Campofranco, la festa di Sant’Antonio Abate


In tutta Italia ricorre il 17 gennaio, ma a Campofranco è stata festeggiata solennemente domenica 16 e costituisce ormai un consueto appuntamento con gli animali e con le tradizioni antiche ed i riti propiziatori legati al mondo contadino.
Sant’Antonio venerato per la fermezza della sua grande fede, grazie alla preghiera riuscì a sconfiggere le tentazioni del diavolo che continuamente lo insidiava presentandosi con sembianze sempre diverse.
Esisteva nella nostra cittadina una chiesa dedicata al “Padre dei Monaci” di cui si hanno notizie già nel XVII secolo che però è andata distrutta mentre nella chiesa Madre è custodita una bellissima statua che rappresenta il Santo anacoreta come un vecchio con la barba lunga vestito di un saio marrone, che tiene in una mano il libro della “Regola” e nell’altra il bastone a forma di T come la croce egiziana.
Il momento più importante domenica è stato rappresentato dalla solenne ed ormai tradizionale benedizione impartita da padre Salvatore davanti il sagrato della chiesa Madre ai numerosi animali presenti in piazza che hanno preso parte anche ad una sfilata percorrendo di buon mattino le vie principali del paese.
Legata ad antichi rituali propiziatori è la benedizione della “ pruvenna” costituita da sacchetti di fave, frumento ed orzo che veniva mischiata al resto delle sementi per assicurare un buon raccolto o per mantenere in buona salute gli animali, per proteggere questi ultimi era pure tradizione appendere nella mangiatoia l’immagine benedetta del Santo.
Conclusa la benedizione degli animali e della “pruvenna”, è stato fatto dono da La Voce di Campofranco di una medaglietta ricordo a coloro che avevano al seguito un animale.
Il comitato organizzatore formato da Salvatore D’Anna, Giuseppe Giuliano, Luigi Mazzara, Vincenzo Messina e Calogero Termini ha quindi provveduto a distribuire i “ vastuneddra e firri di cavaddru”, caratteristici biscotti a forma del bastone di Sant’Antonio e di ferro di cavallo prodotti da tutti i panificatori locali e commissionati in parte per devozione, concludendo così la mattinata che era stata aperta dallo sparo di bombe a dal rullo dei tamburi. Nel pomeriggio il complesso bandistico “M. Saia” dopo un giro per le strade del paese ha eseguito un concerto di marce sinfoniche fino alle 19, 30 quando la processione del simulacro si è mossa dalla chiesa Madre per giungere fino all’edicola votiva del Santo nel largo Sant’Antonio.
A causa delle cattive condizioni meteorologiche la processione si è conclusa anzitempo con dei magnifici giochi pirotecnici dopo aver percorso solo “mezza terra” poiché la pioggia insistente rischiava di rovinare la statua di carta pesta.

Totò D’Anna


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