Campofranco, 22 maggio 2005
Si rinnova la devozione a Santa Rita da Cascia


Sempre più belli e partecipati i festeggiamenti che puntualmente il 22 maggio si celebrano a Campofranco, in onore di Santa Rita, ma soprattutto cresce e si rinnova la devozione ad una Santa molto amata nella Chiesa Cattolica.
La ricchezza di notizie e di scritti intorno alla Santa, non fanno che confermare la straordinaria popolarità di questa donna che condusse una vita di santità nella semplicità e nel sacrificio, anche se accompagnata in seguito da fenomeni mistici. Popolarità che si diffuse immediatamente dopo la sua morte per la straordinaria fama taumaturgica. Molti cristiani sono ricorsi e ricorrono tuttora alla sua intercessione per ottenere grazie dal Signore. Ma chi era Santa Rita? Nasce a Rocca Porena intorno al 1381 dagli anziani genitori Antonio Lotti e Amata Ferri, che piangevano per la loro condizione di sterilità, ma il Signore è grande e reale nei suoi doni! Le fu imposto il nome di Margherita diminutivo: Rita. Sin da piccola iniziarono a compiersi i primi prodigi, la sua bocca è un alveare, cinque api entrano ed escono dalla sua piccola bocca senza arrecare alcun danno. Rita che con ardore aspirava alla vita claustrale, per obbedienza agli anziani genitori è costretta a dire il suo “si” ad un giovane di belle qualità, ma di carattere focoso. Da questo matrimonio nascono due gemelli: Giangiacomo e Paolo Maria. Lo sposo, Paolo Mancini, con ogni probabilità partecipando ad una sommossa popolare, fu ucciso dalla parte avversaria. Preoccupata per la sorte dei figli, Rita ottenne dal Signore una morte innocente per i figli. Sorretta ancora una volta dalla sua fede e dalla sua costante preghiera, riuscì a riconciliare, la famiglia del marito con quella dell’uccisore e così ormai libera da ogni legame con il mondo, Rita poté realizzare il disegno divino su di lei, cioè condurre una vita religiosa nella comunità delle suore agostiniane.
Rita condusse una vita di profonda preghiera, innamorandosi di Cristo Crocifisso, tanto da chiedere ed ottenere il Venerdì Santo 1432 il dono della spina come segno visibile della partecipazione alla passione redentrice di Cristo, che portò per quindici anni, cioè fino alla morte avvenuta il 22 maggio 1447. Papa Clemente XII, il 13 agosto 1737 la proclamò Beata, mentre Leone XIII, il 24 maggio 1900, anno giubilare elevò la grande Santa di Cascia agli onori degli altari presentandola alla Chiesa come: “Gemma dell’Umbria” e “Santa degli impossibili”. Troviamo, quindi in Santa Rita, un vero modello di santità in ogni stato della sua vita. La donna della pace: fu una grande operatrice di pace, si interponeva in qualità di mediatrice e di consigliera tra le famiglie contrapposte, fungendo così da vera e propria “madre spirituale”.Nella società di allora vi erano grandi lotte tra guelfi e ghibellini. Rita cercò di spegnere gli odi e i rancori tra le famiglie, portando così il Vangelo di fraternità e di amore.
La donna di famiglia: Rita-famiglia, binomio inseparabile, prima di consacrarsi totalmente al Signore, Rita fu moglie e madre. Moglie paziente, madre tenera e premurosa, potremmo definirla l’emblema ideale della madre di famiglia, è la sposa “saggia e fedele”.
La donna del perdono: Rita fu l’esempio vivente della misericordia di Dio, perdonò sempre e comunque anche gli uccisori del marito. Non ci furono rancori e desideri di vendetta nel suo cuore, tanto che quando si accorse che i due figli Giangiacomo e Paolo Maria aspiravano ad essa, chiese incessantemente a Dio di chiamarli a se piuttosto che macchiarsi di tale colpa. La donna del servizio: pensiamo al soccorso che diede agli appestati della sua patria, donna di immensa sensibilità evangelica fu anche donna coraggiosa, tale da non aver paura di contrarre malattia. Come abbiamo potuto analizzare Rita ci è stata data da Dio come dono, come creatura da imitare, come santità da praticare, come amica e sorella che intercede sempre per noi.
Qual è quindi il messaggio che Rita vuole donarci a noi umanità del terzo millennio? Potremmo raggrupparlo in tre punti.
