Memorie d’Africa


Memorie d’Africa
(1.1.1936 – 4.10.1946)
di Giuseppe Scannella

Fra i tanti oggetti che impreziosiscono il Museo di Storia Locale di Campofranco, uno riveste particolare rilevanza non solo perché è l’opera di uno dei figli più eccezionali cui la cittadina ha dato i natali, ma specialmente perché ne rivela anche interessanti testimonianze sulla storia, la viabilità, i collegamenti, gli usi, i costumi locali e tutto ciò che fa cultura di circa un secolo fa: il libro “Memorie d’Africa” del compianto Giuseppe Scannella. E’ un libro storico-autobiografico di circa 325 pagine, suddiviso in tre parti per un totale di 42 capitoli, 70 foto, ed una diecina di cartine geografiche (I - Spedizione militare in Africa: dal 1/1/1936 al 30/1/1937; II - Residenza in Etiopia: dal 30/1/1937 al Giugno 1941; III - Prigionia e rimpatrio in Italia: dal Giugno 1941 al 4/10/1946); scritto di proprio pugno da Giuseppe Scannella, all’età di circa 80 anni, e trascritto per la stampa e pubblicazione dal figlio Vincenzo nell’anno 1997.
Giuseppe Scannella è senza alcun dubbio uno dei più illustri e geniali figli di Campofranco. La sua fu una personalità poliedrica che, all’encomiabile correttezza e alla profonda umanità e dedizione verso i bisognosi, associò un elevato e costante spirito di religiosità (fu anche Ministro straordinario presso la Chiesa Madre di Campofranco) nonché una variegata e multiforme attività: scalpellino; calzolaio; sarto; barbiere; orologiaio; pittore; scrittore; poeta.
Inoltre, le sue eccezionali doti di terapeuta (infermiere presso l’Ospedale Militare di Bari e militare di sanità per oltre 10 anni), profuse per decenni al rientro dall’Africa, hanno fatto conoscere questa sperduta cittadina dell’entroterra siciliano non solo al di fuori dei confini provinciali ed isolani, ma anche in diversi Paesi d’Europa e in alcune nazioni lontane.
Il continente africano ha sempre richiamato l’attenzione e l’interesse non solo di esploratori e conquistatori ma anche di tutti coloro che in questo caldo e vasto territorio vedono una appassionante varietà di popoli e vicende. Le descrizioni colorite e meticolose di 11 anni d’Etiopia, mettono in luce le doti di scrittore e di protagonista dell’autore. Nato l’11/11/1910 a Campofranco (CL), è il quinto di 11 figli di mamma Ninfa Lo Piparo e papà Vincenzo : laboriosa casalinga lei, rinomato muratore lui . Ancora fanciullo dimostra le sue capacità di grande e valido lavoratore, impegnandosi in mille attività al fine di aiutare la numerosa famiglia a sbarcare il lunario.
Il servizio militare svolto presso l’Ospedale Militare di Bari lo battezza Soldato di Sanità, mentre le mire colonialiste del Regno lo “invitano“ ad affrontare nella lontana Africa un’avventura durata oltre 11 anni . Questa avventura, ricca di risvolti ora drammatici, ora romantici, ora lieti, ora dolorosi, segna profondamente la sua vita al punto tale che, dopo 50 anni dai fatti, nella tranquillità del periodo senile, diventa oggetto di una fedele e puntuale descrizione . La narrazione scorrevole e puntigliosa dei fatti, la fedeltà storica degli avvenimenti e la ricchezza dei particolari, fanno di queste Memorie d’Africa un’interessante e piacevole lettura .
Pur essendo stata depositata a suo tempo copia del libro sia presso la Biblioteca Comunale di Campofranco sia presso quella di Sutera per permetterne la libera consultazione a chi lo volesse, tuttavia negli ultimi tempi si sono registrate molte richieste di informazioni con sollecitazioni ad effettuarne un’eventuale pubblicazione.
Le pochissime originali copie effettuate ad uso esclusivo dei famigliari, parenti ed amici più stretti dell’autore, non hanno consentito una divulgazione più ampia; oggi sollecitato in tal senso il figlio Vincenzo, in qualità di esecutore materiale del testo e interessato a onorare un sì valente genitore, “La Voce di Campofranco” si propone di pubblicarlo a puntate, nella certezza che vengano lette con particolare interesse, così come dimostrano i sotto riportati giudizi di alcuni importanti personalità di cultura, di storia e di fotografia.
E’ altresì utile premettere che l’intervento del figlio è stato necessario non tanto per decifrare una scrittura non più lineare e ferma dell’ottantenne padre, quanto specialmente per renderne scorrevole la lettura da parte di chicchessia e meglio spiegata in talune informazioni di carattere etnico-geografico, attenendosi però costantemente e puntualissimamente a quanto descritto dal genitore. Delucidante al riguardo può essere la copia di una pagina originale qui acclusa, dalla quale si evince la scarsa attenzione posta nella scelta della carta da scrivere (pagine di un comune diario).
Al fine di rendere ancor più omaggio, qualora ce ne fosse bisogno, al compianto Giuseppe Scannella (morto il 18/11/1999), si riportano qui di seguito alcuni lusinghieri giudizi sull’opera in oggetto, dettati solo da spontaneità e desiderio di esprimere i propri sentimenti.

