Campofranco in festa per il giubileo del parroco don Vicente Genova


Una data tristemente memorabile per la storia dell'umanità, l'11 settembre, è stata invece, quest'anno, una occasione di grande festa per la comunità di Campofranco, stretta attorno al suo parroco don Enzo Genova, per il 25° anniversario di ordinazione presbiterale.

Triduo di preparazione

L'avvenimento è stato preceduto da un triduo di preparazione a partire dalla sera di domenica 7, quando il gruppo di laici "La presenza" di Delia, guidato dall’arciprete don Carmelo Carvello, ha presentato il musical dal titolo "La locanda di Emmaus". Testo e musica originali, lo spettacolo è stato in parte adattato alla ricorrenza: infatti, accanto alle immagini di film famosi sulla vita di Gesù, che a volte sottolineavano il racconto, sul maxi schermo della scena sono state proiettate alcune fotografie che ritraevano don Enzo in alcuni momenti significativi della sua vita di ragazzo e di sacerdote.
Alla fine, il parroco è stato simpaticamente coinvolto nella recitazione: vestito di bianco, è stato il protagonista di alcune scene plastiche: si è affacciato sul balcone della Casa del fanciullo, l’edificio che sovrasta la piazza, con le braccia aperte, come abbiamo visto fare tante volte al Papa; ha percorso la piazza attorniato dalla folla festante degli attori, come Gesù sulle strade della Palestina; ancora circondato dagli attori, ha ripetuto sul palco il gesto dell'elevazione del pane durante la consacrazione, per poi scendere con loro tra il pubblico a distribuirlo; è stato, infine, sollevato a braccia dagli attori per la durata di un'intera canzone, gioiosa e coinvolgente.
Padre Enzo, in genere schivo e riservato, ha cercato di vincere l'imbarazzo che, tuttavia, si leggeva nel suo sguardo illuminato dall' "occhio di bue" che lo seguiva e, mantenendo il sorriso, è riuscito a "lasciarsi amare", per dirla con una espressione che usa spesso e che lo caratterizza. Nei giorni successivi, la Santa Messa vespertina è stata celebrata rispettivamente da don Giacinto Magro della diocesi di Piazza Armerina, da don Alfonso Incardona, arciprete a Mussomeli (entrambi membri del Movimento dei focolari, di cui fa parte anche don Enzo) e dal rettore del seminario diocesano di Caltanissetta, don Massimo Naro, i quali, oltre ad avere avuto parole di stima nei confronti del parroco, hanno posto l'accento sul tema della vocazione e del sacerdozio.
La sera del 10, infine, si è tenuta una veglia vocazionale cui hanno partecipato molti giovani e non solo, animata dal vice parroco, don Ivan Graci, e dai due seminaristi campofranchesi Vincenzo Giovino e Massimo Guarino.

