Campofranco, martedì 27 ottobre 2009, ore 16.00 - 18.00
Sala Giovanni Paolo II, Piazza Crispi
Presentazione del catalogo “Storia ed Arte nel Museo di Campofranco”
Conferimento della “Cittadinanza Onoraria” al prof. Vincenzo Lucchese Salati, Università di Venezia
Visita alla nuova sede in Piazza Crispi, che ospiterà il Museo di Storia Locale
“Rita: una rosa tra le spine” il musical di Giovino rappresentato a Campofranco
Ottima l’interpretazione del Gruppo teatrale Madre Teresa


Per quella strana commistione tra sacro e profano che quasi dappertutto caratterizza la festa del patrono e a cui anche Campofranco non si è mai sottratto, il giorno dopo la festa di s. Calogero è, come si sa, da sempre dedicato all’intervento di qualche esponente del mondo musicale o dello spettacolo, più o meno conosciuto, più o meno valido e, date le finanze disponibili, generalmente in auge in un più o meno recente passato. Quest’anno, invece, per la prima volta, considerato il passivo dell’anno scorso e forse a causa di un’ulteriore calo del budget a cui attingere, anche il lunedì successivo alla festa ha avuto un sapore “spirituale” perché l’intrattenimento è stato affidato ai ragazzi della nostra comunità che ormai si sono specializzati nell’esecuzione di musical a carattere religioso, il Gruppo Teatrale Madre Teresa.
Lo spettacolo dal titolo “Rita: una rosa tra le spine” costituisce una assoluta novità: si tratta infatti della messa in scena per la prima volta di un’opera originale, le cui melodie e i cui testi sono stati ideati e scritti da Vincenzo Giovino, il nostro seminarista architetto campofranchese che il 4 luglio del corrente anno è stato ordinato diacono.
I “ragazzi del musical”, come ormai vengono affettuosamente chiamati gli esponenti del gruppo, ci hanno da sempre sorpresi per l’impegno e la bravura dimostrata fin dai primi lavori. Nemmeno questa volta si sono smentiti ma hanno dato ulteriore prova delle loro qualità e dell’ esperienza acquisita grazie alle numerose rappresentazioni in diverse città e paesi della Sicilia del loro repertorio, costituito dai musical “Madre Teresa”di Michele Paulicelli, “Dedicato a Te, Signore” e “Chiara di Dio”di Carlo Tedeschi. Queste sono le opere d’autore cui si sono dedicati dal 2005 ma, in realtà, gli inizi risalgono al 1996 quando, in seno all’oratorio parrocchiale, hanno messo su gli spettacoli “Forza, venite gente!”, “Angeli”, “Una storia d’amore” e “L’isola della felicità” che, nonostante l’allestimento artigianale e la tenera età dei partecipanti, davano già la misura delle loro potenzialità.
Nel corso degli anni, per sopraggiunti motivi, di studio o altro, qualche componente è stato sostituito e alcuni giovani nuovi si sono inseriti; il gruppo si è così incrementato ma quello che colpisce e che, probabilmente, è anche il segreto del loro successo, sono i forti legami che li uniscono, il piacere che hanno di stare insieme e che non fa loro pesare le prove quasi quotidiane e, di conseguenza, gli inevitabili sacrifici.
Per raccontare la vita e il percorso spirituale di S. Rita da Cascia l’autore si è servito di ben 27 canzoni. Le parole sono semplici ma incisive, come preghiere in musica, cariche dell’amore per Dio e per la santa, capaci di trasmettere il suo ardore per il Signore e i forti sentimenti che hanno animato le persone che sono entrate a far parte della sua vita. Personalmente, sono rimasta sinceramente colpita dalla intensità di certi versi veramente ispirati che, forse, riflettono in parte il cammino che Vincenzo stesso ha seguito per comprendere e cercare di realizzare il disegno di Dio su di lui.
Anche le arie, abilmente arrangiate da Lillo Guagenti, di Campofranco, costituiscono una vera e piacevolissima sorpresa in quanto mettono in luce un ulteriore talento del nostro diacono: lente o ritmate, celestiali o allegre,- come l’inaspettato tango che, a detta dell’autore, è stato volutamente inserito, oltre che per il richiamo alla rosa che spesso appare nelle coreografie di questo tipo di musica, soprattutto per esprimere la passionalità di Rita, il suo amore appassionato per Dio che la spinge alla clausura,- ti entrano facilmente in testa e ti sorprendi da subito a canticchiarne il ritornello. Ovviamente, come è naturale, non tutte sono allo stesso livello, certe ti colpiscono di più, altre meno; un paio di volte qualche nota richiama in parte un motivo conosciuto, ma alcune sono veramente notevoli.
Il susseguirsi delle canzoni è interrotto soltanto dall’intervento sporadico di un menestrello che, coadiuvato dalla mimica di una giullare, sottolinea in maniera divertente, con brevi battute in lingua arcaica, i momenti salienti della vicenda.
