Campofranco
La festa di S. Rita sempre più bella


Si rinnova sempre di più, nella nostra comunità, l’annuale appuntamento con la festa in onore della grande Santa di Cascia, Santa Rita, donna piccola e semplice, ma di grande fede ed esempio di vita cristiana, vissuta in conformità al Vangelo.
La festa come ormai, da tradizione in tutti i luoghi di devozione a Santa Rita, ha il suo inizio con la pia pratica dei
“Quindici Giovedì” iniziati a febbraio, in ricordo dell’evento prodigioso della “stigmata”della spina ricevuta dal Crocifisso e che la Santa portò sulla fronte per quindici anni. La festa del 22 maggio è stata poi, preceduta dalla tradizionale sfilata per le vie cittadine, delle “Macchine d’epoca” di domenica 18 maggio, organizzata dal Club Auto e Moto d’epoca di Campofranco, con il presidente Enzo Favata a cui va il nostro grazie per la curata e suggestiva organizzazione della manifestazione; e da un triduo, iniziato lunedì 19 maggio, nel quale accostandoci alla duplice mensa della Parola e dell’Eucarestia, abbiamo potuto meditare come la vita di Santa Rita è stata un vangelo vivente, soprattutto nei doni particolari ed eroici che le sono stati donati dal Signore, quali: il saper perdonare, trasmettere pace e amore verso il suo prossimo, il saper soffrire e unire i suoi dolori ai patimenti di Cristo, l’ umiltà e la gioia di essere amati dal Signore.
Ad annunciare la festa sono stati gli spari di mortaretti e il rullo di tamburi per le vie cittadine della vigilia. In serata dopo la Santa Messa e i Vespri Solenni si è snodata la tradizionale fiaccolata con il Reliquiario della Santa per le vie del quartiere.
Nella mattinata del 22 maggio si sono susseguite le Sante Messe con la benedizione delle rose celebrate dal parroco Don Enzo Genova e dal viceparroco Don Ivan Graci, e alla fine della Santa Messa solenne e della Supplica, a mezzogiorno nel piazzale antistante la chiesa sono state benedette le rose di pane, distribuite a tutti i fedeli presenti.
Nel pomeriggio invece, si è svolta la solenne processione dell’artistico simulacro della Santa che dalla sua omonima chiesa con un pellegrinaggio partecipato da moltissimi fedeli, a piedi, ha raggiunto il Villaggio Faina allietata dalle note della Banda Musicale “Michele Saia” di Campofranco, diretta dal Maestro Giovan Battista Favata.
Giunti al Villaggio è stata celebrata un’altra Santa Messa, seguita dal giro dalle piccole fabbriche e luoghi di lavoro circostanti al Villaggio con il simulacro di Santa Rita, per invocare la benedizione del Signore e l’intercessione della Santa su tutti gli operai che vi lavorano, impartita quest’anno, dal nostro Diacono Vincenzo Esposito Pellitteri.
Ritornati al Villaggio, dopo la processione e lo sparo dei giochi pirotecnici, la Santa è rientrata festosamente in paese accompagnata da una lunga sfilata di macchine e motorini che hanno allietato con il suono dei loro clacson, l’ingresso di Santa Rita in paese, concludendo la festa con la benedizione delle stesse all’arrivo nell’omonima Piazza.
Quest’anno, poi è stata allestita anche una prima “Mostra di immagini sacre”, visitata da molti fedeli di Campofranco e dai paesi vicini, che ha visto esposti dal 18 al 24 maggio diversi santini e quadri dell’Ottocento e primi del Novecento. È molto bella un’espressione del Concilio Vaticano II, che definisce la Chiesa: “Un popolo riunito nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, quindi “Popolo di Dio”. È vero anche che quando la Chiesa si pronunzia sulla santità di un cristiano, lo fa attraverso i suoi pastori: i Vescovi, che sono i portavoce dei propri fedeli, la base, il popolo.
Rita da Cascia non è nata santa, c’è diventata, vivendo la propria vita nella fatica, nella gioia, nella speranza di ogni giorno, dando la testimonianza di donna e di cristiana. Per questo motivo il popolo se la sente vicina, giovane, sposata, madre, vedova e monaca agostiniana. Santa Rita (Roccaporena 1371 - 22 maggio 1447) è stata beatificata da Urbano VIII nel 1628, 181 anni dalla morte, ed è stata proclamata Santa da Leone XIII nel 1900, cioè 453 anni dalla morte e 272 dalla beatificazione. I vuoti storici sono tanti, ma tutti riempiti da attestazioni di affetto e di devozione popolare attraverso la tradizione orale della preghiera.