Giorno della festa

Il momento culminante dei festeggiamenti è stata la solenne celebrazione eucaristica, preceduta da una breve introduzione che ne spiegava il vero significato: momento di fraternità, di gioia condivisa, di festa che ha raccolto la comunità attorno a don Enzo e alla sua famiglia per ringraziare Dio del dono dei 25 anni di vita presbiterale; ma, soprattutto, un rendimento di grazie al Padre per la salvezza operata da Suo Figlio Gesù, primo, sommo ed eterno sacerdote e, quindi, per il dono all’umanità del sacerdozio, di cui si è sottolineato il valore.
A presiedere la celebrazione il Vescovo della nostra diocesi, mons. Mario Russotto, che ha concelebrato insieme al Vescovo Antonino Migliore che opera in Brasile, ad un folto numero di sacerdoti di diversa provenienza (Caltanissetta, S. Cataldo, Serradifalco, Delia, Milena, Montedoro, Mussomeli, Acquaviva, Villalba, Agrigento, Piazza Armerina, Piana degli Albanesi, Palermo, Monreale, Taiwan), tra cui padre Antinoro, predecessore di don Enzo e guida spirituale di Campofranco per 34 anni, e ai diaconi; erano presenti anche alcuni seminaristi della diocesi di Caltanissetta e di Agrigento coi rispettivi rettori. La Santa Messa è stata celebrata all’aperto, nella piazza principale del paese: partiti in processione dalla chiesetta dell’Itria, i concelebranti hanno percorso la piazza e hanno preso posto sul palco allestito dal Comune e preparato con cura a mo’ di altare dal sagrestano, Giuseppe Favata, e dai parrocchiani: in basso un telo arancio a pieghe, sullo sfondo un telo giallo-ocra su cui spiccava un Crocifisso di S. Damiano a colori molto vivaci, la mensa; su ciascun lato due candelabri oro e una originale composizione di gladioli, lisiantus e tulipani bianchi che, sfortunatamente, hanno sofferto il troppo caldo; a destra la statua della Madonna di Fatima della Madrice davanti alla quale era posta una fioriera di ceramica con 25 tulipani bianchi, ognuno dei quali era un piccolo bouquet.
Sulla parete del campanile della chiesa, dietro il palco, il banner dell’icona che Vincenzo Giovino ha creato appositamente per questa occasione e che p. Enzo ha molto apprezzato, la quale sottolinea che la missione del sacerdozio è il servizio. Si tratta di un acquerello dai colori accesi che ritrae, da un lato, una mano nel gesto di alzare la tunica e scoprire parte della gamba e, dall’altro, la figura di Gesù, chinato e sorridente, con in mano un panno e che con l’altra solleva delicatamente il piede del discepolo da una ciotola piena d’acqua; il tutto a fare da cornice ad un pane e ad un calice posti su un tavolo.
La celebrazione è stata animata dal coro dei giovani, con Giuseppe Giuliano alla tastiera ed Elisabetta Termini alla chitarra, dalle suore domenicane, dal gruppo liturgico e dai membri del Consiglio pastorale, coadiuvati dal prezioso aiuto dei componenti della Confraternita del SS. Sacramento, dei ministri straordinari della Comunione e delle Giubbe Verdi locali.
Erano presenti autorità locali e non: il sindaco Calogero Mazzara con alcuni membri del Consiglio comunale, l’onorevole Alessandro Pagano, il comandante dei carabinieri Cesare Imbrici, la dirigente dell’istituto comprensivo, Carolina Taibi, l’ufficiale sanitario Cettina Di Leo. C’erano, inoltre, alcuni rappresentanti del focolare maschile e di quello femminile di Palermo, nonché persone di Delia, città natale di don Enzo, Villalba, Sommatino e Calascibetta, le comunità in cui egli ha operato prima di essere trasferito a Campofranco, ed, inoltre, Sutera, Enna e Caltanissetta. Il servizio video fotografico è stato curato da Vincenzo Castellano.
Tutto si è svolto sotto la guida generosa di don Ivan che, nonostante il forte caldo e l’afa, insoliti per questi giorni di settembre e che tanto lo hanno fatto patire, non si è risparmiato nell’organizzazione puntuale di ogni momento.
Anche coloro che lo hanno collaborato si sono adoperati con impegno, buona volontà, spirito di sacrificio e, nello stesso tempo, con gioia, spinti dal desiderio di testimoniare al parroco affetto e riconoscenza.

La parola del Vescovo…

Nell’omelia il Vescovo, con linguaggio a tratti aulico e col suo stile personalissimo, ispirandosi al salmo cantato durante la liturgia della Parola, ha messo in evidenza che la storia di ogni uomo inizia nel pensiero e nel cuore di Dio; è quindi Dio che ha pensato, voluto e preparato il ministero sacerdotale di padre Enzo, il quale ha il merito di aver cercato di cogliere il Suo disegno su di lui e, come ogni altro sacerdote, di aver risposto con generosità alla Sua chiamata, scegliendo di rinunciare, ha continuato il Vescovo, a ciò per cui l’uomo è stato creato: l’amore sponsale, il matrimonio, la famiglia. Tuttavia, ha sottolineato, sposare Cristo e la Sua Chiesa non è affatto rinunciare all’amore ma, al contrario, è sublimarlo; è privilegiare un amore più grande, smisurato, verso tutti, anche i nemici; è farsi espressione dell’amore senza misura di Dio.
Ma restare fedeli a questo “SI” al Signore, ha concluso il Vescovo con un’espressione del volto molto intensa e sofferta, tante volte costituisce per il sacerdote una prova molto “dura”, che richiede coraggio e che non può essere superata con le proprie forze ma soltanto con la grazia di Dio. Prima della benedizione conclusiva, il Vescovo, come talvolta è sua consuetudine, ha consegnato a padre Enzo ‘tre esse’: la ‘S’ di Sorriso, caratteristica del nostro parroco che ha, in genere, la lodevole capacità di mostrare un volto gioioso ed ilare (come fanno del resto tutti i focolarini), per non scaricare sugli altri il peso dei propri problemi, anche se, a prima vista, se non lo si conosce abbastanza, può essere frainteso, come ha notato il Vescovo stesso; la ‘S’ di Serenità e quella di ‘Solarità , anch’esse suoi attributi peculiari che gli ha raccomandato di continuare a coltivare.

