppi presenti in parrocchia, ma non solo, ci siamo ritrovati nella mattinata al villaggio Faina. Accolti affettuosamente e con allegria da padre Alessandro, dopo fette di torta, biscotti, bibite e caffè, ci siamo trasferiti nella chiesa della Sacra Famiglia, abbiamo recitato i salmi dell'ora media, ascoltato una sua introduzione, ed infine ci siamo divisi in gruppi: l'unico omogeneo era quello dei giovanissimi, guidato dal seminarista Massimo Guarino; la composizione degli altri quattro, invece, è stata affidata al caso, in base al colore del post-it che Francesca Di Giovanni, segretaria del Consiglio Pastorale, ci ha distribuito. Aiutati da coppie di animatori, Giovanni Nicastro con Aurelia Lo Curcio, i coniugi Maria Rita e Matteo Baldone, il diacono Vincenzo Esposito Pellitteri con Rosalia Modica, Maria Modica con Francesco Termini, abbiamo meditato i versetti 1-11 del capitolo 5 del Vangelo di Luca e, alla luce del testo, siamo stati invitati a rispondere ad alcune domande: "Gesù, il Signore, chiama ogni uomo": - Ti senti chiamato? Come vivi la tua chiamata specifica?
"Sulla tua Parola getterò le reti": - Che rapporto hai con la Parola di Dio? Ti fidi di Lui?
"Lasciato tutto, lo seguirono": - Cosa dobbiamo lasciare per seguire Gesù? Come testimoniare oggi, nel nostro paese, la nostra identità cristiana?
Come è emerso in seguito dalle relazioni dei portavoce, tra cui anche Ersilia Di Giovanni, in ciascun gruppo si è registrata una grande partecipazione attiva, quasi tutti hanno aperto il cuore senza remore ed imbarazzi, dimostrando capacità di ascolto reciproco e grande sincerità nel raccontare le proprie esperienze e il proprio vissuto. Ciascuno ha apportato il suo contributo, con semplicità, ed alla fine il tempo a disposizione si è rivelato insufficiente ad esaurire tutte le domande: con rammarico, infatti, abbiamo dovuto interrompere perché si era fatta l'ora del pranzo, ma ci gratificava la consapevolezza che avevamo avuto un bel momento di crescita umana e cristiana.
Subito dopo i lavori di gruppo, con un lodevole gioco di squadra e straordinaria rapidità ed organizzazione, i membri della Confraternita del S.S. Sacramento, hanno prima trasformato i due locali più grandi in vere e proprie mense e, poi, una volta preso posto, hanno provveduto alla distribuzione del pranzo, preventivamente ordinato nel ristorante locale "Da Peppino", e dei dessert che diversi partecipanti alla giornata avevano preparato.
Anche la condivisione del pasto è stato un bel momento di fraternità e di gioia, che si è protratto anche dopo, con padre Alessandro che ha suonato la chitarra finché le corde hanno retto e tutti, giovani e meno giovani, abbiamo cantato allegramente.
Nel pomeriggio, poi, ci siamo radunati di nuovo in chiesa per ascoltare il rendiconto di quanto emerso nei lavori di gruppo e rendere ciascuno partecipe delle riflessioni e dei suggerimenti degli altri.
Culmine della giornata è stata la S. Messa, celebrata dal parroco ed animata dalla chitarra e dal coro dei giovani: in realtà tutta l'assemblea ha cantato le lodi al Signore, continuando a vivere quella comunione che ci aveva accompagnati per tutto il giorno. Abbiamo pregato intensamente e ringraziato il Padre per il dono della pace e dell'unità che avevamo sperimentato e padre Alessandro ha dato voce al nostro intimo desiderio di poter rivivere quei momenti, annunciando che quella era la "prima" giornata parrocchiale proprio perché l'inizio di una consuetudine.
All'uscita dalla chiesa eravamo sereni e gioiosi ed anche il tempo era intanto diventato più clemente, consentendoci di poter immortalare l'evento anche con delle belle fotografie all'aperto, oltre a quelle scattate all'interno e alle riprese video che, per la solerzia di Angelo Gallo e di Sandra Modica, avevano registrato i vari momenti.
A padre Alessandro, che a fine giornata appariva stanco ma appagato, va il nostro grazie per l'idea, per l'impegno profuso nel realizzarla e per la capacità dimostrata nel coinvolgere la gente che, dal canto suo, ha risposto con entusiasmo ed operosità.
Ma il ringraziamento più grande è da innalzare a Dio, consapevoli che è Lui la sorgente di ogni cosa bella e buona: continuiamo a confidare nel suo aiuto affinché l'intera comunità, stretta attorno al suo parroco, si faccia strumento suo e possa maturare nella fede e crescere nell'amore.

Concetta Scifo



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