Molti furono gli eventi prodigiosi concessi dal Signore alla Santa e riportati nei cosiddetti “Fioretti” tra cui troviamo il prodigio delle api, che depongono il miele sulla bocca di Rita ancora in fasce senza recarle alcun danno; così, data in sposa ad un giovane “violento”, sa esercitarsi nella virtù della pazienza; così quello dell’ingresso prodigioso in monastero a porte chiuse grazie all’intercessione dei suoi tre Santi protettori, San Giovanni Battista, Sant’Agostino e San Nicola da Tolentino; come bisogna ricordare il bastone secco innaffiato e coltivato per obbedienza, che diventa vite, ancora oggi con frutti, visibile nel Monastero di Cascia e infine, il prodigio della rosa, sbocciata nell’inverno prima della sua nascita al cielo tra il biancore della neve. Certamente questi fatti hanno un significato “simbolico” che indicano la dolcezza di Rita, il premuroso rispetto per il marito, l’assistenza dei Santi che l’accompagnano con le loro preghiere dentro il Monastero, la fede in Dio; ma quale è per noi cristiani il significato della venerazione dei Santi? Certamente le nostre celebrazioni, la nostra venerazione non accrescono la loro santità, ma la Chiesa ce li pone dinnanzi come modelli per imitarne le virtù, come fratelli che intercedono per noi, come compagni di viaggio nella nostra vita e come messaggeri dell’Amore Misericordioso che Dio ha per noi. Infatti, il messaggio di Santa Rita è puramente evangelico perchè è un messaggio di dolore consapevolmente accettato; di amore per Dio e per il prossimo; di perdono cristiano e di pace religiosa e sociale, auspicata più volte nel Vangelo.
Rita ha posto la Croce di Cristo, segno di salvezza per l’umanità, e l’imitazione di Cristo Crocifisso al centro della propria vita, facendo suo l’invito di Gesù:<>(Lc 9, 23), oppure in un altro passo, nel Vangelo di Matteo (7,21) si dice: <>. Rita ha amato Gesù intensamente, desiderando di condividere con lui le sofferenze atroci della sua passione e morte. Con la stessa intensità Rita ha amato il prossimo, immagine vivente di Dio, alleviando ogni tipo di sofferenza nell’ambito delle proprie possibilità fisiche, morali e materiali. Ha praticato fino alla morte il grande comandamento dell’amore dato a noi da Gesù: <>. (Mt 22, 37-39).
Rita ha perdonato eroicamente e cristianamente gli uccisori del marito e le offese ricevute, dimenticando la legge dell’ “occhio per occhio, dente per dente” e facendo propria quella evangelica del <> (Mt 18, 21-22), e quella della preghiera del Padre nostro insegnataci da Gesù: <>. Rita, infine, è stata una donna amante della pace evangelica nel vero senso della parola. Anzi, fin da fanciulla esercitò la missione ereditata dai suoi genitori, cioè quella di “paciera di Gesù”. Il tema della pace, infatti, ricorre in tutto il Vangelo: gli angeli la cantano sulla grotta di Betlemme (Lc 2,14); Gesù raccomanda ai discepoli di avere pace fra di loro (Mc 9,50); sceglie come suo saluto l’augurio della pace (Gv 20,19; Lc 24,36), lascia <> in eredità ai suoi discepoli (Gv 14,27); dichiara beati i promotori della pace con queste parole del discorso della montagna: <> (Mt 5,9).
Facendo proprio l’insegnamento evangelico della pace, Rita è diventata una donna di pace. Per la pace della Chiesa, nella società, nell’ambiente di Cascia, nella sua stessa famiglia, per questo dono ella ha pregato e sofferto. Il suo messaggio di sofferenza, di perdono, di amore e di pace è quindi attualissimo anche per la nostra epoca travagliata dagli stessi mali.
In quanto componente del Comitato dei festeggiamenti, vorrei elencare quanti hanno collaborato per la buona riuscita della festa: Gianna Cannella, Antonino Costanzo, Osvaldo Di Bona, Alessandro Favata, Enza Favata, Giuseppe Favata di Vincenzo, Massimiliano Giambrone, Ersilia Lipari, Maria Lo Curcio, Vincenzo Morreale, Rosalia Palumbo, Ermelinda Restivo, Maria Pia Sciarratta, Lillina Schillaci, Lillina Valentino, Mimma Vitellaro, la Famiglia Falletta con i devoti del Villaggio Faina.
Affidiamo al Signore e alla potente intercessione di Santa Rita, i bambini, i ragazzi, i giovani, le famiglie, gli anziani della nostra comunità, tutti gli emigrati e i lettori de “La Voce di Campofranco” alla cui protezione è stato affidato, affinché gli esempi dei Santi e in modo particolare di Santa Rita, ci aiutino a scoprire l’immenso amore di Dio per noi che ci chiama tutti alla santità e la loro intercessione ci aiuti a rafforzare la nostra fede nelle meraviglie che il Signore compie in ciascuno di noi.

Giuseppe Favata


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