Semi di senape
La morte è stata trasfigurata da Cristo Gesù

Il tempo della Quaresima mette in luce il cammino penitenziale del popolo ebraico nell’AT e l’esperienza esodale di Gesù il quale subendo le tentazioni da parte del Demonio nel deserto ripercorre le tappe del suo popolo. La penitenza è un cammino proposto all’uomo per riconoscere la verità e la sua condizione di vita Ora è fondamentale riconoscere la verità quando se ne ha una ferma convinzione e certezza fino al punto di mettere a rischio la vita personale; così è accaduto agli apostoli che hanno annunciato il mistero di Cristo condannato, crocifisso e sepolto. Sfuggendo ai meccanismi psicosociali del capro espiatorio (basti leggere i discorsi e le testimonianze di san Pietro e gli altri per avvertire come l’opera di rimozione storica sia ricondotta al Sinedrio) gli apostoli hanno riferito con fermezza gli eventi della storia e della fede; essi non hanno più temuto di perdere la loro vita; sicché la loro personale condotta si è assimilata a quella di Cristo (in Atti degli apostoli 21,27 ss. si avverte come san Paolo si sia reso conforme alle tappe della Passione di Cristo).
La morte non è stata considerata più la fine da evitare, ma il passaggio verso la Gloria; si coglie un prolungamento di tale teologia della morte nell’Inno 52 di sant’Efrem il siro; Satana dice: “Tu, o morte, da Dio hai ricevuto la tua potenza / mentre io non ho alcuno che mi aiuti, quando induco al peccato”. La Morte replica: “Tu, o Maligno, come un vigliacco tendi insidie/ ma io come un Re uso il mio potere”.
Se qualcosa è mancato per tempo agli apostoli per conoscere il Risorto è stata una fede gioiosa; per loro occorreva che il Risorto fosse maestro di fede e amicizia per professare il Mistero, non già per Maria di cui possiamo affermare che sia stata Madre nella gioia: di lei i Vangeli non avvertono espressamente che abbia visto Gesù Risorto; ma, grazie ai testi eucologici, possiamo presumere che in lei il Mistero della gioia fosse già compiuto, poiché come dal suo grembo aveva preso la vita Gesù, così senza di lei non poteva sollevarsi dalle viscere della terra il Risorto. Ecco perché è annunziata la gioia come dono dello Spirito del Risorto ai primi credenti. In altre parole in tale mistero accade una trasfigurazione della morte. Come già era stato annunciato nell’episodio di gloria sul monte Tabor, così Cristo risorto trasfigura la Legge, i Profeti, i Salmi e gli Scritti che a Lui si riferiscono (Lc 24, i discepoli comprendono le Scritture). Per mezzo dello Spirito del Risorto la Legge in Mosé e la Profezia in Elia, sono trasfigurate nel mistero di gloria e bellezza divina. La morte di Cristo Gesù è stata anzitutto un dono per il Padre; una santa oblazione sul monte dell’umanità, a nome di tutti gli uomini, da parte di Colui che in tutto si è reso uguale alla condizione umana.
La tentazione e la prova del Demonio per il cristiano sono superabili in forza di questa perenne assicurazione di salvezza. Solo nella prospettiva di vivere la vita come dono, sull’esempio e in forza del sacrificio di Cristo, allora la morte non è più una sconfitta per l’umanità sfigurata, ma diventa segno di un’oblazione santa, gradita e splendida agli occhi di Dio (Salmo 39 e Lettera agli Ebrei, 10).

Don Salvatore Falzone


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