Campofranco
Festa di Santa Rita 2009


Si rinnovano anche quest’anno nella nostra comunità di Campofranco i festeggiamenti in onore di Santa Rita da Cascia, una delle Sante più popolari e venerate nel mondo, che ha manifestato in modo splendido e luminoso la presenza di Dio nella Chiesa e nella storia, una donna che il Signore, nella sua vita vissuta tra amore e odio, vita e morte, perdono e vendetta ha donato alla sua Chiesa come esempio di pace, unità e amore sincero a Dio e agli uomini.
La festa è stata preceduta anzitutto come è tradizione in tutti i luoghi di devozione a Santa Rita con il Pio Esercizio dei “Quindici Giovedì” che precedono il 22 maggio, giorno della festa. Una pratica devozionale nata nel popolo cristiano quasi trecento anni fa e mai interrotta nel tempo, a ricordo degli anni duranti i quali Rita soffrì il dolore della spina, simbolo del suo abbandono totale e fiducioso in Gesù Crocifisso.
Al giorno della festa ci si è preparati con il triduo solenne iniziato martedì 19 maggio dove, dopo il canto del Rosario di Santa Rita è stata celebrata la Santa Messa, occasione importante per meditare sulla Parola di Dio e la sua attualizzazione nella vita della Santa.
Mercoledì 20 maggio grazie alla preziosa collaborazione dell’Unione Ciclisti “Toniolo” di Campofranco è stata organizzata una manifestazione ciclistica per bambini e ragazzi che numerosi tra gioia e divertimento sono accorsi a questo evento concluso in Piazza Santa Rita con un momento di festa e la consegna di un ricordo. Per questa manifestazione va un grazie al signor Salvatore Giuliano, Maurizio Schillaci, Giuseppe Di Carlo, Agostino Stornaiuolo, Antonino Lo Curcio, Giuseppe Nicastro e quanti hanno fatto si che la manifestazione si svolgesse in maniera ordinata.
A preannunziare la festa sono stati poi lo sparo dei mortaretti di giovedì 21 maggio, vigilia della festa che ha visto anche per questa giornata due momenti importanti: la Santa Messa con i Vespri Solenni e in serata la fiaccolata con il Reliquiario di Santa Rita presieduta dal diacono Vincenzo Esposito Pellitteri che tra molteplici fiaccole accese ha percorso le vie del quartiere Santa Rita.
Nel giorno della festa, diverse le manifestazioni religiose e tradizionali tra cui nella mattinata la celebrazione di Sante Messe celebrate dal parroco Don Enzo Genova e dal viceparroco Don Ivan Graci, seguite dalla benedizione delle rose simbolo di Santa Rita; a mezzogiorno dopo il suono festoso delle campane e la Supplica, all’esterno della chiesa sono state benedette e distribuite le rose di pane.
Nel pomeriggio invece, la processione del simulacro della Santa che si è snodata, sfidando anche il forte caldo, per le vie del paese e con il proseguimento per il Villaggio Faina, accompagnata dalle note della Banda cittadina “Michele Saia” diretta dal maestro Giovan Battista Favata; giunti al Villaggio è stata celebrata la Santa Messa e contemporaneamente il simulacro ha proseguito per la visita e la benedizione dei luoghi di lavoro che sorgono nelle vicinanze del Villaggio Faina. Il simulacro di Santa Rita è rimasto al Villaggio fino a domenica 24 maggio, giorno conclusivo dei festeggiamenti, dove nella mattinata si è tenuta la suggestiva sfilata di macchine d’epoca e quest’anno anche di moto per le vie del paese organizzata dal Presidente del Club Auto e Moto d’epoca, Enzo Favata; nella serata invece con grande partecipazione di fedeli è stata celebrata al Villaggio una Santa Messa seguita dalla processione e i giochi pirotecnici; subito con una lunga coda di macchine, che non ricordo aver visto in tutti questi anni di organizzazione della festa, la Santa ha trionfalmente fatto ingresso in paese. Giunti in Piazza Santa Rita la festa si è conclusa con la solenne benedizione delle macchine. Così come ogni anno vorrei proporre agli affezionati lettori di questo Mensile due riflessioni su Santa Rita tra cui una che vede Rita nella sua triplice vocazione: madre, sposa e consacrata; mentre l’altra che riguarda un po’ la tradizione ritiana e cioè sul perché e dove ha origine la benedizione delle rose.