1) “Gent. Sig. Scannella Giuseppe,
Nel ringraziare per il dono del libro Memorie d’Africa in favore di questa Biblioteca Comunale, esprimo vive congratulazioni per la stesura della predetta opera contenente alti profili sociali ed umani che valorizzano la Sua Persona come figura di UOMO e DEGNO CITTADINO DI CAMPOFRANCO” Cordiali saluti
Campofranco, 21/7/1997
Il Commissario Straordinario
Dott. Calogero Ricciardo
(Lettera di ringraziamento del Comune, protocollata col N° 5209)

2) “Gent. Prof. V.zo Scannella,
ho avuto il libro di memorie di suo Padre. Dire che l’ho letto è una bugia. L’ho divorato. Visto che il testo è stato soltanto rivisto dal punto di vista grammaticale, suo Padre è un autentico narratore, preciso, efficace, avvincente. A volte, picaresco. Ho perciò deciso di pubblicarne due lunghi capitoli … sulla rivista Studi Piacentini…… Uno straordinario Padre, complimenti! Alcuni brani sono veramente indimenticabili: le cure alla lebbrosa, il battesimo ai bimbi morenti, la scimmiotta devastatrice, ecc. ecc..
Ma anche il resto del libro è avvincente. Stupenda quella ricerca della ragazza da sposare! Il tutto mi fa pensare che il microcosmo del villaggio di un tempo era estremamente vivo e vivibile. Il cosiddetto progresso ha distrutto tutto, e non solo in Sicilia.
Ho trascorso un paio di ore felici leggendo le Memorie d’Africa. Grazie”
Torino, 8/2/1998
Prof. Angelo Del Boca
(Uno dei due più grandi storiografi attuali d’Italia; prof. Ordinario di Storia all’Univers. di Torino; Direttore dell’Ist. Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Piacenza; autore di numerose opere di storia italiana. Fedele alla promessa, il prof. Del Boca ha fatto pubblicare ben quattro capitoli, dall’VIII all’XI, sul n° 26/1999 della rivista Studi Piacentini).

3) “Caro Enzo,
ti restituisco il diario storico, Memorie d’Africa, di tuo papà….…L’ho usato e letto con molta attenzione e mi sono trovato arricchito più che se avessi letto cento manuali di storia. Ti dirò ancor più di presenza…Ti abbraccio”
Bergamo, 8/9/2000
Prof. Pasquale Locatelli
(Professore di Italiano e Storia presso l’Ist. Tecn. Ind. St. “Paleòcapa” di Bergamo)

4) “Carissimi,
nel ringraziarvi per le Memorie d’Africa che mi avete fatto avere, mi complimento per l’opera veramente eccezionale, interessante e, ancor più, avvincente, al punto tale che ho deciso di leggerlo molto lentamente sia per gustarlo meglio che per allungarne artificiosamente il piacere della lettura. Bravi entrambi gli scrittori, mi riprometto di congratularmi ancora quando sarò di presenza. Cordiali saluti”
Ostia (Roma), 22/7/1998
Ins. Gaspare Pitanza
(Insegnante Elementare, cultore appassionato di storia, arte e fotografia)

