Personaggi della Storia locale
Don Pio Sorce, educatore e iniziatore del culto di Santa Rita a Campofranco
Favorì la vocazione sacerdotale di don Nazareno Falletta e don Calogero Ferlisi


Tre motivi importanti costituiscono la causa della presenza di don Pio Sorce tra i personaggi da ricordare.
Essi si basano su: l'uomo, il sacerdote, il maestro.
Durante la sua vita terrena si è comportato da uomo veramente pio, innamorato e permeato dell'amore di Dio, che sapeva trasmettere al prossimo ed in special modo ai bambini ed agli adolescenti, con tanto garbo ed affabilità.
Era Pio di nome e si fatto. Pio, nome dato dalle devozione cristiana, nel significato di "ligio alla religione", ma anche nel senso di pietoso, rispettoso, amabile, devoto, affettuoso. Tutti questi requisiti elevati erano presenti nel suo animo. E, cercando qualche similitudine, si sa che pio era Enea, il "pius Eneas", che fuggendo dalla città di Troia ormai distrutta dai Greci, trasportò sulle spalle il padre Anchise, tenendo per mano il figlioletto Ascanio. Erano pii i "Tre casti agni", i giovani fratelli Alfio, Filadeffio e Cirino, divenuti santi in seguito al loro glorioso martirio. Ma, accanto al nome Pio venne aggiunto dai genitori quello di Nono, sicché si chiamò "Pio Nono". Nella storia dell'uomo, a volte il papà o la mamma o entrambi i genitori danno ai figli nomi di persone illustri, nel desiderio di avere dei discendenti importanti. Per es. Giulio Cesare, Giosuè Carducci, Giuseppe Garibaldi e, nel caso che ci interessa più da vicino, Pio Nono.
Essendo il piccolo Pio nato il 27 gennaio del 1848, il genitore, verosimilmente, è rimasto impressionato alla notizia che in quel mese, il Papa Pio IX aveva concesso nei suoi stati riforme liberali.
Molte persone amanti delle libertà, si erano riuniti in Mussomeli per manifestare i loro sentimenti, infuocati di amor patrio.
Lo storico di Villalba Giovanni Mulé Bertolo (1), che passa per storico di Caltanissetta, avendo in quella città prodotto numerosi libri ed avendo promosso tante iniziative socio culturali nella fase matura della sua esistenza, nella pubblicazione La Rivoluzione del 1848, ricorda con onore i nomi degli ardimentosi figli di Mussomeli: Carmelo, Alfonso e Salvatore Sorge di Giovanni, nobili possidenti; Salvatore Costanzo, architetto; Giovanni Barcellona, sacerdote e poeta; Antonino Tomasino, uomo colto; Giuseppe Giudici, eminente personaggio politico; Salvatore Mancuso, proprietario.
Ma questo motivo personale di aggiungere il secondo nome, che si suppone assai valido per il padre, non sarà ricordato.
Si parlerà solamente di Pio, che diventerà don Pio.
In qualità di sacerdote, il suo zelo non conosceva confini. Le sue prediche infuocate, ricche di contenuti e di citazioni bibliche e di episodi di vita dei santi, infuocavano l'animo dei credenti. Era un accorrere dei fedeli alle sue trattazioni religiose.
Il sacerdote colto, ricco di zelo e di amore per il prossimo, dotato di profonda cristiana umanità, si era distinto in Mussomeli ed in altri centri in qualità di eloquente predicatore.
La sua attività di maestro, tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento, segna delle tappe encomiabili, facendolo diventare un'esemplare figura di educatore.
La sua vera spiccata tendenza era, quindi, quella dell'educatore, che magistralmente svolge-va a scuola, in chiesa, in sacrestia, per le strade ed in qualsiasi posto.
Alla base del suo insegnamento c'era l'esempio quotidiano della vita coerente. Sapeva seminare nell'animo degli allievi l'amore per lo studio, la rettitudine nella vita, la serenità d'animo, lo stimolo per la conquista del sapere. Esternava la sua educazione, seguendo l'esempio di Gesù Cristo e di San Giovanni Bosco. Gesù che amava riunire intorno a sé i ragazzi per formarli con l'esempio palpitante e la coerenza della vita vissuta, al di fuori di qualsiasi inse-gnamento di natura verbale.
San Giovanni Bosco amava raccogliere ragazzi sbandati, soli, orfani, stradaiuoli per ricondurli, attraverso l'amore e la comprensione, alla buona strada. Con altre motivazioni. Maria Montessori sapeva trovare la chiave del cuore dei ragazzi per bene educarli. Andrea Manion non disdegnava l'uso di canzoni gitane pur di dare insegnamenti ai suoi allievi.
Era tale il carisma di don Pio Sorce da farlo eccellere nell'educazione ai fanciulli.
Nel 1885, su invito del Regio Provveditore di Caltanissetta Lizio Bruno, relaziona per le Conferenze pedagogiche volute dal Ministero per la Provincia di Caltanissetta, sul tema La Scuola unica.
La scuola unica rurale pluriclasse per legge è estesa ai comuni, la cui popolazione non supera i 1.200 abitanti.
Essa è divisa in tre sezioni e comprende bambini analfabeti, quelli che in qualche modo sanno leggere e scrivere, e quelli che da tre anni frequentano la scuola. Le tre classi di appartenenza sono: la 1a inferiore, 1a superiore e la 2a elementare. Grande successo ha riscosso la relazione, che venne pubblicata nel 1887 dall'Officio Tipografico Boccone del Povero di Palermo (2).
Tutti gli sforzi nella scuola erano mirati a debellare l'analfabetismo. Le leggi Casati e Coppino avevano dato risultati lievi, anche per mancanza di sanzioni nei riguardi degli inadempienti che restavano solamente nella carta. Nel 1905, padre Pio Sorce si trova a Campofranco, per impartire lezioni ai figli del comm. Gaetano Bongiorno, dal quale era stato chiamato.
In questo paese, oltre a svolgere le mansioni di insegnamento di terza classe, si prodigava nell'impartire lezioni di catechismo per i ragazzi e gli adolescenti e nell'accudire ai bisogni non solo spirituali dei cittadini (3).
A don Pio Sorce si deve l'introduzione in Campofranco del culto di Santa Rita da Cascia. A sue spese acquistò il quadro della Santa miracolosa per esporlo nella chiesa della Madonna dell'Itria.
Ritiratosi, nel 1923, a Mussomeli, per motivi di salute, continuò ad alimentare nel popolo la profonda devozione per Santa Rita, innalzata agli onori degli altari da Papa Leone XIII, nel 1900. Precedentemente, la devozione venne introdotta in Mussomeli, dagli Agostiniani. In qualità di profondo educatore, don Pio continuò a prodigare le sue premure all'educazione dei giovani nella chiesa di Santa Maria (4).
Molti giovani frequentavamo il convitto. Il sacerdote dava loro, a sue spese, cibo, asilo, in-segnamento.
Questo stato di cose, senza aiuti esterni, continuò fino al 1927, anno della scomparsa del maestro (5).
I suoi beni, compresa un'estensione di terreni in contrada Mandrigli, alla confluenza del fiume Cangioli con il torrente della Morte, proveniente da Sutera, vennero donati alla diocesi di Caltanissetta, con facoltà di essere amministrati dal rettore pro-tempore della chiesa di santa Maria.
Ma, il tempo e l'indifferenza dei cittadini di Mussomeli hanno quasi totalmente - con un velo di dimenticanza - coperto i tanti meriti della sua attiva ed edificante vita terrena. È scomparso il ricordo dell'uomo pio, è stato dimenticato lo zelo sacerdotale, è svanita la memoria della scuola di Santa Maria.
A Mussomeli, solamente un ritratto ad olio ricorda i tratti somatici e l'operato del benemerito sacerdote. La relativa didascalia, opera del parroco don Pasquale Mule, così si esprime:
Rev. D. Pio Sorce piissimo sacerdote appassionato educatore dei giovani destinò il suo vistoso patrimonio per l'educazione civile e religiosa dei figli del popolo di Mussomeli. Nato il 27 gennaio 1848 - deceduto il 23 aprile 1927.
Intanto, i cittadini di Campofranco, guidati da don Nazareno Falletta, continuatore delle attività religiose e sociali di don Pio Sorce, al quale lo stesso don Falletta deve l'essere diventato sacerdote (assieme con don Calogero Ferlisi), hanno intitolato nel 1986 un'associazione culturale a don Pio Sorce, dimostrandogli in modo tangibile la loro gratitudine.
Sia lode ai cittadini di Campofranco! Per noi mussomelesi diventa doveroso, dopo tanti ritardi accumulati, sapere indirizzare a noi stessi ed ai posteri le lodevoli virtù e gli immancabili meriti che don Pio Sorce ha saputo esprimere in seno alla società in cui visse.