Rita, nasce in un contesto storico molto difficile: gravi lotte tra guelfi e ghibellini, tra borghesia e popolo, tra ricchi mercanti e poveri contadini, divisioni all’interno della Chiesa stessa, ci troviamo addirittura con l’avvicendamento di tre Papi…
Cascia si trovava in questa situazione particolare a livello politico e religioso, ma Rita ha la grande fortuna di nascere in una famiglia sana, da genitori pacieri, cioè, che avevano il compito di mettere pace tra le famiglie in discordia. Nasce nel 1371 e il suo luogo di origine è Roccaporena, un piccolo villaggio vicino a Cascia. La sua formazione fu solida, educata alla scuola del Vangelo vedeva nei genitori un sicuro esempio da seguire, tanto che in lei, secondo la tradizione, nacque ben presto il desiderio della consacrazione monastica.
L’amore a Dio fu sempre al primo posto nella sua vita. I genitori non assecondarono questo desiderio e la diedero in moglie ad un giovane, Paolo di Ferdinando della famiglia Mancini. La vita matrimoniale fu accolta da lei come Volontà di Dio e la visse con grande amore, ma non fu facile. La fede e la fiducia nel Signore aiutarono Rita a superare tutti i momenti difficili, le varie incomprensioni, che inevitabilmente nascono tra due persone con sensibilità religiose diverse, ma la mitezza del suo carattere e il suo amore sincero riuscirono a convertire il marito a vivere una vita ancora più radicata nel Vangelo. Fu proprio lo stile di vita assunto da Rita al cambiamento radicale del marito che lo portò successivamente anche alla morte.
Erano già morti entrambi i genitori e rimanere vedova a quel tempo significava non avere più il senso di protezione; le condizioni della donna a quei tempi erano diverse da quelle di oggi, la donna non contava niente. Questo dolore non ferma Rita dal suo proposito di rimanere fedele al Vangelo a tutti i costi, tanto che rifiuta di vendicarsi e questo, a quei tempi, era uno scandalo perché la vendetta era considerata una questione di onore. La famiglia Mancini non accetta il comportamento di Rita e cerca di trascinare i due figli a vendicare il padre.
Per Rita la cosa fondamentale è sempre stata la salvezza dell’anima e l’omicidio fa parte dei peccati mortali; l’idea di vedere i propri figli dannarsi eternamente la spinge a formulare al Signore quell’eroica preghiera, anche se per noi poco comprensibile, di prenderli con sé prima che le loro mani si macchino di un peccato così grave.
I due figli presto si ammalano di peste e prima di morire si pentono sinceramente di aver desiderato la morte dell’uccisore del padre. Rita si trova a subire così il suo secondo grave lutto, consolata però nel sapere salvi i suoi cari. Completamente sola vorrebbe ritirarsi in Monastero, ma la discordia crescente delle famiglie glielo impedisce. In modo davvero straordinario lei riesce a mettere pace e si aprono le porte del Convento dove resterà per quarant’anni diffondendo ovunque il profumo della sua santità, caratterizzata dal dono singolare del suo Sposo Crocifisso di una delle sue spine ricevuta la notte del Venerdì Santo 1432 che seppur dolorosa la portò per quindici anni fino alla sua morte avvenuta il 22 maggio 1447 con passione, umiltà e tanta riconoscenza al Signore, accogliendola come grazia che le era stata concessa, facendone una preziosa sorgente di apostolato per i fratelli.