…e di don Enzo

Dopo la Comunione, padre Enzo è intervenuto facendo una rapida sintesi della sua vita; ha ricordato brevemente alcuni episodi, ha espresso il suo grazie e il suo affetto per i genitori e i familiari, ma, soprattutto, ha menzionato gli amici seminaristi, i sacerdoti e i vescovi che lo hanno fatto crescere nella vita spirituale, vocazionale e presbiterale. In particolare, si è soffermato sull’incontro più significativo per lui, quello con l’Opera di Maria di Chiara Lubich, il cui carisma e la cui figura hanno avuto un ruolo fondamentale nella sua formazione. Ha sottolineato che l’essere venuto al mondo, tutti gli avvenimenti che si sono succeduti nel corso della sua vita e tutte le persone che ha incontrato, non ultime le comunità nelle quali ha operato in questi anni, fanno parte di un preciso disegno di Dio su di lui, un disegno d’amore che continua a delinearsi, anche oggi, attraverso le scelte del Vescovo nei suoi riguardi, in quanto sicura manifestazione della volontà di Dio. Con voce commossa, ha chiesto perdono se non sempre è stato in grado di andare incontro alle aspettative delle persone che ha incontrato ed ha rinnovato il fermo proposito di dedicare la sua vita a Dio e di farsi suo tramite per testimoniare e portare a tutti il Suo amore e la Sua tenerezza.

Al calar della sera…

A conclusione della S. Messa, quando già scendeva la sera, il pro-vicario generale don Pino La Placa ha letto e consegnato a padre Enzo la pergamena con la quale il Papa gli ha impartito la benedizione apostolica, invocando abbondanza di grazie divine. Poi è salito sul palco il gruppo delle “Gen 4” (la quarta generazione del movimento dei focolari) che, sotto l’impulso di p. Enzo e guidato da Francesca Di Giovanni di Sergio, si è formato nella nostra parrocchia da qualche tempo. Le bambine hanno recitato al parroco dei semplici versi in rima che hanno messo simpaticamente in luce qualche tratto caratteristico della sua personalità e del suo modo di fare e che hanno suscitato l’ilarità generale. Tutto si è svolto in maniera sobria ed ordinata: la nostra caratteristica piazza in discesa, colma di gente seduta e silenziosa, che con compostezza e decoro ha ascoltato e pregato, faceva da anfiteatro naturale; soffiava una piacevole brezza che ci ripagava del troppo sole sofferto durante i preparativi, leggera al punto giusto da non riuscire a spegnere le candele; e su tutto dominava la luna, alta e ferma nel cielo!
La comunità ha donato a p. Enzo una croce astile che completerà l’altare della chiesa madre: su di una base in marmo travertino è inserito l’albero della vita con Gesù, senza i chiodi, nell’atto di risorgere, in bronzo, nello stesso stile della mensa e dell’ambone. È un’opera originale ed unica, ideata da Vincenzo Giovino, seminarista ed architetto di Campofranco, e realizzata dall’artista tedesco che vive a Palermo, Martin Emscherman. Del dono, però, il nostro parroco ha potuto vedere soltanto le fotografie del bozzetto perché l’opera è in fase di esecuzione. Dopo la celebrazione, i concelebranti e la numerosa folla presente si sono trasferiti nei locali attigui alla chiesa madre per un rinfresco offerto dalla famiglia di p. Enzo.
La serata si è conclusa con un delizioso musical dal titolo “Chiara di Dio”, rappresentato dai giovani del gruppo teatrale campofranchese “Madre Teresa”, nato all’interno dell’oratorio parrocchiale. L’opera è di Carlo Tedeschi ed è stata riadattata dall’autore e regista locale Pino Giambrone. Lo spettacolo ha dato ancora una volta prova della bravura dei nostri giovani attori che recitano, creano ed eseguono le coreografie, cantano, con un sorriso luminoso sul viso e movendosi con naturalezza.
Il musical ha riscosso apprezzamenti anche da parte dello stesso autore Carlo Tedeschi che insieme ad alcuni del suo gruppo era venuto a trovare i ragazzi nei giorni scorsi ed era stato ospite presso il centro di spiritualità Don Nazzareno Falletta; esso era stato proposto per la prima volta in occasione della festa del patrono, S. Calogero, ed è stato replicato in onore di p. Enzo e del Vescovo, il quale, però, ha potuto seguirne solo la prima parte. L’evento si è concluso a notte inoltrata. Sui volti delle persone che si attardavano a gruppi nella piazza, espressioni diverse: stanchezza, soddisfazione, rilassamento, serenità, turbamento, allegria spensierata, gioia.
E il festeggiato? Non so, non lo vedo. Padre Enzo è così: compare, scompare, viene, va, sempre veloce, sfiora appena il terreno! Immagino si sia finalmente rilassato.
Lo rivedo dopo un paio di giorni; è contento e soddisfatto, colpito soprattutto dalla compostezza e dal silenzio della folla: “… Sì,” dice, “si sentiva la presenza di Gesù….c’era ‘Gesù in mezzo’ ”…!

