Campofranco: la devozione e la festa in onore di Sant’Antonio Abate


Anche quest’anno nella nostra comunità si rinnovano gli ormai tradizionali e suggestivi festeggiamenti in onore del Patriarca dei monaci, Sant’Antonio abate, celebrati domenica 22 gennaio.
Antonio nato nel 251 d.C. ,da ricchi genitori cristiani a Coma nell’Alto Egitto, rimasto orfano all’età di vent’anni si prese cura della casa e della sorella. Un giorno mentre si recava in Chiesa per partecipare alla Celebrazione Eucaristica rifletteva sulla ragione che aveva condotto gli Apostoli a seguire Gesù dopo avere abbandonato ogni cosa. Così la Parola di Dio fu per lui Provvidenza, infatti durante la liturgia della Parola fu proclamato la parabola del giovane ricco, tratta dal Vangelo di Matteo, li colpì una frase in particolare: <>. (Mt 19,21)
Allora Antonio fece sue queste parole, diede in dono agli abitanti del paese le proprietà che aveva ereditato dalla sua famiglia, possedeva infatti molti campi, vendette anche tutti i beni mobili e distribuì la forte somma di denaro ai poveri, riservandole solo una piccola parte alla sorella, che fu affidata a delle vergini consacrate.
Così, Antonio si ritirò in disparte nel deserto cominciando a condurre una vita ascetica, aspra, senza nulla concedere a se stesso. Passò molto tempo in preghiera e meditazione. Intorno al 305 fondò una comunità nel Fayum e poco dopo un’altra sul Pispir, fu lui a dare inizio alla vita monastica, pur non dotandola di regole precise. Ormai, conosciuto da tanti, in Egitto, molti correvano da lui per chiederli consigli e preghiere. Antonio morì più che centenario il 17 gennaio del 356 nell’eremo sul monte Colztum, vicino al Mar Rosso. Fu Sant’Atanasio, un suo amico, che appoggiò durante l’eresia ariana, a scrivere una sua biografia. Man mano la sua devozione e stima cresceva da tutte le parti. E' invocato con l’appellativo di “Terror Daemonum” cioè terrore dei demoni, proprio per la sua forza interiore di combattere contro le forze del male che lo opprimevano. Tre sono gli elementi che caratterizzano l’iconografia e la vita del Santo, a lui è associato il bastone a T, (tau), un maialino e il fuoco. Per quanto riguarda il maialino secondo antiche tradizioni assume due significati, il primo racconta che il maialino rappresentasse il diavolo sconfitto da Sant’Antonio, resistendo alle tentazioni; mentre la seconda racconta che Sant’Antonio guarì un maialino gravemente ammalato, che le rimase fedele. Il fuoco, invece secondo un’antica tradizione racconta che il Santo insieme al suo maialino abbia rubato il fuoco all’inferno e a questa fu legata anche la protezione del Santo per la guarigione dall’ herpes zoster, chiamato comunemente il “fuoco di Sant’Antonio”.
Una devozione, quella di Campofranco che possiamo ritenerla molto antica, poiché paese in cui si viveva principalmente di agricoltura e di allevamenti, di cui il Santo è invocato per la protezione degli animali e dei campi. Si parla di una Chiesa costruita intorno al 1650 a lui dedicata, nel tempo andata in rovina, quel che resta è una piccola edicola votiva.
Anche quest’anno, a dare inizio ai festeggiamenti sono stati lo sparo di alborate e il rullo di tamburi di un gruppo di “tammurinara” di Racalmuto (AG). Nel corso della mattinata si è svolta la sfilata per le vie cittadine degli animali che sono stati benedetti dal vicario cooperatore don Ignazio Carrubba, insieme alla “pruvenna” (misto di fave, ceci ecc. che vengono dati in cibo agli animali) sul sagrato della Chiesa Madre dopo la Celebrazione Eucaristica delle 11.30. Nel pomeriggio dopo la solenne Celebrazione Eucaristica officiata dal parroco Don Enzo Genova, si è svolta la processione dell’artistico simulacro del Santo che giunto all’edicola votiva di largo Sant’Antonio ha fatto una lunga sosta per assistere alla tradizionale accensione della “vampa di Sant’Antonio”. A concludere i festeggiamenti sono stati gli spettacolari giochi d’artificio eseguiti dalla ditta Picone di S. Stefano Quisquina (AG) in Piazza Crispi, al rientro del Santo nella Chiesa Madre. Dell’organizzazione della festa si sono interessati: Salvatore D’Anna, Calogero Di Carlo, Giuseppe Giuliano, Rosario Ferrante, Luigi Calogero Mazzara, Vincenzo Messina e Calogero Termini.

Giuseppe Favata


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