Lullù Antinoro, lo Scuolabus del Comune va in pensione


Dire Scuolabus e dire Lullù Antinoro a Campofranco è quasi la stessa cosa. Nell’immaginario collettivo di cinque o sei generazioni di alunni dalla scuola dell’Infanzia, alla Primaria, alla Secondaria di 1° grado e all’Istituto Professionale ( e di chi sta scrivendo), Lullù Antinoro è associato al servizio dello Scuolabus: trasporto quotidiano all’interno del territorio comunale per assicurare la frequenza delle lezioni agli alunni abitanti lontano dai plessi scolastici, brevi viaggi per visite d’istruzione, spostamenti occasionali e spesso a sorpresa. In tanti anni il suo servizio è stato sempre espletato con la massima diligenza ed attenzione, con tanta disponibilità e cortesia e, soprattutto, con infinita …pazienza!
Pazienza con gli alunni e i loro genitori, pazienza con gli amministratori, gli impiegati comunali, gli assistenti al trasporto; pazienza con i collaboratori scolastici, con i docenti, con i dirigenti; pazienza con tutti, sempre e in ogni occasione! Il 10 luglio a questa pazienza è stata posta la parola fine, almeno nell’ambito del servizio sinora espletato, perché Lullù è stato festeggiato per aver deciso di godersi i prossimi anni in pensione. Continuerà certamente ad esercitare la sua pazienza in famiglia soprattutto con i suoi graziosi nipotini. Per Lullù c’è stata festa al Comune di Campofranco in mezzo agli amministratori e ai suoi colleghi di lavoro e c’è stata festa all’Istituto Comprensivo, in via S. Croce, circondato dalle grida di gioia e dalle parole di affetto e riconoscenza manifestate dagli alunni durante una recita in suo onore e dalla dirigente scolastica Carolina Taibi, che ha evidenziato le qualità del suo agire improntate al rispetto degli altri e allo svolgimento corretto dei doveri derivanti dal servizio assegnato.
Significative alcune espressioni verseggiate lette a scuola: “… Sempre paziente e gentile a noi bimbi delle file,/ pronto a dare una mano a chi era lento a salire/ e a dire “Attento!” a chi in fretta voleva uscire./ A Mussomeli, a Milena, a Sutera, al boschetto,/ lui era per noi un angioletto./ Le nostre canzoni stonate sopportava,/ e ogni tanto con noi canticchiava/ …”

V.N.


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