Così il rito della consacrazione della Chiesa Madre


Con la sua morte e risurrezione, Cristo è divenuto il tempio vero e perfetto della Nuova Alleanza,e ha raccolto il popolo che si è acquistato a prezzo del suo sangue.
Questo popolo santo, adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,è la Chiesa, tempio di Dio edificato come pietre vive, nel quale viene adorato il padre in Spirito e verità.
Giustamente fin dall’antichità, il nome Chiesa è stato esteso all’edificio in cui la comunità cristiana si riunisce per ascoltare la parola di Dio, pregare insieme, riceve i sacramenti e celebrare l’Eucaristia.
All’indomani della pace costantiniana si videro sorgere dappertutto chiese luoghi della celebrazione e la loro consacrazione e dedicazione costituì anzitutto una festa del popolo di Dio, manifestazione gioiosa e splendida della chiesa. Da allora la consacrazione di una chiesa e dell’altare ha sempre conservato questo carattere festivo… se ne sono potuti cogliere i segni lo scorso 11 Marzo a Campofranco, giorno della consacrazione della nostra Chiesa Madre. Ogni chiesa ed in particolare la chiesa madre, è l’icona e lo specchio permanente di una verità di fede, noi siamo il tempio vivente del Signore. E come il cuore di ogni battezzato, membro vivente del corpo del Signore, è spazio vivente che accoglie la presenza di Dio uno e trino, così anche il tempio è il luogo dove la presenza di Dio in mezzo all’umanità si rende maggiormente evidente. Il tempio, composto di tante pietre, manifesta la duplice maniera della presenza di Dio: quella misteriosa nel cuore di ogni credente e quella maggiormente visibile nella comunità di fede, di speranza e di carità, radunata insieme. Per la comunità di Campofranco la Madrice si colloca nel cuore della sua unità etnica, nel nucleo della sua cultura originale. Guardando alla chiesa madre, ogni vero campofranchese ritrova le sorgenti genuine della sua etnia: la storia relativamente breve di questo paese si snoda principalmente attorno a questo spazio felice dove la vita religiosa, familiare e sociale trova il tessuto connettivo che conferisce unità etnico-culturale a mille gesti e avvenimenti che, da soli rimarrebbero privi di significato e che invece ricevono come il marchio di fabbrica campofranchese, con sentimenti di gioia abbiamo accolto il nostro pastore, il Vescovo,S.E. mons. Mario Russotto che con il dono della sua presenza in mezzo a noi, in occasione della sua prima visita pastorale l’11 marzo 2006 per la preghiera consacratoria e l’unzione crismale ha consacrato la Chiesa Madre, tempio e l’altare a Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo. Il rito molto ricco di segni si è svolto all’interno della celebrazione eucaristica, come del resto prevede il rituale, presieduta dallo stesso Vescovo circondato da diversi Sacerdoti, Diaconi, Seminaristi, Religiose e dal Popolo di Dio. Il rito della consacrazione si è svolto secondo le indicazioni del rituale nel seguente modo:
? Rito iniziale con la benedizione dell’acqua e l’aspersione dell’altare e dell’assemblea. Nel rito d’ingresso non si usano candele ad eccezione per quelle che circondano le reliquie dei santi che vengono portate in processione dal diacono da deporre prima vicino al candelabro a sette braccia simbolo dei sette comuni del vicariato di Mussomeli, realizzato per l’occasione, per essere disposte successivamente sotto l’altare. Non si è fatto uso di incenso durante la processione né durante la liturgia della Parola, l’altare fino a quando non è stato consacrato, no ha ricevuto né il bacio da parte dei ministri né è stato incensato, è stato presentato spoglio senza tovaglia, fiori e candele, inoltre le luci della Chiesa erano soffuse. Terminato il canto d’ingresso, il Vescovo si è recato alla sede, ha salutato il popolo con le parole del rituale… poi ha benedetto l’acqua per aspergere il popolo in segno di penitenza e in ricordo del Battesimo, e in seguito ha asperso anche l’altare invitando tutti i fedeli alla preghiera.
