Un'esperienza forte tra note e amore concreto
al Lago di Monte Colombo

Esiste un luogo in Italia dove si respira aria di Cielo: una piccolissima porzione di mondo dove si vive l'amore per Dio e quel modo di relazionarsi fraterno che, penso, faccia parte di ciò che chiediamo nel Padre Nostro quando diciamo: "venga il tuo regno". La frase emblematica che c'è all'ingresso recita "Piccolo paese fuori dal mondo": ed infatti non hanno niente a che vedere con il comune agire del mondo il sorriso aperto e sincero, l'accoglienza calorosa e senza riserve, la premurosa attenzione al bisogno dell'altro, anche se sconosciuto, e l'adoperarsi per soddisfarlo che vi ho riscontrato. Quest'angolo di paradiso si trova in provincia di Rimini, immerso nel verde e nel silenzio, e si snoda attorno ad un piccolo lago naturale, che ha quasi la forma di un cuore, da cui prende il nome: Lago di Monte Colombo. Non vi sono, di norma, residenti ma la popolazione è costituita da un numeroso gruppo di volontari che vive e lavora nel circondario e che lì opera nel proprio tempo libero, occupandosi della manutenzione del posto e del servizio ai "pellegrini" che vi giungono per "riossigenare" il corpo e lo spirito. L'attività primaria del Piccolo Paese ruota attorno all'Accademia d'Arte diretta da Carlo Tedeschi, autore e regista di musical di carattere religioso e figura carismatica che dice Dio e il Suo amore con le sue opere e che incoraggia i giovani a fare altrettanto attraverso la musica, la recitazione, il canto e la danza.
In questo luogo di "pace, amore e fratellanza", come si legge in un'epigrafe all'interno del paesino, ho trascorso qualche giorno insieme ai giovani del Gruppo Madre Teresa di Campofranco che hanno aderito all'invito di Carlo Tedeschi e del suo staff a partecipare al meeting delle compagnie che in tutta Italia mettono in scena i suoi musical, in occasione della festa in ricordo del compleanno di Leo Amici, che tutti al Lago considerano un maestro e un benefattore e della cui opera Carlo è il naturale successore.
La messa in scena di stralci dei musical "Chiara di Dio" su santa Chiara e "Un fremito d'ali" su san Pio da parte dei diversi gruppi è stata accompagnata da interventi di sacerdoti, di frati e di suore che hanno catturato l'attenzione dell'intera platea raccontando le loro esperienze di fede. E' stata dunque non soltanto una festa, con la musica che commuove o infonde gioia e che ti trascina in alto a parlare con Dio, ma anche un'occasione di riflessione e di formazione.
Ma il momento fondamentale e pregnante è stato soprattutto quello durante il quale Carlo Tedeschi, rispondendo alle domande dei ragazzi, li ha intrattenuti parlando di sé, delle sue scelte, della sua fede e del suo impegno a vivere nell'amore di Dio e del prossimo, del suo rapporto con la moglie Daniela e di quanto sia stato determinante per entrambi capire, prima di sposarsi, che il loro matrimonio era una precisa volontà di Dio; ha sottolineato l'importanza dell'esprimersi con la voce, nelle parole o nel canto, e col corpo, nei gesti e nella danza, in quanto prima forma di amore per gli altri; li ha esortati a non scoraggiarsi davanti alle difficoltà e a non guardare troppo ai propri limiti ma ad aprirsi alla grandezza di Dio; li ha spronati a vigilare per soffocare l'egoismo, l'invidia e la gelosia che facilmente e con naturalezza si insinuano nella mente e nel cuore dell'uomo, incitandoli a ricercare la pace, che si ottiene mettendo in ordine i propri pensieri e il proprio corpo, e a scegliere di amare. E questo i ragazzi che affollavano il teatro hanno dato prova di averlo compreso se, come è vero, non si sono risparmiati nell'applaudire e nel fare un gran tifo anche a scena aperta, a coloro che dimostravano doti artistiche superiori alle loro, noncuranti di non essere alla loro altezza; e, nello stesso tempo, animati dal clima di disponibilità e di accoglienza che respiravano, si univano a Carlo e ai suoi collaboratori nel manifestare il loro entusiasmo e il loro affetto anche nei confronti di quei pochi la cui performance aveva qualche défaillance, a dimostrazione che ciò che conta al Lago non è la prestazione ma l'amore che ci metti nel farla.
A dir la verità, all'inizio, ero un po' infastidita dalle attenzioni che i collaboratori riservavano a Carlo Tedeschi: lo accompagnavano in teatro o in chiesa quasi scortandolo quando tutti gli altri erano già seduti, gli facevano da cordone all'uscita mentre lui, senza nemmeno l'accenno di un sorriso e a testa bassa, velocemente si allontanava...ma… quando l'ho sentito parlare, ho capito il perché di questa sorta di venerazione. Sia quanto ha detto, ma soprattutto l'intensità e il trasporto con cui si è espresso e lo sguardo che ha accompagnato le parole, mi hanno aiutata a comprendere di essere di fronte a un uomo di Dio che si lascia condurre dallo Spirito. Mentre lo ascoltavo ero ammirata ed intimorita nello stesso tempo dalla luce particolare dei suoi occhi e credo che non si possa non restare colpiti dalla sua personalità e dalla sua forza. E proprio il suo vigore e la sua fede consapevole e vissuta, unitamente all'amore che mostrava verso tutti i ragazzi , e non solo lui, ma anche tutti gli altri che lo collaborano, hanno conquistato i giovani di Campofranco, come è emerso durante l'incontro che hanno avuto col Vescovo della nostra diocesi, mons. Russotto, l'ultima sera prima di ripartire. Alla richiesta di cosa si portavano nel cuore da questa esperienza, infatti, i nostri ragazzi, con grande commozione e tra le lacrime, hanno sottolineato che la vicinanza di Carlo ha reso più facile la concretizzazione dell'amore reciproco, li ha aiutati a trasformare il canto e la danza in preghiera e ha fatto loro gustare che Dio può riempire la vita e trasformare i piccoli o grandi problemi della loro età in occasioni di crescita. Non so… mi è sembrato di leggere tra le parole una richiesta di aiuto: è come se interpellassero noi grandi ad essere più coerenti con la nostra fede, in modo da essere di buon esempio nel quotidiano e, nello stesso tempo, più tolleranti nel comprendere il percorso personale di crescita spirituale di ognuno di loro. Certamente, il vederli così commossi ed avvertire la loro urgenza di parlare e di aprire il cuore, senza titubanze e senza timore, mi ha toccata molto ed ha contribuito a rendere l'esperienza al Lago intensa, coinvolgente e formativa, di quelle che ti lasciano il segno e il desiderio di poterla rivivere ancora!
Concetta Scifo (27.10.2009)



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