CAMPOFRANCO, BREVE STORIA DEL SANTINO


E' difficile stabilire una data precisa per la nascita del santino. Già prima dell'invenzione della stampa (1454) erano diffusi fogli di carta con incisioni in legno (xilografia) con immagini della Madonna, di Cristo e di alcuni santi. Il santino, come noi lo intendiamo, si diffonde più tardi. Cronache della vita dei monasteri ci parlano di monache e frati che già tra il '400 e il '500 dipingevano piccole immagini sacre, generalmente più grandi dei santini classici, che venivano conservate principalmente nei libri di preghiera. E' nei monasteri che l'immaginetta, prodotta artigianalmente in esemplari unici, raggiunge risultati di impareggiabile qualità e bellezza, come i famosi canivets, prodotti prevalentemente nel '700, che attorno ad una parte centrale costituita da vere miniature presentano un minuto intaglio che imita il pizzo. Vi erano poi incisori-editori che producevano piccole immagini sacre incise su legno o a bulino su rame, che servivano sia per illustrare i libri di preghiere che per essere vendute singolarmente.
A partire dal '600 queste piccole immagini ebbero una notevole divulgazione; proibite nei paesi della riforma protestante, proliferano nei centri cattolici, soprattutto nelle Fiandre, dove i Gesuiti, consci dell'importanza dell'immagine nella catechesi, contribuirono a diffonderla.
La Chiesa cattolica per evitare gli abusi, diede disposizioni (Concilio di Trento 1563) dividendo immagini di devozione e di culto: le prime sono quelle che suscitano venerazione per se stesse; le seconde sono raccomandate per la loro capacità di narrare eventi miracolosi, storie, ecc. Queste ultime si diffusero in tutto il mondo.
Se possiamo datare la nascita della parola "santino" circa alla metà del '700, è però il XIX secolo che segna l'exploit dell'immaginetta sacra. Sofisticate tecniche di stampa a punzone, permettono di fabbricare santini con un supporto di pizzo traforato che, inizialmente, cerca di imitare nelle forme e nelle decorazioni il canivet, offrendolo al grande pubblico. Le immaginette hanno ormai raggiunto livelli industriali, ad esclusione di quelli manufatti dalle monache, e si presentano sempre più ricche di colori, cornici, ghirlande e dorature. Dalla seconda metà del secolo XIX recheranno ricami, fiori secchi e reliquie. Con la diffusione della fotografia, verso il 1870, viene inserita come immagine preziosa, una piccola foto, su un fondo preparato a stampa. Molte immagini di questo periodo avranno parti di foto o saranno costituite da fotografie di quadri e santuari.
Con la grande popolarità raggiunta nelle ultime decadi dell'800 e nelle prime del '900 dalla cromolitografia, i santini acquistano ulteriore diffusione fra gli strati popolari dei fedeli, essendo destinati anche a supplire l'impossibilità di leggere i sacri testi da parte di persone, nella maggioranza dei casi, prive di cultura. Concepite per insegnare, esse seguono una strada parallela a quella dell'insegnamento austero del catechismo. Benché diverse dalle delicate immaginette merlettate, aventi per destinatari i livelli sociali superiori, le immaginette cromolitografate della fine dell'800 sono dei capolavori dell'editoria religiosa popolare, perché, pur nella ripetitività dei clichès e delle punzonature, mettono in evidenza sia il lavoro accurato per la loro realizzazione, sia l'attenzione per il loro aspetto estetico. Lo stile Liberty influenza anche la grafica religiosa con la sua linea sinuosa, mobile, a spirale, con effetti estetici molto gradevoli.
Le immaginette continueranno ad essere considerate arte minima, di cui non fare menzione, benché, fino agli anni '20, ogni esemplare sarà comunque frutto del lavoro di pittori, seppur non di grandi pretese e sempre di oscura fama, impegnati dalle stamperie. Nel periodo fra le due guerre, la qualità del santino, in generale, peggiora: viene utilizzata una qualità di carta sempre più scadente e la qualità artistica decade per il sopravvento della fotolitografia a retino sulla cromolitografia.
Gli anni '30 vedranno un tipo di santino, in bianconero, stile fotografia, mentre negli anni '40 e '50 i santini continueranno ad essere gradevoli dal punto di vista artistico, per merito di alcune case editrici. Gli anni '60 segneranno la definitiva decadenza dell'immaginetta sacra così come era stata concepita. I santini, lungamente scartati perché non rappresentavano agli occhi degli esteti le qualità comunemente accordate alle opere d'arte, disprezzati, perché destinati alla propaganda e non ad una contemplazione elitaria, stanno tornando ad essere presi in considerazione in questi ultimi anni, principalmente dai collezionisti, ma anche come ricordo di eventi significativi (nascite, prime comunioni, anniversari di sacerdozio, ecc.), o di una visita ad un santuario.
L'immagine del santo ha lo scopo di insinuare nel fedele una disposizione, un atteggiamento di pietà, caratterizzato dall'amore, dall'umiltà, dalla confidenza e dal pentimento per aver sempre di fronte modelli di identificazione e un riferimento per la preghiera. Certamente le figure di santi estatici, la retorica traboccante di buoni sentimenti non corrispondono all'idea che oggi ci si può fare della pratica della fede: astrazione e purezza sono forse in grado di parlarci con maggiore convinzione del mistero di Dio; eppure bisogna pensare che le immaginette sono state e possono ancora essere un sostegno alla fede e un punto di partenza per la preghiera e per il rapporto personale con Dio.
Le immaginette hanno avuto anche il compito di mantenere il credente nella fede: statiche, eppure evocatrici, esse hanno sostenuto il ruolo di mediatrici della fede; ne sono state efficaci propagatrici.
Il santino ha interpretato l'evoluzione storica della chiesa e ne è un prezioso documento.

(Mara Andreotti
Opera Francescana della Carità)


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