5) “Carissima Scannella,
La lettura di questo libro, con i valori semplici e necessari della vita, espressi nel contenuto, mi ha dato serenità.
Grazie signora Ninfa.
Milano, 13/6/1998
Geom. Stanislao La Selva
(Cavaliere della Repubblica)

PRESENTAZIONE

Questa è la cronistoria dell' forzata di uno dei tanti italiani che, in un periodo triste della vita del nostro Paese, partì volontario per partecipare ad un progetto prevedibilmente fallimentare sia dal punto di vista politico che umanitario .
Colonizzare un territorio lontano, povero ma fiero delle proprie tradizioni, come quello dell' Africa Orientale, con la falsa motivazione di portarvi la civiltà, era soltanto un modo come un altro per permettere al governo di Mussolini di vantare mire e capacità espansionistiche e permettere a milioni di Italiani una vita più agiata; il tutto sulla pelle di popolazioni di per sé più povere delle nostre . Comunque, la fiducia nei governanti, il coraggio e l'intraprendenza di tutti quei soldati che affrontarono la Campagna di conquista di un immenso territorio come Somalia, Etiopia ed Eritrea, permisero a molti italiani dopo gli eventi bellici di fare fortuna, instaurando ivi residenza ed attività redditizie di tutto rispetto .
La prevedibile perdita della guerra, però, creò più disagi di quanti non ne avesse creato la stessa spedizione bellica, visto che dopo poco tempo gli uomini furono trascinati dagli Inglesi nei vari campi di concentramento in qualità di prigionieri di guerra, mentre le donne assieme ai bambini ed ai malati dovettero contro la loro volontà affrontare disagi e sofferenze d'ogni genere prima di poter rimpatriare in Italia .
In queste "Memorie d'Africa", ogni particolare di questa vicenda viene messo in risalto dalla memoria ferrea di un soldato siciliano - GIUSEPPE SCANNELLA
- che, a distanza di ben 50 anni dai fatti, ne descrive ogni aspetto con una precisione storica e dovizia di dettagli veramente eccezionali .
L'opera è stata scritta a mano su due comuni agende del 1987 e del 1988, durante tali periodi , all'età di circa 80 anni , con una grafìa non sempre ben decifrabile, come naturalmente ci si attende da una persona che aveva frequentato corsi serali di scrittura e lettura istituiti dal parroco della propria cittadina durante gli anni della 1a Guerra Mondiale, onde sopperire al diffuso analfabetismo di questo piccolo centro dell'entroterra siciliano . Spetta al figlio Vincenzo l'idea di dare un aspetto decoroso e divulgativo ad uno scritto che, per i vari aspetti e caratteristiche, è decisamente interessante sia dal punto di vista storico e geografico che sotto il profilo umanitario. A distanza di circa 10 anni, egli finalmente cerca di onorare il desiderio del padre ricorrendo ad un lavoro di revisione, sistematizzazione e riscrittura dei manoscritti originali, attenendosi, però, fedelissimamente a tutto quanto il padre descrive, dopo aver verificato la veridicità delle affermazioni non solo dal punto di vista descrittivo ma specialmente da quello storico .
Tuttavia, al fine di comprendere meglio la collocazione degli avvenimenti descritti nel territorio e nella realtà etnica della Regione, è stato necessario ricorrere a qualche descrizione supplementare senza ovviamente alterare assolutamente l'autenticità dell'intera opera .
Affinché, infine, si possa avere una visione completa sia della cronistoria che della personalità dello scrittore, è utile sottolinearne le caratteristiche più salienti :

1) - Fedeltà di trascrizione
Secondo quanto già precisato, i manoscritti originali hanno subìto sostanzialmente una revisione dal punto di vista lessico-grammaticale con qualche modestissima aggiunta di carattere etnico-geografico; tutti i particolari, invece, e tutte le date ed i riferimenti storici sono fedelissimi a quanto scritto dall'autore e, quel che più meraviglia, fedelissimamente coincidenti con le risultanze documentali ufficiali .

2) - Importanza storica
La perfetta rispondenza delle date e dei luoghi riferiti, pone queste Memorie tra i documenti descrittivi più credibili di quel periodo e tra le opere più pregevoli ed interessanti che siano state mai realizzate, in quanto gli scritti analoghi in circolazione presentano ora aspetti romanzati, ora descrizioni aventi carattere più turistico che personalizzato, ora affermazioni spesso travisanti la realtà del momento a causa dell'appartenenza degli autori ad una particolare tendenza politica.