Concetta Scifo

Il ringraziamento di don Enzo Genova

Eccellenza Reverendissima,
avverto questa sera il bisogno di continuare a dire, con la mia vita, l'immensa gratitudine a Dio per quanto mi ha dato, mi da e mi continuerà a dare. Mi sono sempre sentito molto amato da Dio.
Io non so perché ha scelto proprio me. Ricordo che quella mattina dell' 11 settembre del 1983 mentre ci si preparava con P. Achille per andare in Cattedrale per l'Ordinazione ci fu un momento in cui mi ritrovai solo e per un attimo fui preso da un certo panico e mi chiesi: «Ce la farò? E' veramente questo che il Signore vuole da me?».
Ho intuito che si trattava di una tentazione e la rimossi subito, una prontezza premiata subito da Dio non appena arrivato in Cattedrale. Vedo in prima fila una parente con la quale non avevo mai avuto un particolare rapporto di vicinanza e chiedo a mia madre come mai quella parente si trovasse al primo banco! Mia madre per la prima volta mi racconta la primissima parte della mia vita dove fra l'altro mi dice che proprio di quella parente Dio si era servito perché io venisse alla luce. «Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato» (Ger. 1, 5). Ora comprendo come tutto sia legato da un filo d'oro...non ero nato a caso! Dio ha da realizzare un suo progetto e continuamente non fa altro che farmi toccare in maniera tangibile il Suo amore attraverso eventi, incontri con persone sante e straordinarie come mio zio P. Nanfara, e subito dopo P. Speciale e P. Giliberto, oggi tutti in Paradiso. Grazie a tutti loro. Ed è con questi ultimi che inizia l'avventura del seminario! Dieci anni faticosi e belli dove ho imparato a fare una profonda esperienza di Dio, aiutato anche dall'incontro con il carisma dell'Opera di Maria, incontro avvenuto tramite un invito fatto da P. Alfonso Incardona e don Pino Genova che ringrazio di cuore, dono straordinario anche questo dell'amore di Dio per me, attraverso il quale ho ricevuto tanta di quella luce che mi ha guidato negli anni della formazione e che mi ha aiutato a spalancare l'anima verso i bisogni della chiesa tutta e dell'umanità. Alla fine della maturità classica restiamo solo in due: P. Achille Lo Manto ed io. Veniamo ordinati da Mons. Alfredo Maria Garsia al quale dico ancora il mio grazie e chiedo al Signore per lui la gioia eterna nel seno della Trinità.
Fu Mons. Garsia che mi inviò a Villalba come prima esperienza, e lì, per tre anni ho vissuto accanto P. Alfonso Iucolino, un santo sacerdote. Tre anni, proprio perché i primi, per me di fondamentale importanza dove ho ricevuto tanto anche dalla bellissima comunità, oggi ancora più bella, frutto del lavoro infaticabile di P. Achille Lo Manto. Grazie per essere qui oggi. Dopo, vengo mandato per cinque anni a Sommatine dove vivo una bellissima esperienza con P. La Greca e con i sacerdoti delle altre parrocchie: P. Matteo e P. Mantione. Anni quelli caratterizzati anche da una bellissima esperienza con i giovani del paese, oggi tutti papa e mamme. Diversi qui presenti e vi ringrazio di cuore.
E fu proprio tornando con loro dalla giornata mondiale di Czestochowa nel '91 che il vescovo Garsia mi manda a Calascibetta nella parrocchia di S. Antonio come Amministratore parrocchiale fin poi all'unificazione delle parrocchie. Un'esperienza questa durata 12 anni. Tra l'altro, qualche anno vissuto insieme a P. Antonino Migliore, ora Vescovo in Brasile; un'esperienza di comunione vissuta insieme a P. Mario Alcamo e ad Antonio Lo Vetere. Grazie per quei momenti di luce, e un grazie a tutti i Xibetani qui presenti.