? Liturgia della parola seguita dall’omelia del vescovo
? La litania dei santi con la deposizione delle reliquie di alcuni santi. Sono state cantate le litanie e tutti si sono prostrati in ginocchio. La chiesa pellegrina sulla terra,unita con la chiesa celeste ha invocato l’aiuto e la protezione dei suoi Santi. Ricevute le reliquie, il Vescovo le ha collocate sotto l’altare, nel sepolcro opportunamente preparato. La santità di Cristo Gesù continua nella santità della chiesa, uomini e donne che hanno testimoniato Cristo con il martirio, è il prolungamento della santità a cui tutti siamo chiamati a essere, le reliquie dei santi che sono state deposte all’interno dell’altare, stanno a significare proprio questo.
? La preghiera di consacrazione e l’unzione dell’altare e del tempio nelle dodici croci con il sacro crisma. Il Vescovo, dopo aver proclamato la preghiera ha versato il sacro Crisma sull’altare,l’olio che il vescovo stesso ha consacrato il giovedì santo in cattedrale,l’olio che consacra i battezzati, che conferma i cresimati, e che consacra i presbiteri e i vescovi in maniera indelebile, in quel giorno ha consacrato l’altare e la chiesa. Ha versato il sacro Crisma precisamente al centro e ai suoi quattro angoli,dove sono incise cinque croci,che simbolicamente richiamano le cinque piaghe di nostro Signore Gesù Cristo morto e risorto e ha unto tutta la mensa. Con l’unzione, l’altare viene consacrato e simboleggia Cristo, l’unto per eccellenza. Il Padre infatti lo unse di Spirito Santo e lo costituì Sommo ed eterno sacerdote, perché offrisse sull’altare il sacrificio del suo corpo per la salvezza di tutti, ecco perché dopo la consacrazione è stato e lo sarà per sempre, riverito con l’inchino, con il bacio e con l’incenso. Poi il Vescovo ha unto le pareti nelle dodici croci,l’unzione della chiesa indica che essa è consacrata in modo totale e permanente al culto cristiano. Secondo la tradizione la liturgia cristiana vuole là dove è possibile 12 croci, le quali unte rappresentano i 12 apostoli, colonne della chiesa, ma anche significano che la chiesa è immagine della Gerusalemme, la santa città
? L’incensazione dell’altare e della chiesa e la copertura dell’altare e l’illuminazione del tempio. E’stato posto sull’altare un braciere per offrire l’incenso che bruciato richiama il sacrificio di Cristo, perpetuato sull’altare nel mistero, sale a Dio in odore di soavità, significa inoltre che le preghiere dei fedeli, si innalzano accette e gradite fino al trono di Dio, a sua volta è stata incensata la chiesa e questo indica che per mezzo della consacrazione essa diventa casa di preghiera. L’altare e la chiesa poi sono stati illuminati a festa, l’altare da spoglio che era, è stato rivestito da una splendida tovaglia di lino, dai fiori e dalle candele, la copertura dell’altare, indica che esso è insieme luogo del sacrificio eucaristico e mensa del Signore, intorno ad esso stanno il Vescovo, i sacerdoti e i fedeli che svolgono insieme la stessa azione sacra, anche se con uffici e compiti diversi, celebriamo il memoriale della morte e risurrezione di Cristo e partecipiamo alla cena del Signore. È per questo che l’altare, viene preparato e ornato a festa: segno espressivo che a questa mensa del Signore, tutti noi fedeli, ci accostiamo con gioia per nutrirci del cibo divino, cioè del corpo e del sangue di Cristo immolato. L’illuminazione dell’altare è stata seguita dall’illuminazione della Chiesa, e ci ha ricordato che Cristo è luce per illuminare le genti, del suo splendore brilla la Chiesa e per mezzo di essa tutta la famiglia umana.
? La liturgia eucaristica
? La lettura del decreto di avvenuta consacrazione e la “Svelatio” della lapide commemorativa dell’evento.

Don Ignazio Carrubba
(Vicario parrocchiale)


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