Il saluto del nuovo arciprete don Alessandro Rovello

Nello scorso numero del giornale è stata raccontata ai lettori la bella esperienza del mio insediamento come arciprete-parroco di Campofranco. In questo numero mi è stato chiesto di rivolgere una parola di saluto sia ai lettori che risiedono nel vallone, sia ai tanti amici emigrati che attraverso il giornale mantengono vivo il contatto con la terra d'origine. Vorrei soprattutto cercare di comunicarvi una parola di amicizia e perché no, un seme di speranza.
Nella nostra società, infatti, entrambi questi valori - l'amicizia e la speranza - sono stati messi in crisi: si registrano relazioni a breve respiro, litigi in famiglia, violenza contro i bambini, gli anziani, gli extracomunitari… Non mancano, tuttavia, i segni di un'attenzione verso l'altro soprattutto in alcuni momenti drammatici della storia. E così di fronte alle grandi calamità naturali degli ultimi periodi, si recupera la dimensione della compassione, della solidarietà e, infine, della carità. Questo dimostra che "non tutto è perduto", che l'uomo ha dentro di sé un cuore capace di amare e una ragione che gli fa individuare potenzialità e percorsi per affrontare le difficoltà.
Questo "tempo" così particolare manifesta anche l'esigenza profonda dell'uomo di recuperare l'essenziale, di valorizzare le piccole cose che nell'amore diventano grandi, di vivere rapporti veri, sinceri ritrovando la dimensione del dono e della gioia, affrontando insieme i problemi reali, "essenziali" della vita di tutti i giorni. Dobbiamo ricordare che, come dice san Giacomo, "la fede senza le opere è morta", ma anche che le opere senza la fede, senza la relazione profonda, radicale con il Dio della vita, portano a risultati "fragili", condizionati dal tempo e dall'egoismo e fondamentalmente inutili per il bene e per raggiungere la santità. Si tratta quindi di fondare la propria esperienza, le proprie scelte, il proprio cammino, in Cristo con Cristo e per Cristo, per ottenere la pienezza della beatitudine, la pace del cuore e per superare le crisi della nostra epoca.
In questo senso vorrei orientare il mio ministero come parroco aiutando la porzione del popolo di Dio che mi è stata affidata a progredire nella via della comunione con il Signore, nella santità.
Questo è l'obiettivo principale, il motivo della mia presenza nella comunità ecclesiale. È chiaro che per raggiungere questa meta cercherò il dialogo con tutti: con i piccoli, i giovani, le famiglie, gli anziani, con i vicini e i lontani. Per questo sono sempre disponibile a stare insieme, a vivere occasioni di confronto, a celebrare il mistero della salvezza, ad accogliere, aiutare, accompagnare tutti nella ricerca della Verità e del Bene, cioè di Dio. In questo affascinante cammino ho già più volte chiesto l'aiuto nella preghiera della comunità e dei "nostri" santi che vedono, incontrano e parlano costantemente con il Signore e con tutti noi quando devotamente chiediamo la loro intercessione.
Una parola particolare infine per gli emigrati: vi sono particolarmente vicino, anche se non fisicamente, e vi ricordo nelle mie preghiere. Vi invito a non dimenticare la terra in cui siete nati, le persone, le case e le strade in cui avete mosso i vostri passi, il fonte battesimale dove siete diventati cristiani… il ricordo però non deve portarvi alla nostalgia e alla tristezza, ma all'impegno per vivere bene lì dove vi trovate, trasmettendo agli altri ciò che avete ricevuto.
Il Signore benedica il vostro lavoro, la vostra presenza e vi renda testimoni coraggiosi di quella fede che avete ricevuto in dono sin dal momento del battesimo.
A voi cari amici lontani, così come ai campofranchesi che risiedono in paese, auguro un proficuo cammino nella vita dello Spirito, nell'amicizia e nella speranza.
A presto.

P. Alessandro Rovello (27.10.2009)



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