Semi di senape
Pietro davanti alla Chiesa


Nel mese di aprile appena scorso abbiamo avvertito il passaggio storico da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI. A livello planetario, grazie ai media, è avvenuta una sorta di sospensione dell’agenda dei potenti, per seguire gli eventi della Chiesa cattolica. La festa dei santi apostoli Pietro e Paolo (29 giugno) rinnova ogni anno l’atto di affidarsi alle due colonne della Chiesa: con una differenza fondamentale. Pietro è stato l’apostolo che ha seguito Gesù in vita e da Lui Risorto ha ricevuto la solenne conferma di essere primo testimone e custode della fede per confermare poi a sua volta gi altri apostoli.
Paolo ha sì conosciuto Gesù glorioso, ma non durante i giorni della vita terrena; e la sua missione è stata di diffondere l’annuncio del Vangelo fra le Genti con più estesa energia e profondità di dottrina, ma sempre in unità con Pietro e il Collegio apostolico. Il pescatore di Galilea, pur incostante nella fede, ha vissuto comunque un passaggio dal rinnegamento di Gesù nazareno, durante le fasi del processo, alla professione della fede in Gesù vivo e risuscitato dai morti. (Atti degli apostoli, 2, 14ss.).
Ci possiamo chiedere: perché Gesù ha scelto Pietro e gli ha affidato un primato, quando altri apostoli si sono dimostrati più coraggiosi e finanche più ammirevoli? Forse che Giovanni, l’apostolo, presente ai piedi della croce, nel momento più difficile della persecuzione e della morte di Gesù, non era più degno di Pietro di ricevere il primato? La madre di Giovanni e Giacomo, l’apostolo che per primo muore martire, non aveva forse diritto di aspirare a ruoli di privilegio per i due figli, impetuosi e saldi, chiamati con un soprannome eloquente: boanerghes, che significa figli del tuono?
Del resto, chi ha ricevuto da Gesù l’ultima missione? solo Giovanni e Maria la Madre potrebbero vantare di essere stati saldi nella fede – così da salvare gli altri con la loro perseveranza. Ma non è questo il punto cruciale della tradizione della Chiesa. Crediamo – come si apprende dai Vangeli, dagli Atti degli apostoli e dagli scritti e dalle testimonianze storiche dell’antichità – che Pietro ha indubbiamente avuto un ruolo superiore agli altri; una principalitas, non di onore, ma a motivo della volontà di Gesù Cristo e della trasmissione della rivelazione, che proprio in Pietro e nei suoi successori, sussista la più alta responsabilità di fronte alla Chiesa universale; egli è capo e garante dell’unità.
È ciò che in ultimo ha insegnato a noi anche l’umile ascesa del cardinale Joseph Ratzinger al soglio di Pietro. Papa Benedetto XVI ha rimarcato in un discorso – e la tivù ci ha permesso di rilevare questo punto di forza del suo discorso – che trovarsi nella cattedra di Pietro non è questione di “più autorità”, ma di sequela “più a fondo” («Pasci le mie pecorelle» e «tu seguimi»). «Non si tratta qui di onori, bensì di servizio da svolgere con semplicità e disponibilità». (Discorso di papa Benedetto XVI, del 22 aprile 2005, durante la prima udienza al Collegio cardinalizio).
Nel dare inizio alla sua missione papa Benedetto XVI ha invocato l’aiuto di tutti: cardinali e vescovi; la preghiera di tutti: fedeli laici, ministri ordinati e religiosi; la cooperazione di tutti gli uomini di buona volontà: credenti e non, amici e “lontani”. Sin dall’antichità la responsabilità di Pietro di fronte alla Chiesa di Gesù Cristo è stata superiore alla missione ricevuta dagli altri apostoli: ricevendo lo Spirito di Gesù Risorto, la comunità degli apostoli ha dato inizio al tempo della Chiesa ed ha avuto in Pietro e nei suoi successori la prova e la testimonianza più alta dell’unità e della carità. Osserviamo i testi evangelici: si può cogliere attraverso l’analisi di Gv. 21, 15ss. che Gesù ha affidato a Pietro un ruolo e un servizio più esteso e più radicale di quelli affidati agli altri apostoli; perciò chiede: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di questi?». Pietro è qui chiamato con il suo patronimico, come a tornare all’origine dello stato naturale: sappiamo però che, durante la sequela, a Simone è stato già cambiato il nome, affinché Cefa/Pietro fosse colui su cui fondare la Chiesa.
E proprio a lui ancora Gesù Risorto, sul lago di Tiberiade, chiede se voglia amarlo sino in fondo, cioè sino ad offrire la sua vita in olocausto, lasciando in secondo piano l’onore che ha perso, dopo il rinnegamento, dinanzi agli altri: Simone è stabilito per essere sempre Pietro, se vorrà seguire il maestro nella vocazione suprema, recuperando per sé quanto Gesù aveva promesso già e dopo neppure gli è tolto: il primato della verità e dell’unità. Pietro tiene ciò che lo distingue e nello stesso tempo non può prendere ciò che distingue l’apostolo Giovanni: il primato della carità contemplativa. Pietro difatti non può sapere dell’ avvenire dell’apostolo prediletto.
Giovanni, fratello di Giacomo, non è vissuto e non vive più per sé, com’è già nella regola della sequela perfetta; se Giovanni ha ricevuto in consegna la Madre, Maria, questo l’ha impegnato più radicalmente ad accogliere il Verbo incarnato; Maria è la testimonianza della santità di Dio, è la piena di grazia, benedetta fra le donne. Gesù in croce l’ha affidata a Giovanni, quale madre della Chiesa. Del resto Gesù dice alla Madre: «donna, ecco tuo figlio» - e ciò richiama la biblica Donna-Regina per il popolo.
Non si ha l’esatto inverso per Giovanni d’essere configurato come il Re e Sposo di fronte a Maria, - perché il Re e Sposo dell’umanità redenta è sospeso in Croce. Nella nuova relazione di figliolanza («ecco la tua madre») Giovanni ha di fronte colei che è sempre Madre di grazia e virtù. (Gv. 19,25-27). In questo rapimento contemplativo e nel dono integrale di sé Giovanni è eletto, «finché Egli, - il Signore – venga»; a rapirlo tra fiamme di mistica gioia come è accaduto per il profeta Elia?
Nemmeno Maria, seppure degnissima di avere la missione più alta fra gli apostoli, ha ricevuto un qualche primato; no! perché Lei, Madre del divin Figlio, è sempre Colei che genera la Chiesa. Cos’altro si può aggiungere? Da Lei tutti imparano a vivere in oblazione e ad offrirsi, anche nel ministero ordinato, con umiltà.
Accanto a Giovanni c’era Maria: è stato reale e paradigmatico: è accaduto una volta e vale per sempre. Così pure di Pietro: è accaduto una volta di essere eletto da Gesù Cristo come primo fra gli apostoli e mai più è stata ritirata quella consegna da parte di Dio; così pure di Giovanni, è accaduto una volta di essere il prediletto e per sempre la sua missione è stata di offrirsi «finché Egli venga».

Don Salvatore Falzone


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