3) - Religiosità
L'esser cresciuto fin da ragazzo sotto la guida educativa di un bravo e dinamico Sacerdote del proprio paese - Don Pio Sorce - e l'aver compiuto il servizio militare di leva come soldato di Sanità presso l'Ospedale di Bari sotto la guida delle Suore della S. Vincenzo (in particolare di Suor Gabriella Capasso), avevano favorito in lui lo sviluppo di un forte sentimento religioso . Per tal motivo l'opera si presenta pervasa dalla fede in Dio, da una intensa devozione alla Madonna e da una continua rispondenza agli insegnamenti della religione cattolica .

4) - Prodigalità
Per i suddetti motivi e per un carattere formatosi fin dall'infanzia, l'autore mostra sempre sentimenti di altruismo; essi sono evidenziati in una serie interminabile di momenti in cui egli, pur potendo pensare solo a sé stesso ed a salvare la propria pelle, tuttavia cerca sempre di aiutare innanzi tutto il suo prossimo .

5) - Coraggio
Lo spirito religioso ed altruista portava altresì il protagonista ad essere anche coraggioso e temerario, forse fino all'incoscienza . Egli infatti non solo partì "volontario" per un Continente lontano di cui tanto si parlava a fosche tinte, ma davanti a tutte le vicende descritte sia durante le battaglie che in tempi di tranquillità mostrava una tempra ed un coraggio sì forti da non trovare confronti.
In particolare, fa venire i brividi conoscere i suoi comportamenti durante i terribili momenti in cui infuriavano le battaglie ; ovvero sapere che solo lui osò curare senza esitazione la lebbra di una indigena ; ovvero ancora notare con quale fierezza e decisione affrontava situazioni e personaggi molto più grandi di lui !

6) - Intraprendenza e capacità
Pur avendo svolto nell'adolescenza un mestiere ripetitivo, pesante e per certi versi anche umile - lo scalpellino - il carattere aperto, temerario, versatile e desideroso di traguardi sempre più elevati, hanno portato l'autore ad intraprendere attività sempre più difficili, delicate ed interessanti . L'opera evidenzia così una lunga serie di attività e professioni , alcune delle quali improvvisate ma tutte espletate con eccezionale capacità, tipica degli ingegni più elevati: infermiere, sarto, muratore, progettista, orologiaio, fotografo, pittore, scultore, ecc...! Da non dimenticare che in futuro altre ne aggiungerà ad un sì invidiabile "carnet ".

7) - Spirito di osservazione e Memoria
Gli avvenimenti descritti fin nei minimi dettagli ed i riferimenti puntuali di date, luoghi e personaggi, evidenziano innanzi tutto un grande spirito di osservazione: egli nell'istante in cui vive un momento od osserva qualcosa, ne scolpisce immediatamente contorni e particolari nel proprio cervello .
Egli in pratica non racconta, ma descrive ogni luogo e fatto con ogni particolare; egli ancora non ricorda, ma colloca ogni fatto nel suo esatto momento indicando data ed ora con una precisione cronometrica; egli insomma fotografa realtà e personaggi, dipingendone gli aspetti più rilevanti. Queste prerogative trovano altresì supporto in una potentissima memoria di ferro, che, a distanza di oltre 50 anni, gli permette di definire particolari, collocare date, descrivere personaggi.