Forti emozioni hanno saputo trasmettere le belle voci soliste e del coro, la sincronia dei balletti e la straordinaria espressività degli attori che, ricordiamolo, non sono seguiti da nessun maestro di canto o di danza, ma mettono a frutto il loro amore per queste discipline grazie all’abile direzione di quel “fenomeno” che è Sandra Modica, col suo non comune talento artistico naturale: le eccezionali qualità canore, la capacità di calarsi nel personaggio, l’inventiva nel creare i passi e le coreografie per l’intero gruppo.
Oltre a Sandra che ha avuto il ruolo della protagonista, i numerosi personaggi del musical hanno avuto i volti, le voci e le movenze di Vincenzo Giovino junior che ha brillantemente reso la figura del marito prima e dopo la conversione; di Giuseppe Di Giovanni e Loris Santo Stornaiuolo che con allegria e naturalezza hanno interpretato i figli della santa. Il ruolo del menestrello è stato a ragion veduta affidato alla simpatia e alla bravura di Giovanni Stornaiuolo che ha saputo calibrare i suoi interventi senza mai essere eccessivo; quello non facile della giullare a Marta Termini che si è mossa sul palco con sicurezza.
Molto bravi e spontanei anche gli altri che hanno rivestito i diversi ruoli di suore, angeli, parenti, giullari, poveri, rose, e l’arcobaleno che porta a Rita la consolazione di Dio nei momenti più difficili: Alice D’Anna, Antonella Giovino, Calogero Scozzaro, la dolcissima Carla Lamattina col suo forte senso del ritmo, Domenico Chiparo, la sempre sorridente Elisa Di Leo, Elisa Guagenti, Elisabetta Termini con la sua particolare voce un po’ nasale, la simpatica Emanuela Liuzzo, Federica Randazzo, Gaetano Schillaci, la piccola e tenera Giulia Scroppo, Giusi Randazzo, Leila Zametta, Mariella Scozzaro, Noemi Buscemi, l’atletica Sharon Cannella, la bella voce espressiva di Silvia Mazzara e quella di Valentina Di Carlo.
Questi i nomi di coloro che hanno calcato le scene, ma l’allestimento del musical ha richiesto anche le prestazioni di Ionica Zahiu che ha creato i numerosi e bei costumi insieme a Leila Zametta, di Piero Mazzara che ha ideato e realizzato le scenografie con l’ausilio degli stessi attori e di Pino Giambrone il quale ha anche curato, ancora una volta con successo, la regia supervisionando e coordinando con disinvoltura il tutto.
Il service è stato fornito dalla Loudness di S. Stefano di Camastra che ormai segue il gruppo da anni e che fa riferimento ad un’altra giovane del gruppo, Carola Modica, la quale da sempre svolge la sua azione di coordinamento attori dalla postazione mixer.
Prima dello spettacolo il regista è intervenuto dicendo che l’attività del Gruppo si rifà al progetto culturale della CEI e si propone di evangelizzare; ha ringraziato tutti coloro che si sono adoperati per la riuscita del musical e, in particolare, Carmelo Tona, Enza Favata e Peppe Lamattina che hanno collaborato alle scene; la dirigente scolastica Carolina Taibi che ha concesso l’uso della palestra della scuola elementare per le prove, dopo che i locali dell’oratorio non sono stati più disponibili; “La Voce di Campofranco” nella persona del direttore Gino Nicastro per il contributo di 500€, frutto di un risparmio della testata; il parroco don Enzo Genova perché ha dato al Gruppo la possibilità di esibirsi.
Ha preso il microfono anche l’autore che ha spiegato lo svolgersi dell’intreccio e le sue scelte artistiche, tra cui la figura del menestrello e il ruolo delle ragazze dell’arcobaleno.
Il musical è durato più di due ore; la gente, che inaspettatamente affollava la piazza e che per la maggior parte è rimasta fino all’ultimo, ha gradito molto e non ha lesinato gli applausi. Forse, per catturare maggiormente l’attenzione di tutti sino alla fine occorreva uno stacco, un intervallo tra una prima e una seconda parte, del resto facilmente individuabile perché credo che nella trama ci sia un momento naturale in cui inserirlo, dopo l’ingresso di Rita in convento.
Complimenti, don Vincenzo!
Bravissimi, ragazzi! Questo modo sano con cui trascorrete il vostro tempo libero possa farvi crescere sempre più nel rispetto e nell’amore reciproco; sarete così testimoni credibili della vostra fede in Dio e il messaggio di pace e amore che veicolate con la musica e la danza, linguaggi attuali e vincenti di comunicazione, potrà raggiungere con maggiore incisività il pubblico che vi segue, riuscendo forse a catturare anche l’attenzione e l’interesse dei giovani “lontani”, poco coinvolti dalle tematiche spirituali perché distratti da mille sollecitazioni diseducative.

Concetta Scifo


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