Giacomo Cumbo

Note
1) Giovanni Mulé Bertolo La rivoluzione del 1848 e la provincia di Caltanissetta. Cronaca. Tipografia dell'Ospizio Prov. di Beneficenza. Caltanissetta, 1848. Pagg. 485-502.
2) La Scola unica relazione del sac. Pio Sorce, scritta in occasione delle Conferenze Pedagogiche Regionali della Provincia di Caltanissetta, ordinate dal Ministero della P.I. nel 1885.
3) Nel 1919, padre Pio Sorce fu sindaco revisore, assieme a don Giuseppe Vitellaro, della Cassa Rurale Cattolica di Campofranco. (A chiusura dell'anno scolastico 1922-23 don Pio Sorce firmò il registro scolastico con gli insegnanti Giovanna Maria Santapà e Salvatore Randazzo. N. d. R.)
4) I Gesuiti, dopo un decennio, avevano abbandonato, nel 1921, il "Piccolo Seminario" di Santa Maria. Mussomeli tornò ad essere privo di scuole superiori.
5) Morto padre Pio, Mussomeli rimase per lunghi anni senza scuole. Finalmente, dopo l'invasione anglo-americana, si apre un felice spiraglio. Padre Enrico Deodato della Compagnia di Gesù, nei locali del convento di Santa Maria, istituisce una scuola media ed un ginnasio privati.


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