8) - Introversione
Se le suddette caratteristiche emergono con chiarezza, una in particolare non risulta abbastanza evidente: il carattere introverso.
Ai famigliari del protagonista certamente non è mai sfuggita la riottosità al dialogo aperto, la scarsa loquacità verbale, la difficile esternazione dei sentimenti : aspetti che mal si conciliano con l'eccesivo desiderio di descrivere avvenimenti, date e particolari. Egli trova più semplice aprirsi attraverso la penna che non con le parole e gli atteggiamenti; aspirazioni, segreti, pene, dolori, speranze, e quanto di più legittimo alberga nell'animo umano, vengono da lui affidati alla penna, scoprendo in tal modo una personalità decisamente introversa .
In conclusione, questa è un'opera che merita d'esser letta ed apprezzata oltre che per i suddetti motivi anche per il semplice fatto che rappresenta un interessante e fedele spaccato della biografia di migliaia e migliaia d'Italiani dell'epoca.
Il sottoscritto, in qualità di figlio e di partecipe inconsapevole di parte delle vicende descritte, ne ammira tutti i vari aspetti; inoltre, fiero di un tal padre, lo ringrazia per l'opportunità offertagli da tanti interessanti ricordi.
L’opera, che ha come sottotitolo VITA VISSUTA IN AFRICA ORIENTALE ITALIANA è suddivisa in tre parti: I - Spedizione militare in Africa: dall’1.1.1936 al 30.1.1937; II - Residenza in Etiopia: dal 30.1.1937 al Giugno 1941; III - Prigionia e rimpatrio in Italia: dal Giugno 1941 al 4.10.1946

DEDICA
Ai cari papà e mamma
con affetto e riconoscenza
il figlio Vincenzo
Bergamo, 1° maggio 1997

CAP. I
CHIAMATA ALLE ARMI PER L'A.O. I.

