Fino a vent’anni fa era tra le miniere di zolfo più produttive del mondo
La Cozzo Disi sarà trasformata in museo minerario


Forse siamo vicini ad una grande svolta sulle sorti della miniera di zolfo Cozzo Disi di Casteltermini e Campofranco. Entro poco più di due anni si avvia a diventare un museo. Sarà questo il futuro di una grande fonte di lavoro che, negli anni precedenti la sua chiusura, 1988, giunse ad occupare circa 700 persone, di cui 200 provenienti da Campofranco e 500 da Casteltermini.
Il progetto per il recupero e la valorizzazione del sito, che si estende per 34 ettari e con gallerie sotterranee
che giungono fino ad 800 metri di profondità, è stato illustrato in un interessante convegno organizzato dall’Amministrazione comunale di Campofranco, tenutosi nel salone della Biblioteca comunale, sabato sera 4 dicembre nella ricorrenza di Santa Barbara, patrona dei minatori. Tema del convegno “La miniera Cozzo Disi: ieri, oggi, domani”. Si appreso, così, che i primi due finanziamenti regionali, due miliardi delle vecchie lire, sono già stati spesi per i lavori di messa in sicurezza del circuito funzionale, per ripristinare le apparecchiature (ventola, cabina elettrica, ed altro) e prosciugare le gallerie che periodicamente si riempiono d’acqua. I prossimi lavori, finanziati dal governo Cuffaro e che inizieranno a gennaio 2005, serviranno a rendere visitabili ai turisti gli impianti di superficie. Si presume che non più tardi della fine del 2006 i luoghi della miniera possano essere aperti ai turisti. Al convegno hanno partecipato il sindaco di Campofranco ins. Francesco Di Giovanni, che ha dato il saluto ai convegnisti; il vicesindaco i.p. Rosario Nuara, promotore dell’iniziativa, ha svolto il ruolo di moderatore durante il convegno; l’ing. Michele Brescia del Distretto minerario di Caltanissetta, ha posto l’attenzione sull’immediato futuro della miniera; l’arch. Bernardo Agrò, responsabile dell’Unità operativa per i Beni Etno-Antropologici della Soprintendenza di Agrigento, ha illustrato il progetto del museo minerario presentando la miniera Cozzo Disi come espressione moderna di un bene etno-antropologico da proteggere e salvaguardare; l’arch. Alessandro Ferrara responsabile del Servizio 1° della Soprintendenza di Caltanissetta, si è soffermato sul recupero dei siti minerari. Ha concluso gli interventi forse uno dei più profondi conoscitori della Cozzo Disi l’avv. Sebastiano Infantino di Casteltermini, che nella miniera cominciò a lavorarvi fin dalla giovane età, seguendone da vicino la storia degli ultimi decenni.
Sebastiano Infantino ha tracciato un excursus storico partendo dalla nascita della miniera, che risale alla fine del 1700-primi del 1800. Un dato certo è il contenzioso sorto nel 1805 tra il Comune di Campofranco ed il Conte della Bastiglia, proprietario della miniera allora denominata Montelongo. La questione proseguì per decenni tanto che ne 1833 il sindaco don Giuseppe Sorce fu costretto a riunire il Decurionato (Organismo con funzioni simili a quelle del consiglio comunale attuale), in seduta straordinaria per discutere sui danni che procurava la lavorazione dello zolfo all’agricoltura ed agli stessi agricoltori delle campagne circostanti. Oggi, strana coincidenza, la storia si ripete con le proteste per la costruzione del termovalorizzatore-inceneritore a poca distanza dalla Cozzo Disi.
Infantino ha, poi, ricordato la Legge Regionale 34/1988 che “ha spento la luce della Cozzo Disi” e la L. R. 17/1991 che ha posto le condizioni per “riaccenderla”.

Vincenzo Nicastro


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