Saluto di commiato di Mons. Antonino Dolce, vicario generale dell’Arcidiocesi di Monreale
Uomo retto e lungimirante, audace e coraggioso, di cultura vasta e profonda


E’ ancora vivo in tutti noi il ricordo della solenne ordinazione episcopale del nostro Pastore. E se ricordare – come sin da quel momento egli stesso ha messo in evidenza – significa conservare nel cuore, nel cuore di ognuno di noi c’è ancora lo splendore della nostra basilica cattedrale, in quella sera gremita per la presenza del popolo di Dio e di numerosi vescovi e sacerdoti. La nostra cattedrale splendente di luce, segno visibile della santa Chiesa di Monreale che risplende di tanta luce per la sua vetusta storia, ma soprattutto per le sue eminenti figure di santità, per i tanti sacerdoti, pastori di anime che, con spirito di abnegazione e vero zelo apostolico, hanno lavorato e lavorano nella vigna del Signore; per i tantissimi laici che nell’ordinarietà della loro vita quotidiana testimoniano il vangelo.
Questo stesso popolo, a distanza di neppure quattro anni, si raduna oggi nella chiesa cattedrale, non più festante, ma mesto e silenzioso, per dare l’ultimo saluto alle spoglie mortali del suo pastore.
Seppure con la piena certezza che è il Signore a guidare il cammino della storia, non possiamo non domandarci quale sarà mai il progetto di Dio sulla nostra Chiesa di Monreale. Tuttavia, al Signore non chiediamo perché ci ha tolto colui che è stato la guida e il pastore, ma Gli diciamo grazie perché ce lo ha dato.
La permanenza di Mons. Naro nella nostra arcidiocesi è stata breve, ma molto intensa. In lui abbiamo apprezzato l’uomo retto e lungimirante, audace e coraggioso nei suoi progetti innovativi; l’uomo dalla cultura vasta e profonda. Abbiamo scoperto e conosciuto il credente, l’uomo di fede e di preghiera, sostenuto da una spiritualità autentica ed essenziale, il credente proteso a coltivare il suo rapporto personale con il Risorto, per esserne testimone nel ministero apostolico. Ma, soprattutto, abbiamo sperimentato l’amore del Pastore per il suo gregge: impegnato costantemente a rinvigorire la nostra fede, indicandoci la vita cristiana come incontro personale con il Risorto e proponendoci incessantemente la santità come misura alta della vita cristiana, preoccupato per la trasmissione della fede nella famiglia ed alle giovani generazioni.
La visita pastorale gli ha consentito di incontrare personalmente, una per una, le pecore del suo gregge: ha incontrato sacerdoti, religiose, aggregazioni e, soprattutto, singoli fedeli, cosicché, conoscendo la situazione delle diverse parrocchie, degli ambienti e delle persone, si è progressivamente, sempre più, innamorato di questa Chiesa, sua sposa, per la quale si è speso attimo per attimo, senza risparmiarsi. Ha amato questa Chiesa e ci ha esortato ad amarla con amore sempre più grande. E, giorno dopo giorno, noi tutti, sacerdoti, religiosi e religiose, laici impegnati nelle diverse ministerialità e semplici fedeli, abbiamo imparato ad amarlo di vero cuore, scorgendo in lui, con l’occhio della fede, non solo l’Apostolo ed il Pastore, ma il Padre e l’Amico.
Lo abbiamo amato e lo amiamo: ne è prova l’incessante pellegrinaggio di quanti in questi giorni sono venuti per rendergli omaggio e tributargli l’ultimo saluto affettuoso.
Grazie, Cataldo, Padre e Vescovo! Tu che hai ricordato a noi le misericordie del Signore, ora che sei con Lui ricordati di noi.


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