Caro amico ti scrivo …. Lettera aperta a
Padre Nazzareno, un pizzicotto … di bontà


Tante sono le date che contribuiscono a fare la storia di un paese ed il 29 agosto 1998 dovrà per forza essere per Campofranco sicuramente una di quelle. E’ morto Padre Nazzareno. Non è morto un uomo, non è morto un prete: è morto Padre Nazzareno!
E parlare adesso di una persona che non è più tra di noi e che aveva più del doppio della mia età, non è per me una cosa tanto semplice, altri sicuramente potrebbero farlo meglio.
Sin da bambino, quando ancora non abitavo a Campofranco, sentivo ripetere il nome di Padre Nazzareno dalla mia famiglia, tanto da suscitare in me una curiosità tale, come del resto è naturale in tutti i bambini, che non vedevo l’ora di incontrarlo di presenza. E l’occasione mi si presentò quando con la mia famiglia mi stabilii definitivamente a Campofranco e cominciai a frequentare la prima media.
Il primo giorno di scuola vidi entrare in classe, con quell’andatura particolare, quel “parrinu curtuliddu”, dagli occhi sempre all’erta, che avevo molte volte immaginato per via delle descrizioni che mi erano state fatte. In verità quel giorno lo ricorderò anche per un motivo diciamo.. “doloroso”, dove il protagonista fu, ovviamente Padre Nazzareno. Eravamo, dicevo, in prima media, nel 1973 quando a Campofranco esistevano 5 classi di prima media con l’unica esistente oggi, e ci sentivamo ormai già grandi avendo lasciato le elementari e questo secondo noi, ci autorizzava a fare in classe quello che volevamo; figuriamoci, poi, il primo giorno di scuola. Con alcuni compagni lo vedemmo entrare in classe, ma continuammo a fare la nostra brava baldoria fino a quando sentii due dita che presero con un pizzicotto così sottile il mio braccio tanto da lasciargli un grande segno violaceo per qualche giorno. “Che delusione”, pensai, “era questo Padre Nazzareno ?” Si, era anche questo perché dopo qualche altro giorno di pizzicotti distribuiti equamente tra tutti i compagni, nessuno escluso, capimmo che era meglio stare buoni e cominciare ad ascoltarlo. Era stato un suo modo di fare, un metodo oggi quantomeno discutibile, ma che aveva raggiunto il suo scopo.
Ricordo, poi, i primo tornei di calcio “in onore di Santa Rita”, quando vincitori e vinti aspettavano con trepidazione le coppe o le medaglie sportive e lui o perché aveva dimenticato a comprarle o volutamente (questo non lo sapremo mai), donava a tutti le medagliette raffiguranti l’immagine sacra di S. Rita: “Una di queste vale più di cento medaglie d’oro”, ci diceva tentando di consolarci. E noi, dopo qualche timido accenno di protesta, seppur brontolando, ritornavamo a casa con la medaglietta in tasca per la felicità … delle nostre mamme.
Padre Nazzareno indubbiamente una persona sempre calma, piena di buon umore, dalla battuta sempre pronta. Non dimenticherò mai quando lui, ormai ottantenne, nel tentativo di farlo scherzosamente arrabbiare, mi sono permesso chiedergli: “Padre Nazzare’ ma fin’a quannu avi a campari?”. Mi aspettavo il ripetersi di uno dei suoi famosi pizzicotti, ma lui con quel sorriso ironico e quella inconfondibile voce quasi stridula, mi lasciò a bocca aperta facendomi nello stesso tempo preoccupare un po’ quando mi rispose: “Sempri a lu funerali tua è viniri”. Certo una risposta un po’ macabra, ma vi confesso che non ebbi più il coraggio di ripetergli quella domanda !
E come non ricordare ogni 1° Maggio, la Santa Messa che celebrava nella sala mensa della Montecatini alla presenza dei lavoratori e delle loro famiglie e il pranzo consumato insieme a quei lavoratori che raccomandava sempre nelle sue preghiere; le tante e continue energie profuse per la diffusione del culto di Santa Rita con le processioni piene di gente e di “lambrette”; l’ampliamento e l’ammodernamento della chiesa, l’educazione dei giovani; il conforto agli ammalati e ai bisognosi; il mantenere i legami affettivi degli emigranti di anno in anno, purtroppo, sempre più numerosi, attraverso la Voce di Campofranco e tante altre cose, lo sport, il teatro, delle quali sicuramente altri potranno ricordare meglio di me. I 63 anni di servizio sacerdotale che ha svolto con perseveranza e umiltà, lo hanno reso instancabile artefice di quasi tutto quello che si è svolto a Campofranco; non rimane nulla a cui Padre Nazzareno non si sia sempre dedicato con dinamismo, intraprendenza e credo cristiano nelle innumerevoli manifestazioni religiose, sociali, ricreative, sportive …
Il passare del tempo è molto più veloce quando lo si vive con intensità, con un impegno costante e quotidiano, specialmente quando è finalizzato ad aiutare il nostro prossimo. E gli 88 anni vissuti saranno sembrati probabilmente pochi a Padre Nazzareno, perché avrebbe voluto fare la volontà di Colui che dal Cielo l’ha mandato ad operare nella nostra terra. Ma lui stesso predicava sempre che “ogni vero cristiano deve essere sempre pronto a rispondere alla chiamata del Padre” e sicuramente anche nel giorno del suo funerale, 8 anni fa, era insieme a noi a pregare per il Signore, per gioire con Lui per la chiamata ricevuta e ringraziarLo della vita che gli aveva donato e del servizio che gli aveva permesso di svolgere tra i suoi concittadini.
Infine mi consenta… una preghiera, Padre Nazzareno: in Paradiso ci saranno sicuramente ragazzi che frequenteranno la prima media: per farli stare buoni, non gli faccia “assaggiare” i suoi pizzicotti: fanno veramente male e poi, oggi, … c’è il telefono azzurro !!!

Rino Pitanza


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