Il giorno precedente alla sua partenza definitiva dalla Diocesi di Caltanissetta, il Vescovo Garsia mi chiede di lasciare Calascibetta per andare a Campofranco e indegnamente sostituire l'infaticabile e zelantissimo P. Antinoro. «Chi ascolta voi ascolta me» (Le. 10,16). Forte di questa parola, provo a iniziare questa nuova avventura, in contemporanea al Suo arrivo in questa diocesi carissimo Padre; in questa bellissima Comunità di Campofranco dalla quale mi sento tantissimo amato. In questi anni ho avuto la gioia di condividere questa esperienza con diversi giovani sacerdoti ( P. Salvatore Randazzo, P. Salvatore Falzone, P. Ignazio Carruba e adesso P. Ivan Graci) e tutti, con la loro diversità, mi hanno dato qualcosa e mi hanno fatto più ricco. Vi ringrazio di vero cuore e in modo particolare a te Ivan, che insieme a tutto il Consiglio Pastorale vi siete prodigati per la realizzazione di questa bellissima festa. Grazie soprattutto per l'amore che ci avete messo nel prepararla. Adesso dovrei menzionarvi tutti, uno per uno, perché da ciascuno di voi ho ricevuto tantissimo amore...ma non finirei più. Un grazie naturalmente va ai miei genitori, papa e mamma. E' indescrivibile quello che hanno fatto per me ma soprattutto quello che sono per me, e insieme a loro un grazie fortissimo va a voi Maria e Lillo, Peppuccio e Maria e ai miei nipoti Gianluca, Vincenzo - che oggi festeggia il compleanno -, e alla piccola Chiara. Grazie perché ci siete!
Grazie a tutti voi carissimi Confratelli sacerdoti diocesani e a tutti i Confratelli venuti da fuori e ai seminaristi; voi siete la mia famiglia! Prego il Signore che ci dia di essere sacerdoti Maria, capaci di generare la Sua presenza per l'amore a Gesù Abbandonato, nostro unico Sposo, in noi e in mezzo a noi per rendere la Chiesa sempre più attraente e più bella.
Cosa dire alla fine?
Il filo d'oro, grazie a Dio, non si è spezzato ma continua a legare, nell'attimo presente, ogni cosa... e in questo una parte importante ce l'ha Vostra Eccellenza Reverendissima. E' Lei che in questi anni ha fatto da "canale" perché io comprendessi in maniera sempre più chiaro il disegno di Dio su di me. E solo Ella e nessun altro potrà mai dirmi la volontà di Dio su di me. Come non ringraziala per tutto questo? Come non dirLe grazie per il Suo amore concreto e la fiducia che manifesta continuamente nei miei confronti? Grazie per questo grande amore Eccellenza, perché in questo Suo amore non posso non cogliere, ancora una volta, quell'amore del Padre che mi sostiene in questo Santo viaggio della vita e in questo servizio alla Chiesa. Non posso chiudere però questo intervento senza aver chiesto perdono. Questi 25 anni di Ministero sacerdotale sono stati un qualcosa di grande ma non sempre facili da gestire. Non sono mancate le oscurità e i momenti bui. Quanti baratti, quante debolezze, quante persone che ho scandalizzato. Di tutto chiedo perdono a Dio e a tutti voi se non sempre vi ho saputo lavare i piedi come Gesù! "Dimentico del passato, proteso verso il futuro, corro verso la meta"(Fil. 3, 13-14). Questa Parola della Scrittura, consegnatami all'inizio del mio Ministero sacerdotale direttamente da quella Santa donna -Chiara Lubich - ha informato tutti questi 25 anni di vita. A Chiara tutta la mia gratitudine in quanto con la luce del suo carisma ha sempre accompagnato, sostenuto, illuminato, sorretto in tutti questi anni questo cammino verso Dio. Attraverso questo dono ho imparato a vivere sempre più a corpo con i sacerdoti che condividono questa esperienza e con tutto il Presbiterio. A Dio, ho capito sempre più, non possiamo andarci da soli ma insieme!
"Dimentico del passato": Queste parole di San Paolo per me hanno e continuano ad avere un solo significato: "Ricominciare sempre".
La mia vita è "Un continuo ricominciare" frutto di quella fede che mi spinge a credere a quell'infinito e inesauribile amore di Dio per me che mi ama così come sono e mi ha scelto perché "ricominciando sempre" possa con la mia vita "essere amore" per tutti.
A Te Mamma celeste affido ogni cosa e tutta la mia vita, aiuta la mia debolezza!