La sera del 13 Settembre 1935 alle ore 19.00 mi trovo a giocare a dama in compagnia di amici nel circolo dell' Azione Cattolica; è, questo, l'unico ambiente ricreativo offerto da un piccolo paese come quello che mi ha dato i natali: Campofranco, in provincia di Caltanissetta; esso ha sede nella sacrestia della chiesa Madonna dell'Itria in piazza Crispi .
Sul più bello si presenta il postino, < lu zi Caluzzu Restivu lu scarparu> (il sig. Calogero Restivo il calzolaio), che mi chiama fuori dal locale per consegnarmi la cartolina di richiamo alle armi.
Con essa mi si ordina di presentarmi l'indomani all'Ospedale di Corso Calatafimi a Palermo presso la 12a Compagnia di Sanità, visto che durante il servizio militare svolto a Bari dal 1931 al 1933 ero stato assegnato al reparto Sanità della 9a Compagnia. Ricevuta la notizia ci salutiamo e rientro per parlarne di nascosto al mio più caro amico, Giuseppe Infanti , con il quale sono in rapporti talmente stretti che a dividerci è solo il sonno della notte.
Mentre gli riferisco la notizia qualcuno ascolta il nostro dialogo ed interviene chiedendo delucidazioni in merito, per cui sono costretto a mostrare a tutti quanti la cartolina.
Gli amici allora chiedono incuriositi se io ho fatto apposita domanda e alla mia risposta negativa si meravigliano del fatto che il richiamo sia pervenuto solo a me.
Io più stupìto di loro rispondo di non saperlo e , dopo esserci salutati , esco con l'amico Giuseppe per andare a salutare la sua mamma (Maria), una seconda madre per me.
Passo quindi a salutare anche i miei parenti, dopo di che rientro a casa mia dove trovo i miei genitori già a letto; mio padre Vincenzo però subito mi domanda : “ Come mai rincasi così tardi ? “ .
Inizialmente non voglio dirgli niente ma dopo ripetute insistenze sono costretto a raccontargli tutto: “ Questa sera il postino mi ha recapitato la cartolina di richiamo alle armi che mi ordina di presentarmi domattina alle 8.00 all'ospedale militare di Palermo. Siccome ho dovuto salutare parenti e amici, ho fatto tardi” .
Avendo udito questo, mia madre si alza di scatto e, dopo le prime espressioni di disappunto e preoccupazione, incomincia a darsi da fare per prepararmi qualche indumento necessario durante la lontananza.
Mentre si effettuano i preparativi, la mezzanotte giunge velocemente e così andiamo tutti a letto. Passo queste poche ore insonni a meditare su questa improvvisa partenza e prima ancora che me ne accorga giunge l'ora di alzarmi: 03,30. Mi alzo alquanto ansioso, e dopo essermi lavato, vestito, mi appresto a salutare e confortare i miei genitori in pena per me; poi, mentre mi allontano dalla casa, rivolgo indietro un ultimo sguardo di rimpianto per aver lasciato la casa e la famiglia.
Lungo il percorso verso la stazione ferroviaria di Sutera (ancora non esiste alcuna strada di comunicazione per la stazione di Campofranco), mille pensieri si susseguono nella mia mente e non mi accorgo neanche d'aver superato di poco il bivio per Sutera in contrada "Coniglia"; proprio in quel punto, dalla strada rotabile si diparte un sentiero in forte discesa che permette di raggiungere la stazione in breve tempo.
La notte serena ma senza luna mi obbliga a utilizzare la lampada tascabile che ho pensato di portarmi. Prima di cominciare a scendere dirigo il fascio di luce sulla pista per valutare la difficoltà della discesa a causa della presenza di pietre e fango, per cui non notando particolari difficoltà scelgo tale scorciatoia.
Terminata la discesa riprendo con passo veloce la strada principale lasciata in cima e dopo circa cinque minuti di cammino giungo alla stazione. Qui mentre, ansimante per la corsa fatta per arrivare in tempo, sto facendo il biglietto, si sente il fischio del treno che arriva; lo prendo quasi al volo e non faccio nemmeno in tempo a prendere posto in terza classe che il treno riparte alle ore 4,05, sbuffando ed emettendo fumi come fosse un grosso bisonte.
Mi accomodo dunque su quegli scomodissimi sedili di legno, ho appena il tempo di guardarmi intorno che passa il controllore; questi verifica che tutto sia in regola e mi avvisa che il treno sarebbe arrivato a Palermo verso le 8.00 .
Il viaggio risulta più veloce di quanto non pensassi in quanto mi addormento ; giunto a Palermo, non appena scendo dal treno incontro un sergente che suppongo appartenga alla Sanità per il fatto che la tipica fascia con la croce rossa cinge il suo braccio destro. Lo saluto e gli domando se appartiene alla Sanità e più precisamente alla 12a compagnia. Alla sua risposta affermativa, io gli mostro la mia cartolina di richiamo; egli la controlla e subito mi fa accompagnare da un soldato fuori dalla stazione dove mi attende un camion con altri soldati. A camion completo, partiamo per l' ospedale militare della città.
La struttura Sanitaria, ubicata in fondo al Corso Calatafimi, è costituita da un grande complesso quadrangolare di cui una parte forma la caserma dell' esercito e l'altra l'Ospedale Militare , con un ampio spiazzale interno. Dopo che una guardia apre il portone d' ingresso, entriamo.
Il camion si ferma, proprio in mezzo allo spiazzale, ci ordinano di scendere e di attendere ordini.
Poco dopo giunge un sottufficiale che, dopo averci condotto ai magazzini per prelevare gli indumenti coloniali, ci porta in un grande salone al secondo piano della caserma dove altri coscritti ci attendono. L'ambiente è una sorta di alloggio costituito da giacigli di paglia sui quali dormire.
Rimango stupito alla vista di quanto mi si presenta : chi seduto sui davanzali delle finestre e chi per terra, chi sdraiato a dormire e chi ancora in piedi alla ricerca di un posto. Finalmente, dopo essermi accomodato vicino ad una finestra, inizio a conversare col mio vicino di posto, un certo DI VITA, proveniente da Vallo della Lucania (SA).
Dopo esserci presentati, a causa della stanchezza dovuta alla mancanza di sonno, ci assopiamo subito ma dopo appena un paio di ore il sonno viene bruscamente interrotto dal suono della tromba che invita all' adunata. Alle 14.00 in punto tutti quanti veniamo schierati sullo spiazzale ed un capitano medico fa l'appello dei richiamati alle armi: 350 in tutto, tra soldati semplici, sottufficiali e ufficiali.
Al termine, il colonnello comandante della compagnia comunica con tono solenne: < Voi partirete tutti per l'AFRICA ORIENTALE, ma con scaglioni diversi; se c'è qualcuno che vuol partire prima, alzi la mano> .
A questo annuncio ci facciamo avanti in circa 180, ma siccome il numero massimo di prescelti è 95, inizia la selezione. Dopo ripetute cernite si forma il gruppo di cui faccio parte anch'io.
Nell' attesa della partenza della prima spedizione, prevista tra quattro mesi, le mattinate vengono impiegate per fare esercitazioni relative al nostro prossimo compito in guerra, mentre al pomeriggio siamo liberi di entrare e uscire dalla caserma, con l'obbligo di non allontanarci troppo in quanto la chiamata potrebbe arrivare da un momento all'altro.


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