Il messaggio del perdono è prima di tutto un messaggio evangelico, basti pensare Gesù che dall’alto della Croce perdona i suoi crocifissori, il perdono è l’atto più diffide da vivere, ma indispensabile per ottenere al salvezza spirituale. Rita lo ha seguito ed ora vuole riproporlo a noi. Il messaggio della pace, desiderio innato nell’uomo come quello della felicità, tutti vogliono la pace. La pace è il primo annunzio di Dio, che scende sulla terra per prendere e unire a sé la natura umana:<< Pace in terra agli uomini che egli ama>>. La pace fu l’annunzio costante di Gesù dopo la risurrezione tutte le volte che apparve ai discepoli per confortarli e rassicurarli che Egli era veramente risorto. Il messaggio per noi è questo: portare la pace ovunque, nelle famiglie, nella società, ma come portarla se prima non vinciamo i rancori, risentimenti, gli odi? Rita ha visto nella sua carne questa lotta, ma sostenuta dalla grazia di Dio, che ha reso forte la sua libertà interiore, ha potuto riportare la pace e la serenità.
Il terzo messaggio è l’amore per l’umanità di Gesù, obiettivo principale su cui i grandi santi dell’ordine agostiniano fondarono la loro vita cioè sull’ Uomo-Dio. La via è proprio l’umanità di Gesù per essa c’è lo sentiamo vicino, è uno di noi, insieme a Lui possiamo andare verso il Padre, scoprendo così la sua divinità che è una sola cosa con il Padre.
Ma ritornando ai festeggiamenti, sono molti i fedeli della comunità di Campofranco che ogni anno si stringono attorno alla mensa eucaristica e all’altare della santa che emana il profumo delle rose, segno della sua soavità e santità. Non sono mancati i tradizionali quindici giovedì iniziati il 10 febbraio, in ricordo dei quindici anni che Santa Rita portò sulla fronte la stigmata della spina.
Venerdì 20, il gruppo dei ministranti e della pastorale dei ragazzi hanno presentato un musical che aveva come tema la Pasqua del Signore. Sabato 21, vigilia della festa, dopo il canto dei Solenni Vespri la pastorale giovanile della Parrocchia ha presentato una commedia dal titolo “Vita di sagrestia” che a messo in risalto la figura del tanto amato sacerdote Nazareno Falletta (1910-1998) che per molti anni è stato rettore della Chiesa di Santa Rita, promovendo e incoraggiando sempre più la devozione verso la Santa di Cascia.
Domenica 22, giorno della festa, lo sparo di alborate hanno dato inizio alle Celebrazioni Eucaristiche ad ogni ora seguite dalla benedizione delle rose.
Nel corso della mattinata a rallegrare il centro storico del paese è stato il raduno e la sfilata per le vie cittadine di macchine d’epoca curata dal “Club Auto Moto d’Epoca” sotto la guida del presidente Enzo Favata, cui va un doveroso grazie per la suggestiva iniziativa. A tutti i partecipanti, a fine manifestazione, sono state offerte artistiche coppe dal giornale La Voce di Campofranco. Nel pomeriggio invece, si è svolta la tradizionale processione del simulacro di Santa Rita per le vie cittadine e con il proseguimento fino al Villaggio Faina allietata dalle note del Complesso Bandistico “M. Saia” di Campofranco.
Giunti al Villaggio la Santa ha proseguito per l’annuale visita alle sedi di lavoro circostanti ad esso, dopo la Santa Messa nella Chiesa del Villaggio, a concludere la serata sono stati i giochi d’artificio e il rientro della Santa in paese con la tradizionale sfilata e benedizione delle macchine. In quanto componente del comitato vorrei elencare tutti colori che hanno collaborato alla buona riuscita della festa: Cannella Gianna, Costanzo Antonino, Di Carlo Vincenzo, Favata Michela, Favata Rosetta, Franco Anna, Giovino Vincenzo, Giuliano Giuseppe, Lipari Ersilia, Malta Massimo, Mazzara Nuccia, Modica Lucrezia, Palumbo Rosalia, Restivo Anna Maria, Restivo Ermelinda, Sciarratta Maria Pia, Sciortino Giusy, Schifanella Vincenzo, Termini Calogero, Vicari Lisa, Vitellaro Maria, la famiglia Falletta con i devoti del Villaggio.
Che Santa Rita possa concederci dal Signore tutte le grazie e benedizioni per le nostre famiglie, ragazzi, giovani, ammalati, emigrati e per l’intera comunità di Campofranco.

Giuseppe Favata


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