Campofranco
Quale sarà il futuro del laghetto del Villaggio Faina divenuto uno stagno e un deposito di rifiuti?


Mentre il livello dell’acqua del bacino artificiale dell’ex stabilimento della Montecatini continua ad abbassarsi inesorabilmente, al massimo rimangono un paio di metri nella zona centrale più alta, si cerca ancora di identificarne i proprietari e, quindi, i responsabili.
Il lago artificiale, che in passato era meta di appassionati pescatori situato a due chilometri da Campofranco e qualche centinaio di metri dal Villaggio Faina, dove abitano numerose famiglie, si presenta ormai come uno stagno poiché non è più alimentato dalle acque del vicino fiume Platani. Già due anni fa questo grande specchio d’acqua è stato teatro di una moria di pesci, allora centinaia di carpe, tinche ed anguille vennero a galla morte e si presentavano ammucchiate a pancia in aria e prive di squame in diverse zone del lago rendendo in pochi giorni l’area attorno maleodorante ed insalubre. La morte dei pesci fu allora attribuita dalle analisi svolte dall’Istituto di Igiene e Profilassi su un campione di acqua prelevato a distanza di due giorni, ad un batterio che colpisce la specie ittica e che si sviluppa specialmente in presenza di agenti chimici, per questa ragione l’Azienda Sanitaria si era proposta di monitorare costantemente l’acqua del lago.
Oggi si corre a distanza di anni, per altre ragioni e per la mancanza di un interlocutore, lo stesso rischio di carattere igienico e sanitario, infatti l’ulteriore abbassamento del livello dell’acqua potrebbe causare la morte dei pesci e trasformare il lago in un pantano.
“E’ un pericolo di carattere igienico e sanitario incombente che con l’ulteriore abbassamento del livello dell’acqua e la canicola di questi giorni potrebbe trasformare il bacino idrico in una bomba ecologica” afferma il presidente del consiglio Piero Scozzaro assieme al quale abbiamo visitato i luoghi che versano in condizioni di assoluto abbandono a cominciare dal vicino bosco da poco dato alle fiamme, per continuare con quelli che erano una volta gli alloggi del custode in completo stato di abbandono, per concludere con i locali dove si trovava l’impianto per attivare le pompe di drenaggio che rifornivano il lago prelevando l’acqua dal fiume, la cui porta è stata sfondata ed alcuni macchinari rubati. Il problema principale –aggiunge Scozzaro- consiste nell’individuare i proprietari o i gestori del lago affinché prendano le iniziative necessarie per scongiurare una catastrofe ambientale e prevenire sicuri problemi di carattere igienico e sanitario, fino ad oggi è stato un passamano di responsabilità e nessuno si è sentito in dovere di intervenire a cominciare dall’Italkali, dall’Ispea, dall’Ente Minerario e perfino la Regione”.

Totò D’Anna


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