Semi di senape
La Gloria di Dio viene da Oriente

In occasione della festa di sant’Antonio abate è stato evocato il mistero della luce; un falò acceso per la sera ricorda che s’attende una rigenerazione della natura e la luce del nuovo giorno. Questo fatto non a caso è accaduto quando l’anno liturgico della Chiesa contempla il mistero della luce. Gesù Cristo è la luce nuova che viene da Oriente.
La luce è segno della Gloria di Dio che entra in Gerusalemme per la porta d’Oriente. Al cap. 24 il profeta Ezechiele già annunciava questo mistero: e Gesù Bambino è infatti Colui che per opera di san Giuseppe e di Maria Vergine entra a Gerusalemme nel giorno della Presentazione al Tempio. Gesù Cristo è la piena umanità unita, anzi sposata, alla piena divinità per consentire ad ogni uomo l’ingresso nella Città Santa: questo processo della grazia divina, in cui l’uomo è santificato, risplende nel Figlio di Dio che s’è incarnato nel seno della Vergine Maria.
L’umanità intera è il popolo che, a pieno diritto, entra nella sua dimora eterna; anzi la Gloria attende l’umanità; sono accorsi i pastori e i magi a fissare gli occhi nel Verbo di Dio reso visibile. “Noi vedemmo la sua Gloria – recita san Giovanni – Gloria come di Unigenito pieno di grazia e di verità”.
Il mistero della Gloria prosegue nel Battesimo di Gesù Cristo quando per opera del Padre è stata suscitata la missione del Figlio in mezzo al popolo d’Israele. Inizia così il tempo del Messia, Colui che è unto dal Padre con lo Spirito di Santità. Nella geografia della salvezza una delle prime tappe della missione pubblica di Gesù si svolge proprio a Nazareth, dov’egli era cresciuto. Nell’episodio della sinagoga Gesù svela di adempiere le Scritture; rivela di essere il Consacrato dell’Altissimo; in Lui agisce tutta la potenza del Padre, perché Gesù in persona è il Verbo di Dio Altissimo; la profezia si è riversata tutta nella manifestazione visibile e tangibile della Gloria.
Nel Figlio eterno di Dio ogni missione e vocazione umana è ricapitolata; nessun uomo più tema di accostarsi a Dio! Che siano le delicate mani dello scriba e sacerdote, autore di versi, come Isaia; che siano le mani macchiate di recenti delitti, come Paolo, persecutore dei cristiani; che siano le mani nodose e forti del pescatore Pietro… tutti attira a sé Colui che è venuto e vive in mezzo al suo popolo; nessuno tema di accostarsi al calice della salvezza. È un santo desiderio, suscitato da Dio stesso, affinché avvenga una reciproca unione dell’umanità in Dio e di Dio con l’umanità. Questo grande mistero è espresso nelle Scritture con il simbolo delle nozze; e non a caso l’episodio del prodigio compiuto da Gesù alle nozze di Cana è in funzione della Gloria che si manifesta ai discepoli che desiderano credere. Commentando il Cantico dei Cantici, san Bernardo Abate esclamava a proposito dell’anima unita come sposa al Verbo:“Tu, Dio, che abiti in lei, o Dio che Tu stesso sei in lei l’amore di Te, opera in modo che ami Te a partire da Te, o suo Amore; e che Tu stesso in lei, a partire da lei, Ti ami; e che muovendo da lei operi e ordini in lei tutte le cose, secondo Te”.
Volgiamo allora il nostro sguardo ad Oriente, là dove nasce il sole di giustizia e di pace.
Don Salvatore Falzone


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