Nella vita di Santa Rita si nota come sia costante il primato di Dio e l’adesione alla sua Volontà in tutti gli stati della sua vita. Per Rita, Dio è sempre al primo posto, sia nella gioia che nella sofferenza. Il dolore non intacca la sua fede. Ha sempre ferma fiducia nel suo Creatore, e accoglie le vicende della vita tenendo alto lo sguardo. Rita riesce a trasmettere, con la sua vita, questo primato sia al marito che ai figli, proprio perché la sua fede è stata convinta e fondata sulla roccia della Parola di Dio ascoltando e mettendo in pratica il Vangelo nelle sue scelte quotidiane. Rita, ha abbracciato ogni sofferenza senza lasciarsi schiacciare. Il suo cuore si dilata fino da abbracciare coloro che le hanno fatto del male, la rende capace di perdono sincero, tanto che riesce a mettere pace tra le famiglie in lotta. Tutto questo perché i suoi ideali unici sono stati il Vangelo e Gesù Crocifisso che è il modello sublime di amore al prossimo che hanno fatto di lei un dono senza limiti al suo prossimo e come diceva Sant’Agostino: la fede è come l’amore, non possiamo viverla da soli.
L’altro pensiero, come ho detto prima riguarda la tradizione ritiana e i suoi simboli e cioè sul perché della benedizione delle rose nel giorno della Festa o perché Santa Rita è chiamata la Santa delle rose, domande che tanti ancora oggi si pongono.
Questo fatto, risale all’inverno del 1447, ultimi mesi prima della morte di Rita quando, tra coloro che andavano a trovarla vi fu anche una parente che abitava nella vecchia casa della Santa, a Roccaporena. Al termine della sua visita, la parente chiese a Rita se c’era qualcosa che potesse fare per lei ed ella serena le rispose che aveva il desiderio di una rosa e di due fichi maturi per gustarne l’odore e il sapore prima della morte. La parente acconsentì con il capo, pensando tra se che Rita stesse delirando per la malattia e tornò a casa. Fu grande il suo stupore quando entrata nel suo orto vide il rosso fiammeggiante di una rosa che spiccava nel roseto tra i rami bianchi ricoperti dalla neve e sul fico, senza foglie, due magnifici frutti maturi. Piena di ammirazione, colse il fiore e i due fichi e subito li portò a Rita che se pur stremata dalle sofferenze della malattia, fu rallegrata da questi due semplici, ma straordinari doni venuti senza dubbio dal Signore. Con l’avvicendarsi degli anni questo fatto, nella simbologia e nell’iconografia di Santa Rita si attribuì alla rosa la figura del marito che seppur bello d’aspetto fu però circondato dalle spine del suo difficile carattere; mentre ai due fichi si attribuirono i due figli che se pur teneri d’età, furono maturi nella fede.
Fu così che da questo evento, per tradizione nel giorno della Festa vengono benedette le rose, fiore caro a Santa Rita, per ricordare questo dono che Gesù le diede a conforto della spina che l'associò per quindici anni alla sua Passione. Anche nella nostra comunità molti fedeli alla fine delle Sante Messe fanno benedire le rose come segno di speranza, fortezza, salute, gioia e pace nell'imitazione di Santa Rita.
In quanto membro del Comitato vorrei doverosamente elencare tutti colori che in diverso modo hanno collaborato alla buona riuscita dell’organizzazione della festa: Cannella Gianna, Costanzo Antonino, Di Bona Osvaldo, Coniugi Di Carlo Restivo, Falletta Salvatore (per le foto), Favata Alessandro, Favata Enza, Favata Giuseppe (olandese), Favata Giuseppe di Vincenzo, Lipari Ersilia, Lo Curcio Maria, Modica Carola e Serena, Morreale Vincenzo per la guida del mezzo di trasporto che ha portato Santa Rita per le strade della nostra Campofranco, Palumbo Rosalia, Restivo Ermelinda, Sciarratta Maria Pia, Vitellaro Mimma, la Famiglia Falletta con tutti i devoti del Villaggio Faina.
Che il Signore sull’esempio e per la potente intercessione di Santa Rita, non faccia mancare ai nostri ragazzi, giovani, famiglie, ammalati, anziani, emigrati e a tutti i devoti la sua paterna protezione e ci conceda dal suo Cuore pieno di Amore e di Misericordia tutte le grazie che il nostro cuore desidera.

Giuseppe Favata


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