Il seminatore

Vorrei intrattenermi brevemente sui vari modi di ascoltare. Mi servirò del brano del Vangelo al cap. 8 di Luca specificatamente alla parabola del seminatore. La prima cosa da considerare è che Gesù parla non ad un gruppo ristretto di persone, ma ad una grande folla, e lo fa prendendo lo spunto da una figura che tutti potevano conoscere: un contadino. Non tutti gli ascoltatori intendono il discorso allo stesso modo, questo dipende dalle disposizioni di ognuno. Andiamo alla parola del Vangelo:
"Il seminatore uscì a seminare la sua semente; e, mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; essa venne calpestata e gli uccelli del cielo la beccarono; una parte cadde sulla roccia; e appena nata, seccò, perché non aveva umore; un'altra parte cadde tra le spine; e le spine cresciute insieme, la soffocarono; il resto poi cadde su buon terreno e, cresciuto, fruttò il cento per uno". Detto questo, esclamò: " Chi ha orecchi da intendere, intenda". Innanzitutto, vorrei annotare alcune considerazioni.
Il seminatore è un uomo pieno di speranza e ottimismo, egli è certo che la semente troverà alla fine un buon terreno e che non si può scartare a priori dalle apparenze la capacita d'accoglienza del seme da parte del terreno. Perciò egli semina a piene mani spargendo il suo seme nella speranza che venga accolto e produca frutto. Può però capitare che spargendo in questo modo una buona quantità venga sparso inutilmente, senza
esito. Questo quadro di vita agricola è una parola di speranza di fronte all'apparente insuccesso della predicazione di Gesù e nello stesso tempo, per gli ascoltatori, un pressante invito a diventare terreno buono: " chi ha orecchi da intendere intenda". Dietro l'immagine che emerge dalla parabola dice Gesù è in gioco il destino di coloro che ascoltano. Questa parabola oggi e raccontata da Gesù per ogni uomo del nostro tempo, per tutti coloro che in vario modo vengono a contatto con la Parola di Dio e sono chiamati a diventare terreno fertile. Accostiamoci adesso alla spiegazione che Gesù da ai suoi discepoli e anche a noi della parabola.
Anche a noi viene rivolto l'invito ad avere orecchio per intendere. Gesù ai discepoli che gli chiedono che significato avesse questa parabola rispose: " A voi è concesso di conoscere i misteri del regno di Dio; ma agli altri se ne parla in parabole, affinché guardando, non vedano e, ascoltando non intendano". Essi chiedono una spiegazione della parabola e Gesù da una risposta sullo scopo e sull'intenzione generale delle parabole. L'ascolto della parola di Dio, cioè della rivelazione è accoglienza e adesione interiore, "conoscere" dice l'evangelista Luca. Questa conoscenza è dono di Dio, i discepoli hanno ricevuto questo dono, ma non basta la parola di Dio, il seme gettato con abbondanza e fiducia, bisogna che quanti l'ascoltano vi rispondano con le condizioni migliori. Adesso ascoltiamo la spiegazione di Gesù:
"Ecco che cosa significa la parabola: la semente è la parola di Dio. Quelli che sono lungo la strada, sono coloro che ascoltano, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dal loro cuore, affinché non credano e non siano salvati. Quelli poi sulla pietra sono coloro i quali, udita la parola la ricevono con gioia; ma non hanno radice, credono ma per breve tempo e al momento della tentazione si tirano indietro. Semente caduta tra le spine, sono coloro che hanno ascoltato, ma poi a poco a poco si lasciano soffocare dalle preoccupazioni, dalle ricchezze e dai piaceri della vita e non arrivano a maturità. Infine quella caduta in un buon terreno sono coloro, che avendo udita la parola con cuore buono e perfetto la conservano e portano frutto con la perseveranza".
E' d'obbligo di fronte a questa parola una pausa di riflessione per individuare a che genere di terreno rassomiglia il nostro cuore. Accanto a questi ascoltatori io metterei un altro genere che può capitare di essere: cioè coloro che ascoltano, ma la parola raggiunge solo l'orecchio e non sfiora per niente la loro mente né tanto meno il loro cuore perché sono distratti. Siamo superficiali nell'ascolto della parola di Dio, oppure persone che si sforzano di comprendere la Parola e conservarla nel cuore per farla fruttificare? La parola produce frutto quando riesce a cambiare il nostro comportamento nei confronti di Dio e nei confronti dei fratelli.
Conformarsi nei pensieri e nelle opere secondo le regole di vita che sono i Comandamenti. E' necessario prendere le distanze dal mondo con i suoi parametri di valutazione della morale. Essere discepoli di Cristo non è un optional ma un'esigenza di prima importanza se sta a cuore la salvezza dell'anima. Per essere terreno buono allora è necessario "accogliere e conservare" la Parola di Dio nel proprio cuore e produrre frutto abbondante al cento per uno.
Diac. Vincenzo Esposito


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