Don Enzo Genova

Sacerdoti presenti: Vincenzo Antinoro, Ivan Graci, Ignazio Carruba, Salvatore Falzone, Salvatore Randazzo, Gino La Placa, Salvatore Pignatone, Achille Lo Manto, Francesco Lo Manto, Alfonso Incardona, Calogero Milazzo, Carmelo Carvello, Biagio Biancheri, Pino La Placa, Massimo Naro, Salvatore Asaro, papas Cola Ciulla, papas Francesco Carbone, Calogero Orifiamma, Giuseppe Argento, Giacinto Magro, Nunzio Morello e Salvatore Nicolosi. Diaconi presenti: Salvatore Cardullo, Rino Alongi Dell’Ospedale e Vincenzo Esposito Pellitteri.

Un “punto” di vista in “punta” di piedi………..in coda!

Da biblista colto ed esigente, durante la sua omelia, il Vescovo mons. Russotto non ha potuto trattenersi dal fare un appunto sulle introduzioni alle letture: in particolare, credendo di cogliere una errata interpretazione del pensiero di S. Paolo a proposito della “scienza”, quasi come se chi ha letto ne facesse oggetto di condanna da parte dell’autore sacro, ha puntualizzato che egli non la oppone all'amore. In realtà il commento si è limitato a sottolineare che l’apostolo pone l’accento sulla “carità” che deve permeare anche il “sapere”, cioè che l’esercizio del proprio sapere deve essere guidato dall’amore che, solo, ci rende vigili nelle parole e nelle azioni per non ferire i fratelli.
Il contesto e la necessaria brevità delle monizioni non si prestavano certo ad un approfondimento di carattere esegetico, o filosofico o teologico, né queste erano le intenzioni: da qui, forse, la “leggerezza” di non essere stati sufficientemente chiari, anche se è difficile pensare ad un credente che non consideri la scienza un dono di Dio.
Il Vescovo è il nostro pastore e la nostra guida, è suo compito ammonirci e istruirci sulla Parola di Dio e mons. Russotto ha sapienza, efficacia e fascino nello spezzarla.
Forse non era nelle sue intenzioni, ma l'aver esordito con le parole: "mi dispiace per chi ha introdotto un po' le letture", ha richiamato l’attenzione sul fatto e prodotto soltanto curiosità e forte imbarazzo in chi ha letto e in molti fedeli che ascoltavano. Sarebbe bastato omettere queste parole in premessa e la dotta disquisizione sul tema in questione sarebbe stata ugualmente recepita, senza produrre mortificazione e senza suscitare commenti istintivi.... Chi scrive “ non intende certo mancarle di rispetto, e con tutta Campofranco continuerà a volerle bene e a pregare per lei … ma riportare anche questo episodio è amore di verità e dovere di cronaca, nonché monito ad essere più espliciti per non generare equivoci ”.

Concetta Scifo


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