Semi di senape
L’eredità dei santi


Qualche secolo prima dell’avvento di Gesù la fede e la pietà ebraica si è raffinata; guardando indietro i sapienti ammirano la fede e la condotta di vita di Abramo e dei suoi discendenti: i patriarchi (Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosé e Giosué…) rappresentano, secondo la riflessione dei libri sapienziali, l’eredità più preziosa fra le istituzioni d’Israele. Israele è il popolo di JHWH, ma non è la nazione esclusiva; è la prima, in mezzo ad altre genti.
Ora la tradizione giudaica appare come un patrimonio da amministrare; si è rovinato il glorioso regno di Davide e Salomone
e l’eredità dei patriarchi impegna il pio israelita sul piano della santità. Perfino alcune parabole di Gesù si inseriscono in questo clima storico e spirituale (vedi Lc 12,13-21.32-48). Da esse emerge il ritratto dell’uomo solerte, fedele servitore nella casa e amministratore sagace dei beni del padrone. Allorché il padrone di casa rientra dalle nozze, promuove a più alti uffici il servo obbediente e vigile. Ora in un senso allegorico proviamo ad attribuire ai giusti e ai sapienti le qualità di buoni amministratori della salvezza di Dio: docili alla sua azione e liberi da cupidigie personali. (La figura di san Giuseppe, discendente di Davide, è in tal senso l’esempio dell’uomo giusto e fedele e perciò è considerato nella tradizione cristiana l’ultimo dei patriarchi.)
Ci possiamo chiedere pure: a quali nozze ha partecipato il padrone di casa? forse, alle nozze del figlio primogenito? Si può azzardare che abbia impegnato per lui i suoi beni. L’eredità paterna richiama i beni più preziosi e, alla luce della parabola dei vignaioli (Mc 12, 1-12; Gv 15,1-8), la cosa più preziosa è senz’altro la vita del figlio. “Egli è l’erede – complottano i vignaioli perfidi – uccidiamolo! e la vigna sarà nostra”. Raccontando tale parabola, Gesù rivelava di essere il Messia - apice della tradizione dei beni di salvezza. Egli è davvero l’Erede, si può declinare, che non considera un patrimonio inalienabile la sua condizione divina (cfr. Fil. 2,6); egli offre al Padre la sua stessa vita in espiazione dei peccati degli uomini; egli che tutto ha ricevuto dal Padre, tutto concede, adempiendo così la missione. Nel mistero dell’incarnazione Maria è la creatura che riceve l’Erede e offre al mondo l’Erede; fra i giusti d’Israele, Maria è il picco più elevato, anzi “colmata di grazia” diviene Madre di Dio. I cristiani sono chiamati per vocazione a partecipare della santità divina per avere benedizione dall’alto ( 1Pt 3,9) e condividere l’eredità fra i santi (Ef 1,16ss).
Il padrone che è andato alle nozze del figlio, in piena notte, è forse una immagine di Dio che viene incontro agli uomini d’Israele; come la Pasqua, accade di notte e consente la liberazione dei figli; trasmette una eredità di numerosi beni che assicurano libertà e pace; e con promesse di vita e sicurezza è garantito il popolo eletto. Facendo eco al salmo 15, la condizione dei cristiani, nuovo Israele, s’avvera in luoghi ameni e la loro eredità è magnifica, vivendo in mezzo ai santi.


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